Diritto alla riparazione, una nuova legge per dare slancio all’economia circolare

La proposta della Commissione Europea potrebbe allungare la vita dei dispositivi elettronici e diminuire il numero di rifiuti prodotti

MILANO – Dall’Unione Europea arriva una proposta di legge in tema di diritto alla riparazione. Secondo lo United Nations Global E-waste Monitor report, entro il 2030 produrremo 75 milioni di tonnellate solo di rifiuti elettronici. L’economia circolare potrebbe essere il cuore della soluzione.

La proposta della commissione europea in tema di diritto alla riparazione 

La Commissione Europea ha proposto lo scorso 22 marzo delle regole che potrebbero obbligare i produttori a garantire la riparazione dei prodotti usurati ai consumatori anche dopo la scadenza della garanzia di vendita, ovvero cinque, dieci anni dopo.  L’obiettivo è ridurre gli sprechi e far durare il prodotto più a lungo. Le regole sarebbero rivolte ai produttori di alcuni elettrodomestici, frigoriferi, aspirapolvere, televisori, lavatrici e altri prodotti che la legislazione europea definisce “riparabili”. A tal proposito, Bruxelles sta attualmente negoziando regole che potrebbero estendere il requisito anche a smartphone e tablet.

L’Unione Europea ha anche proposto il lancio di un servizio online per aiutare i consumatori a trovare i riparatori locali. In un servizio di questo tipo i costi di riparazione saranno contenuti grazie alla concorrenza con gli altri riparatori. La BEUC, Organizzazione Europea dei Consumatori, ha accolto con favore la proposta ma ha sottolineato che sarebbe stato più appropriato estendere il periodo di garanzia legale pr i prodotti di lunga durata come i frigoriferi. I Paesi dell'Unione Europea e il Parlamento Europeo devono negoziare e approvare entrambe le leggi, processo che di solito richiede un anno per essere portato a compimento.

I rifiuti e-tech aumentano vertiginosamente 

Consumatori e imprese europee gettano giornalmente beni che potrebbero invece essere riparati, o le cui parti potrebbero essere riutilizzate, accumulando rifiuti. Secondo le previsioni dello United Nations Global E-waste Monitor report, entro il 2030 produrremo 75 milioni di tonnellate solo di rifiuti elettronici, a meno che non cambi il nostro atteggiamento nei confronti dei prodotti vecchi o danneggiati. Secondo le norme europee, le aziende sono tenute a riparare gratuitamente il prodotto difettoso entro un periodo di garanzia di due anni, se il costo della riparazione è più economico della sostituzione del prodotto. Passato tale lasso di tempo le riparazioni non sono più previste.

L’esempio virtuoso di Apple 

Apple è sicuramente uno degli esempi virtuosi in tema di diritto alla riparazione. I clienti della multinazionale statunitense usufruiscono da tempo dei servizi di riparazione. La possibilità di usufruire delle riparazioni self-service per Mac e iPhone è stata introdotta a partire da novembre 2021 negli Stati Uniti e in alcune parti d’Europa da dicembre 2022. Apple consente l’acquisto di acquistare parti di ricambio e kit di riparazione per risolvere i problemi più comuni come la rottura dello schermo. I clienti possono noleggiare il kit di riparazione a 67 dollari la settimana, senza doverli per forza acquistare.

Il diritto alla riparazione, iniziativa non solo europea ma anche nazionale 

L'Unione Europea ha già introdotto diverse iniziative, tra cui la direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), la direttiva sui prodotti connessi all'energia (ErP) e la direttiva sulla progettazione ecocompatibile per ridurre il consumo di risorse e l'impatto ambientale. L’onda del cambiamento ha già toccato diversi Paesi dell’eurozona, oltre agli Stati Uniti. Nel 2020 la Francia ha approvato la legge anti-rifiuti per un’economia circolare (AGEC). In forza della nuova normativa, a partire dal gennaio 2021, alcune aziende francesi sono tenute a mostrare un punteggio, che può andare da 1 a 10. La legge si applica a smartphone, computer portatili, televisori, lavatrici e tosaerba. Nel luglio 2021 anche il Regno Unito ha inserito una normativa simile in materia di diritto alla riparazione, che promette di prolungare la vita di apparecchi elettronici ed elettrodomestici a dieci anni. La legge impone ai produttori di fornire pezzi di ricambio ai cittadini e alle società di riparazione terze. La normativa riguarda però solamente lavastoviglie, lavatrici, lavasciuga, apparecchi di refrigerazione, televisori e display elettronici.

Di Carola Bernardo