Caterina Tosoni, l'arte per sensibilizzare sul riciclo e l'acqua

Si chiama "Mutazioni Plastiche" l'esposizione dell'artista milanese Caterina Tosoni in mostra allo Spazio Oberdan fino al 6 gennaio. Le opere sono un inno al riciclo: in un'intervista la creativa racconta in che modo l'arte può aiutare a diffondere messaggi sociali delicati, spingendo a riflettere su temi a volte poco avvertiti come importanti...

Intervista all’artista milanese curatrice della mostra “Mutazioni Plastiche” in esposizione allo Spazio Oberdan fino al 6 gennaio 2013

MILANO – “Lavorandola mi sono accorta di quanta plastica consumiamo, e il più delle volte senza neanche rendercene conto”. Èquanto afferma Caterina Tosoni, l’artista milanese già illustratrice per importanti case editrici come Garzanti e Mondadori, riguardo il rapporto tra l’arte e la plastica, materiale al centro della sua produzione creativa.

Cosa l’ha spinta ad orientarsi verso questa forma d’arte?

Ho iniziato come provocazione, per sottolineare una problematica e lanciare un messaggio. Quotidianamente utilizziamo tanti oggetti che buttiamo via con un’elevata frequenza. La plastica è tra questi e sta sollevando un problema: se da un lato è utile per tanti versi dall’altro ha anche un risvolto delicato legato all’accumulo e allo smaltimento. E allora perché non sfruttarla per mandare un messaggio?

Che tipo di messaggio?

Non si tratta di un solo messaggio. A seconda dell’opera che eseguo voglio dare dei messaggi sociali che vanno al di là dell’inquinamento, come ad esempio la sensibilizzazione sullo spreco del cibo o sull’azione dell’uomo nei riguardi della natura.

Cosa c’è dietro la realizzazione di una sua creazione?

Tanto lavoro e sicuramente anche tanta pazienza! Ho il mio studio invaso da sacchi pieni zeppi di qualunque materiale, dalle bottiglie di plastica ai piatti di carta usati. Il mio laboratorio sta quasi diventando una “discarica”: parto dalla suddivisione di tutti i materiali per grandezze, per robustezza, anche sterilizzandoli da eventuali impurità. A seconda della grandezza dell’opera utilizzo più o meno pezzi: la cosa importante che ho notato, ogni volta che compongo, è che non ci rendiamo conto di quanta plastica buttiamo.

Quindi l’arte contribuirebbe in qualche modo a sensibilizzare sul riciclo?

Sicuramente, è importantissimo. Io lo faccio attraverso la scultura ma c’è chi lo fa scrivendo un libro, attraverso una canzone o quant’altro. Certamente l’arte aiuta a lanciare messaggi che possono essere d’impatto per chi ne fruisce. Una mia opera riguarda l’acqua, ovvero ho costruito una fontana che fa sgorgare plastica in un secchio pieno di plastica. Ho voluto rappresentare quanto a volte noi sprechiamo acqua quando non dovremmo, considerato che si tratta di un bene prezioso che dovremmo tutelare piuttosto che consumare a volte anche in maniera poco responsabile.

10 dicembre 2012