Egadi: la plastica del mare si trasforma in opera d'arte

Grazie al progetto Plastic, di AMP e comune delle Isole Egadi, la plastica raccolta nel mare verrà trasformata in opera d'arte da Pablo Dilet.

MILANO –Secondo i dati raccolti dall’ONU, ogni anno vengono riversati in mare oltre 8 milioni di tonnellate di plastica. Questa situazione non soltanto sta danneggiando i fondali marini e mettendo a rischio la vita della flora e della fauna che li popola ma sta minacciando anche la salute dell’uomo. Per accendere i riflettori su una tematica ambientale di così grande importanza, l’AMP e il Comune delle Isole Egadi hanno lanciato “Plastic, un progetto che, sotto il segno dell’arte contemporanea, “mette insieme sensibilizzazione e azione concreta”.

Da rifiuto a materia prima

Parte oggi 19 maggio il progetto che ha come obiettivo quello di ripulire dalla plastica proveniente dal mare  le spiagge di Levanzo, Favignana e Marettino. La plastica è il killer silenzioso dei nostri mari – ha affermato Stefano Donati, direttore dell'AMP –. Quando recuperiamo le tartarughe marine in difficoltà, presso il nostro Centro di Primo Soccorso a Favignana, portano sempre i segni dell'incontro drammatico con la plastica, avendone ingurgitata una grande quantità o restandone fisicamente imprigionate". La plastica che sarà raccolta verrà poi utilizzata da Pablo Dilet (pseudonimo artistico del giornalista Dario La Rosa) come materia prima per la creazione di un’opera d’arte contemporanea che invita a riflettere sull’importanza della raccolta differenziata e sulla tutela dell’ambiente. L’opera sarà poi esposta la prossima estate nelle tre isole dell’arcipelago.

Plastica ingabbiata

L’artista ha deciso di creare un’installazione dal forte impatto visivo e simbolico, un’opera in grado di ingabbiare, nel vero senso della parola, i rifiuti di plastica. Delle grandi lettere di metallo – che andranno a comporre la scritta Plastic – saranno riempite proprio con la plastica che inquina i nostri mari. “La plastica ha i colori della bellezza, ma nasconde i suoi veleni come la mela di Biancaneve – ha affermato Dilet – ecco allora il desiderio di ingabbiarla per mettere davanti agli osservatori dell’opera una delle principali cause della distruzione del nostro ambiente. Un gabbia che ha anche il valore della speranza, ovvero di tutte quelle azioni concrete che ciascuno di noi può fare per l’ambiente che ci circonda”.

di Alessandro Conte

19 maggio 2017

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