L’impegno del Gruppo Sanpellegrino per il riciclo delle bottiglie PET

Il booklet “Tutto quello che vorresti sapere sulle bottiglie di plastica” evidenzia l’impegno dell’azienda nell’adottare una strategia volta a ridurre al minimo l’impronta ambientale

In un approccio circolare all’economia, il tema del fine vita dei prodotti è sempre più rilevante e centrale. Per questo motivo, da ormai diversi anni, il Gruppo Sanpellegrino lavora costantemente per sensibilizzare i cittadini sulla corretta raccolta differenziata, per aumentare le performance di riciclo e per trovare materiali alternativi. Il booklet “Tutto quello che vorresti sapere sulle bottiglie di plastica” evidenzia l’impegno dell’azienda nell’adottare una strategia volta a ridurre al minimo l’impronta ambientale al fine di realizzare progetti specifici che lavorano non solo sul fronte packaging ma anche su quello dell’impatto della produzione e del trasporto.

Le bottiglie in PET 

Le plastiche non sono tutte uguali: ognuna ha le proprie caratteristiche, proprietà e campi di applicazione. Il Gruppo Sanpellegrino, per la realizzazione delle sue bottiglie, utilizza esclusivamente il PET (polietilene tereftlato): una resina leggera, resistente e sicura, adatta al contatto con gli alimenti – in quanto in grado di garantire una protezione ottimale della qualità dell’acqua – e soprattutto è riciclabile al 100%. Questo materiale, oltre ad avere origini differenti – fossile quando alla base ci sono idrocarburi, biologica quando si tratta di piante e biomasse - se raccolto e smistato può essere riciclato e, a sua volta, può dare vita ad altre bottiglie in R-PET (Recycled PET).

PET riciclato e materiali di origine biologica 

Relativamente al packaging, tra i primi obiettivi del Gruppo c’è quello di raggiungere, entro il 2025, il 35% di PET riciclato all’interno di tutta la gamma dei suoi prodotti. Levissima e Acqua Panna, invece, si sono poste un obiettivo ancora più sfidante: produrre, entro lo stesso arco temporale, tutte le loro bottiglie con una percentuale di R-PET pari al 50%, ovvero il massimo contenuto di PET riciclato consentito dalla normativa italiana. L’azienda, inoltre, lavora costantemente per introdurre materiali di origine biologica, come il BIO-PET, già presente in diversi formati delle bottiglie di Levissima, e per trovare soluzioni alternative di imbottigliamento.

Il Gruppo punta anche ad avviare progetti innovativi e replicabili, capaci di essere ampliati ed estesi insieme ad altri soggetti della filiera, ecco perché è tra i fondatori di CORIPET – consorzio italiano di produttori di bevande e riciclatori nato per realizzare un sistema di raccolta PET a uso alimentare da avviare direttamente al processo “bottle-to-bottle”. Questo al fine di aumentare la disponibilità di plastiche riciclate di alta qualità e per garantire che un numero sempre maggiore di bottiglie venga raccolto e avviato al riciclo, in una logica “dalla bottiglia alla bottiglia”, che possa alimentare una filiera più forte del PET riciclato. Anche in questo caso l’obiettivo è molto ambizioso: la raccolta e l’avvio al riciclo di tante bottiglie quante sono quelle immesse sul mercato entro il 2030 per arrestare la dispersione della plastica nell’ambiente. Non a caso, il Gruppo aderisce alla visione della New Plastics Economy della Ellen MacArthur Foundation, secondo la quale la plastica non diventa mai un rifiuto, ma rientra nell’economia sotto forma di componenti di valore.

di Prisca Peroni

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