Sostenibilità, Italia sotto la media europea

Secondo il rapporto di Cerved, l’Italia è 15esima su 29 paesi europei per le scarse performance economiche e sociali, mentre vanta un buon livello di sostenibilità ambientale

MILANO - Nel settore della sostenibilità, su 29 nazioni europee l'Italia occupa la 15esima posizione ed è al di sotto della media, soprattutto a causa delle scarse performance economiche e sociali, mentre è al nono posto per sostenibilità ambientale. A rilevarlo è la seconda edizione del Rapporto Italia Sostenibile 2022 a cura di Cerved.

L’indice di sostenibilità

Lo studio, prendendo in esame centinaia di variabili tratte dall’ampio database di informazioni proprietarie del Gruppo e da fonti pubbliche, definisce un indice generale di sostenibilità che integra aspetti economici, sociali e ambientali dei singoli territori. “Con questo strumento – commenta Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved Group – ci proponiamo di aiutare i decisori, le istituzioni e le imprese a ragionare in termini di impatto: occorre misurare il fabbisogno delle comunità per pianificare correttamente gli obiettivi dei progetti pubblici e aziendali. Colpisce, nei confronti internazionali, come in quelli tra le province italiane, l’evidente correlazione tra capacità di innovazione del tessuto produttivo e velocità della transizione ecologica. Ciò significa che le grandi questioni del riequilibrio sociale e ambientale non sono separabili dai problemi strutturali che limitano lo sviluppo”.

L’importanza delle Pmi

La debolezza italiana è soprattutto economica: hanno risultati peggiori solo Romania, Cipro e Grecia, anche a causa di una produttività che da più di vent’anni non registra alcun miglioramento. Questa stagnazione, dovuta a una scarsa attrattività per gli investimenti esteri e alla limitata capacità di innovazione, è all’origine della crescita stentata, dei redditi fermi da dieci anni e del basso tasso di occupazione (57%, 10 punti sotto la media UE).

Ad invertire la rotta potrebbero essere le Pmi (piccole e medie imprese), il cui ruolo finora è stato marginale nonostante l’ampio potenziale. Secondo Cerved Rating Agency, il mercato prospettico vale 7,5 miliardi di euro per il 2022, con 794 potenziali nuove emittenti green. Ma la mancanza della misurazione delle performance Esg (Environmental, Social and Governance) per la maggior parte delle Pmi italiane costituisce il principale limite all'interesse della finanza sostenibile verso il Paese.

La sostenibilità sociale

Per quanto riguarda la sostenibilità sociale nel vecchio continente (capitale umano, assistenza sociale, fragilità delle famiglie, sistema sanitario, di sicurezza e giustizia) il quadro è molto simile a quello della sostenibilità economica, con l’Italia al di sotto della media europea che si attesta al diciottesimo posto tra i paesi analizzati. I forti divari territoriali sono confermati anche a livello sociale, con il Mezzogiorno al terz’ultimo posto, davanti solo a Grecia e Romania. Le debolezze dell’Italia dipendono in particolare dall’elevata fragilità delle famiglie (più di un quarto è a rischio povertà), da una scarsa capacità di formazione del capitale umano e da un sistema di sicurezza e giustizia molto poco efficiente. Favorevoli all’Italia i dati riguardanti l’assistenza sociale e, soprattutto, la sanità, dove si piazza al settimo posto.

Cresce la sostenibilità ambientale

Le cose sembrano andare meglio sei si considera l’indice di sostenibilità ambientale: l’Italia è al nono posto, prima della Francia. Le regioni del Sud restano indietro, ma con un divario molto più ridotto. In particolare, l’Italia vanta indici migliori della media europea in tutte le altre dimensioni analizzate: sono più bassi i livelli di inquinamento e le emissioni di gas serra, in netto calo negli ultimi anni. Per quanto riguarda i consumi e la riconversione energetica, l’Italia è sostanzialmente in linea con l’Europa, con un quinto dell’energia consumata che proviene da fonti rinnovabili, mentre i risultati sono decisamente migliori nel caso delle emissioni industriali: 5 tonnellate per abitante, con una riduzione del 25,4% dal 2011 al 2020, superiore di dieci punti alla media UE. 

Di Salvatore Galeone