L'acqua minerale ha la sua genesi nella roccia ''madre''

L'acqua minerale ha la sua genesi nella roccia ''madre''

Piero Viola, responsabile servizio Geologia & Risorse Idriche del Gruppo Sanpellegrino, spiega il significato di roccia "madre", la sua importanza per la mineralizzazione delle acque che l'attraversano prima di sgorgare dalla sorgente e le tecniche di captazione effettuate mediante tubazioni in acciaio inossidabile...

Il geologo Piero Viola ci guida nel processo di mineralizzazione dell’acqua e nella sua estrazione

MILANO - Come avviene il processo di mineralizzazione di un’acqua minerale naturale e cosa la rende unica e caratteristica di un territorio protetto? A spiegarcelo è Piero Viola, responsabile servizio Geologia & Risorse Idriche del Gruppo Sanpellegrino, che si sofferma sull’importanza del processo di captazione, che avviene in un luogo sorvegliato e preservato da eventuali contaminazioni ambientali.

ROCCIA “MADRE”- E’ il termine, utilizzato in modo specifico da Piero Viola, per enfatizzare questo fenomeno naturale. “La roccia “madre” è quindi il luogo naturale in cui l’acqua, dopo essersi infiltrata efficacemente negli acquiferi, fluisce nel sottosuolo, dove avviene la dissoluzione dei minerali, preziosi costituenti naturali della roccia. E’ durante questo lungo percorso che avviene lo scioglimento di elementi e composti chimici naturali che entrano in equilibrio e caratterizzano in modo costante l’acqua minerale, rendendola così unica, tipica di quell’acquifero e di quel territorio proprio come una madre, che genera e trasmette ai figli le proprie caratteristiche naturali”.

L’ACQUIFERO  E LA MINERALIZZAZIONE - Il processo di mineralizzazione avvienenell’acquifero.“L’acquifero è assimilabile ad un serbatoio completamente ripieno di buona roccia fratturata e microporosa, in cui scorre lentamente l’acqua: essa, proveniente da precipitazioni o da liquefazione periodica di nevai e ghiacciai, si infiltra nel sottosuolo attraverso la roccia che la caratterizza. L’acqua infiltrata entra poi entra in contatto con i minerali, che si sciolgono lentamente a seconda del loro grado di solubilità. Un indicatore, utile a comprendere il grado di solubilizzazione delle rocce/minerali attraversati e quindi la presenza più o meno importante di sali disciolti in un’acqua minerale naturale, è il cosiddetto ‘residuo fisso’, che sarebbe la quantità di residuo solido risultante dall’evaporazione completa di un litro di acqua riscaldata sino a 180°C”.

TEMPERATURE E PRESSIONI - A influenzare il processo di mineralizzazione intervengono anche la temperatura elapressione a cui l’acqua è soggetta durante il suo percorso sotterraneo. Spiega Viola: “Attraversando queste rocce, l’acqua minerale ha a che fare con temperature e pressioni parziali dei gas eventualmente presenti nel sottosuolo, come ad esempio ossigeno, idrogeno, azoto, anidride carbonica, in relazione al contesto geologico/idrogeologico particolare. La solubilità di sostanze solide e gassose in acqua varia anche in funzione di temperatura, pressione e anche del tempo di permanenza nel sottosuolo, secondo leggi fisiche definite”.

LA CAPTAZIONE - Secondo la normativa vigente, riferibile al DLgs. n. 105/1992, recentemente sostituito dal DLgs. n. 176/2011, un’acqua minerale, per essere definibile come tale, deve avere origine esclusiva da una falda o giacimento sotterranei, deve essere pura all’origine e presentare caratteristiche costanti nel tempo. Sta al concessionario tutelare tutte le azioni di captazione e di trasporto dell’acqua allo stabilimento per l’imbottigliamento. “E’ nostro compito proteggere il giacimento minerario. Per fare ciò vengono attuate precise azioni, come l’istituzione di zone di protezione, plurime e concentriche, attorno alla zona di captazione, luogo dove l’acqua minerale fuoriesce direttamente dalla roccia viva. Qui il concessionario la capta mediante tubazioni in acciaio inossidabile che coinvogliano l’acqua agli usi di imbottigliamento”.

15 febbraio 2012