Scioglimento ghiacciai: le preoccupazioni della NASA alt_tag

Scioglimento ghiacciai: le preoccupazioni della NASA

Scioglimento dei ghiacciai, i dati della NASA per il 2016 evidenziano un record negativo; solo a giugno si è registrato un rallentamento

MILANO – I monitor della NASA, che rappresentano uno dei principali riferimenti per quanto riguarda lo scioglimento dei ghiacciai, negli ultimi mesi hanno evidenziato diversi record negativi legati alla diminuzione delle masse di ghiaccio. La fusione ha rallentato solo nel mese di giugno, anche se la prospettiva per il nuovo anno era quella di raggiungere un nuovo record negativo. Il ghiaccio marino infatti non mostra alcun segnale di recupero e le prospettive nel lungo termine preoccupano gli scienziati.

Ghiacci perenni dimezzati

I ghiacci perenni dell’Artico negli ultimi 100 anni si sono dimezzati e lo scioglimento dei ghiacci marini prosegue. Si tratta di una nuova condizione di “normalità” per i ghiacci artici secondo gli scienziati della NASA, che continuano a monitorare il livello di fusione.Tra marzo e maggio 2016 lo scioglimento ha registrato un record negativo e solo nel mese di giugno c’è stato un rallentamento. Walt Meier, scienziato della NASA che lavora presso il Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, ha spiegato che nonostante il rallentamento nella fusione dei ghiacci, a lungo termine lo scioglimento è destinato a proseguire a lungo termine. Il rallentamento, sottolinea Meier, implica che non si tratterà di una situazione estrema come negli anni precedenti poiché le condizioni meteo dell’Artico non sono state estreme come in passato: “Fino a un decennio fa il livello registrato nel 2016 di estensione dei ghiacci artici avrebbe rappresentato un nuovo record di minimo, ma ora che siamo abituati a questi bassi livelli per l’Artico si tratterà di una nuova normalità”.

Giugno unica nota positiva 

Gli scienziati infatti hanno osservato che nel corso del 2016 i passaggi ghiacciati dei mari di Barents e di Kara, a nord della Russia, si sono aperti già in aprile e al 31 maggio l’estensione del mare Artico era comparabile ai livelli medi registrati solitamente alla fine di giugno degli altri anni. Se lo scioglimento sembrava destinato a segnare un nuovo record negativo, l’arrivo di una persistente regione di bassa pressione atmosferica, accompagnata da nuvolosità e forti venti, ha comportato un rallentamento nella fusione del ghiaccio a giugno.

di Alessandro Conte

14 settembre 2016