Crisi idrica, un rivoluzionario filtro al grafene per combatterla

Una ricerca congiunta della Monash University e la University of Kentucky ha sviluppato un filtro al grafene in grado di filtrare l'acqua velocemente.

MILANO – Secondo il World Economic Forum la mancanza di accesso ad acqua pulita e sicura è il rischio più grande per la società nel prossimo decennio.

Per questo è necessario, oltre a intraprendere stili di vita più sostenibili, anche progettare soluzioni in grado di valorizzare al massimo il consumo dell’acqua.

Tra queste, una novità rivoluzionaria arriva dagli Stati Uniti, dove un team di ricercatori ha sviluppato un filtro che per la sua composizione riesce a velocizzare fino a nove volte i processi di filtrazione dell’acqua e di altri liquidi.

L’innovazione

Lo studio e l’implementazione sono stati condotti da un team di scienziati coordinati dal professor Mainak Majumder della Monash University. 

Questa tecnica permette ai filtri di essere prodotti molto più velocemente e in grandi dimensioni, che è fondamentale per lo sviluppo di applicazioni commerciali. 

Il filtro di grafene potrebbe essere utilizzato per filtrare sostanze chimiche, virus o batteri da una gamma di liquidi, dall’acqua fino anche ai latticini.

Il grafene è un reticolo di atomi di carbonio e può filtrare sostanze fino a circa 100mila volte inferiori alla larghezza di un capello umano.

L’interesse verso il filtro di grafene

L’innovazione ha suscitato gli apprezzamenti di molte aziende americane e dell’area Asia-Pacifico, il luogo dove si sta registrando la più rapida crescita dei mercati per le tecnologie di nano-filtrazione.

I ricercatori sono stati sostenuti anche da Ionic Industries e ricevuto diversi finanziamenti anche dall’Australian Research Council.

Il co-autore della ricerca e Director of the Center for Membrane Science ha dichiarato: «La capacità di controllare lo spessore del filtro e raggiungere un’ottima performance nella separazione delle sostanze di scarto nei liquidi è un grande successo commerciale».

di Michael Vedovato

26 gennaio 2018

credits: fotolia

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