Cos’è la Convenzione di Rio e perché è importante per la biodiversità

Firmata a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992, scopriamo perché questo trattato è considerato la più onnicomprensiva per garantire la tutela della biodiversità

MILANO – Tutelare la diversità biologica (o biodiversità), garantire l'utilizzazione durevole dei suoi elementi e la ripartizione giusta dei vantaggi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche. Con questi obiettivi fu adottata nel 1992 la Convenzione sulla diversità biologica (CBD, dall'inglese Convention on Biological Diversity), conosciuta anche come “Convenzione di Rio”, un trattato internazionale i cui principi, a distanza di 30 anni, continuano a segnare le linee guida per la tutela la biodiversità in natura.

Nascita della Convenzione sulla diversità biologica

Adottata a Nairobi, Kenya, il 22 maggio 1992, la Convenzione sulla diversità biologica è stata ratificata ad oggi da 196 paesi, chiamati spesso Parti dalla traduzione impropria del termine inglese Parties. La Convenzione è stata aperta alla firma dei paesi durante il Summit mondiale dei capi di Stato di Rio de Janeiro nel giugno 1992, insieme alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ed alla Convenzione contro la desertificazione, per questo denominate le tre Convenzioni di Rio.

Gli organi della Convenzione

L'organismo che governa la Convenzione è la Conferenza delle Parti (o COP dall'inglese Conference of the Parties), ossia l'assemblea generale di tutti i paesi firmatari, responsabile per la sua realizzazione attraverso le decisioni che prende nelle riunioni biennali. Al fine di assicurare un fondamento scientifico alle decisioni della COP, la Convenzione ha istituito un organismo tecnico chiamato SBSTTA (dall'inglese Subsidiary Body for the Technical, Technological and Scientific Advice, ossia l'organo sussidiario per la consultazione scientifica, tecnica e tecnologica). I membri di questo organismo sono tecnici e scienziati specializzati nelle diverse aree di lavoro della Convenzione che si riuniscono due volte l'anno.  Gli altri organi tecnici della Convenzione sono gli AHTEG e i gruppi di lavoro open ended.

Obiettivi e programmi

La CBD non ha alcuna lista di specie da proteggere o siti da gestire, ma si caratterizza per la definizione di ben tre obiettivi primari:

-             la conservazione della diversità biologica

-             l'uso sostenibile delle sue componenti

-             la giusta ed equa divisione dei benefici dell'utilizzo di queste risorse genetiche

La Conferenza delle Parti ha suddiviso il lavoro della Convenzione in programmi tematici e in aree di lavoro trasversali. I programmi tematici riguardano la Biodiversità agricola, la Biodiversità delle zone aride e sub-umide, la Biodiversità forestale, la Biodiversità delle acque interne, la Biodiversità marina e costiera, la Biodiversità delle isole, la Biodiversità montana. Tra le principali aree di lavoro trasversali troviamo: Diversità biologica e turismo; Cambiamenti climatici e diversità biologica; Economia, commercio e incentivi; Valutazione d'impatto; Aree protette; Educazione e sensibilizzazione; Uso sostenibile della biodiversità.

La diversità delle specie sulla Terra

Secondo il CBD, le specie attualmente conosciute ammontano a circa 1,5 milioni, considerando solo gli esseri viventi eucarioti. Tuttavia, si pensa che sia stata scoperta solo la punta dell’iceberg. Infatti, vivrebbero sulla Terra tra 5 e 10 milioni di specie, ma le valutazioni variano tra 3 e 100 milioni. Per fornire un’idea delle proporzioni tra i vari Regni in cui vengono comunemente suddivisi gli esseri viventi, secondo una di queste stime esisterebbero in totale circa 8,7 milioni di specie terrestri e marine, di cui 7,7 milioni di specie animali, circa 300.000 di piante e 600.000 di funghi, oltre ad alcune decine di migliaia di specie di protozoi e cromisti, a cui si deve aggiungere un numero difficilmente stimabile di archea e batteri (procarioti). Inoltre, ogni anno vengono scoperte varie migliaia di nuove specie. Ad esempio, nel solo 2019 i ricercatori hanno rinvenuto e classificato circa 2000 piante vascolari sino ad allora sconosciute e un numero quasi uguale di specie fungine.

L’impegno per la biodiversità

La Convenzione di Rio definisce la diversità biologica, o biodiversità, come la “variabilità degli organismi viventi di ogni origine, compresi, fra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e gli altri ecosistemi acquatici, oltre ai sistemi ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità nell’ambito delle specie e tra le specie, insieme a quella degli ecosistemi”. Inoltre, la Convenzione richiede a tutti i Paesi firmatari un’efficace protezione della biodiversità. La sua eccezionalità consiste nel fatto che, mentre altre convenzioni o accordi internazionali hanno ambiti precisi, e spesso limitanti, la Convenzione sulla biodiversità è considerata la più onnicomprensiva in quanto i suoi obiettivi si applicano praticamente a tutti gli organismi viventi della terra, sia selvatiche che selezionate dall'uomo.

Di Salvatore Galeone