L'importanza del riciclo secondo Gianfranco Picinali, presidente consorzio CARPI

CARPI (Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia) costituisce un consorzio di sistema, in grado di rappresentare tutte le aziende che operano nel riciclo della plastica sull'intero territorio nazionale. Numerose le sue attività, così come i suoi obiettivi e scopi. Il punto di vista del Presidente, Gianfranco Picinali...

Le attività e gli obiettivi del consorzio CARPI (Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia). Il punto di vista del Presidente Gianfranco Picinali.

MILANO - Fondato nell’agosto 2007 dalla volontà degli imprenditori di riferimento del settore del riciclo con la mission di affrontare in sinergia le sfide di un comparto in rapida evoluzione, CARPI (Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia) costituisce oggi un consorzio di sistema, in grado di rappresentare tutte le aziende e le istituzioni nazionali che operano nella raccolta, nel riciclo e nella produzione di materie plastiche provenienti da superficie privata. Numerose le sue attività, così come i suoi obiettivi e scopi. Qui di seguito le parole del Presidente dell’associazione Gianfranco Picinali.

Quali sono le principali attività del Consorzio CARPI?

CARPI è l’unico consorzio in Italia a rappresentare in modo unitario la maggior parte degli attori della filiera del riciclo degli imballaggi in plastica terziari. L’attività di rappresentanza ha come obiettivo quello di far conoscere alle autorità politiche e amministrative italiane le dinamiche e i valori del riciclo dei rifiuti in plastica industriali, al fine di facilitare e incentivare l’operato delle aziende consorziate. Oggi rappresentiamo 34 aziende, che da sole raccolgono e riciclano circa il 50% della plastica derivante dagli imballaggi terziari, contribuendo in maniera significativa al raggiungimento degli obiettivi nazionali e comunitari di riciclo. CARPI si occupa inoltre di promuovere iniziative volte a favorire politiche di sensibilizzazione su tematiche inerenti la gestione e il riciclo di rifiuti speciali in plastica, evidenziando come questi possono rappresentare un’importante risorsa economica ed ecosostenibile per il nostro Paese. Ci basiamo sul concetto che il ciclo di vita dell’imballaggio in plastica può e deve essere allungato e modificato, trasformandolo in nuova materia prima utile per la produzione di nuovi prodotti, minimizzando e differendo sempre più nel tempo il momento dello smaltimento finale. Abbiamo istituito anche un ufficio studi creato per consentire al Consorzio di diventare nel tempo il reale punto di riferimento, anche scientifico, dell’intero settore. Nei primi sei mesi di attività ne è scaturita la prima pubblicazione “Il Riciclo della Plastica”, edito da Franco Angeli. Infine, CARPI ha sviluppato Il Codice Etico Plastic Eco VillageTM, un sistema di certificazione su tutta la filiera del riciclo della plastica (raccoglitori, riciclatori, produttori), che ha come finalità quella di dare valore alla sicurezza e alla qualità intrinseca dei prodotti in plastica, attraverso un circuito di controllo altamente specializzato, che inizia dalla raccolta del rifiuto e termina con la produzione di un nuovo manufatto di materia prima seconda.

Qual è l’impatto economico della filiera del riciclo della plastica nel nostro Paese?

Per quanto riguarda il riciclo indipendente, la disponibilità di dati statistici in merito al funzionamento della filiera che se ne fa carico è estremamente modesta, in quanto gli studi e le analisi effettuate fino a oggi si sono occupate esclusivamente dei rifiuti di imballaggio provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Il Consorzio CARPI ha cercato di ovviare a questo vuoto informativo realizzando uno studio pubblicato recentemente, “Il Riciclo della Plastica”, dove sono stati raccolti e analizzati tutti i dati e le informazioni acquisite dai propri soci, che da soli rappresentano una parte molto consistente di questo settore. Dallo studio è emerso che la filiera di aziende di raccolta e riciclo rappresentata dal Consorzio CARPI, nel corso del 2011 e del 2012 ha riciclato oltre 250 mila tonnellate di rifiuti di plastica. L’impatto economico generato da questa attività è imputabile a un volume di affari di oltre  500 milioni di euro.

Qual è il valore aggiunto del riciclo della plastica sul fronte dell’occupazione?

Per completare il quadro generale del settore del riciclo della plastica, lo studio CARPI ha analizzato anche i dati relativi all’occupazione, evidenziando come nel 2010, l’ultimo anno per il quale i dati sono disponibili, le figure professionali impiegate nel settore della gestione dei rifiuti in Italia erano poco più di 135 mila, quelli del comparto del recupero e della preparazione per il riciclaggio circa 23 mila. Da osservare come le figure il cui impiego è legato alla filiera del riciclo della plastica non sono solamente quelle direttamente occupate nelle imprese che raccolgono, selezionano o riciclano i rifiuti. Dall’attività e dal successo di queste ultime, infatti, dipendono anche le imprese che gli forniscono le materie prime, i servizi e i macchinari. Per valutare questo genere di ricadute occupazionali, lo studio ha fatto ricorso a modelli economici di tipo Input-Output (IO) (Miller e Blair 2009). I moltiplicatori occupazionali calcolati hanno indicato che, per ogni posto di lavoro creato in maniera diretta nel settore della gestione dei rifiuti, altri 174 posti di lavoro vengono creati in maniera indiretta. Sulla base della stima dell’occupazione diretta nel settore riciclo della plastica, l’occupazione indiretta legata alla filiera del riciclo della plastica sarebbe dunque di 3.280 unità. Nel complesso, quindi, circa 5.160 posti di lavoro sarebbero riconducibili direttamente o indirettamente alla filiera del riciclo della plastica. Infine, se si tiene conto degli effetti indotti (1,45 occupati indotti per ogni occupato diretto), il totale sale a poco più di 7.900 occupati. In base a questa analisi, i cui risultati sono presentati riassunti nella tabella sottostante, al riciclo indipendente, che gestisce 355 kt delle 745 kt complessivamente avviate al riciclo nel 2011, andrebbero attribuite quasi metà di questi occupati (circa 3,770).

Quali sono i principali vantaggi ambientali derivanti dal riciclo della plastica?

Riciclare la plastica, così come carta, vetro, ecc., significa trasformare un rifiuto in una nuova risorsa, ovvero allungare il ciclo di vita di un prodotto oltre la conclusione del suo scopo originario. Questo consente di ridurre la produzione di nuovi manufatti e di risparmiare materie prime, che vengono sostituite dalle materie prime seconde. Ma riciclare la plastica vuol dire anche ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Le analisi condotte indicano chiaramente come 1 kg di rifiuti riciclato comporti un risparmio di 1.4 kg di CO2. Se pensiamo che nel 2011 le aziende CARPI hanno riciclato 250.000.000 chili di plastica, registrando un risparmio di 350.000 tonnellate di CO2, possiamo ben immaginare quante tonnellate si potrebbero risparmiare se tutti riciclassero la plastica.

Quali sono i principali problemi che il Consorzio riscontra nel sistema della raccolta e del riciclo?

A livello istituzionale, il settore del riciclo indipendente soffre di una regolamentazione che non consente di operare ancora pienamente in un mercato di libera concorrenza, come avviene invece in altri stati europei. Quello che stiamo cercando di fare come Consorzio, è dare voce alle istanze delle aziende del settore, perché venga riconosciuto l’importante ruolo socio economico che ricoprono. A livello più operativo, invece, i problemi sono legati soprattutto alla minor disponibilità nel mercato di rifiuti di plastica derivanti da superficie privata, causata dalla chiusura di un sempre maggior numero di aziende manifatturiere italiane.

aggiornato il 5 giugno 2013