Si ritira il ghiacciaio del Morteratsch nel gruppo del Bernina

A rilevarlo è uno studio dell’Università di Milano-Bicocca attraverso un monitoraggio con droni e modelli 3D ideata

MILANO – Cinque metri più corta e sei metri più bassa: di tanto si è ridotta la fronte del ghiacciaio del Morteratsch, nel gruppo del Bernina in Svizzera. A rilevarlo è uno studio condotto dal gruppo di Telerilevamento del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente, del Territorio e di Scienze della Terra (DISAT) dell’Università di Milano-Bicocca attraverso un monitoraggio con droni e modelli 3D.

Le rilevazioni con il drone

Il gruppo di Telerilevamento, in collaborazione con i gruppi di Geomatica, Glaciologia e Microbiologia, ha organizzato due campagne sul ghiacciaio dell’Engadina con l'obiettivo di studiare la sua evoluzione durante la stagione estiva. Le rilevazioni sono state effettuate in collaborazione con Eyedrone, per creare dei modelli digitali tridimensionali e stimare il volume di ghiaccio perso durante la stagione di fusione. Le rilevazioni con il drone si sono svolte a 150 metri di altezza rispetto alla superficie e le immagini sono state scattate a intervalli di pochi secondi: in questo modo è stato possibile ricostruire un modello tridimensionale della lingua del ghiacciaio del Morteratsch, fino a 2.400 metri di altitudine.

Lo scurimento del ghiaccio

Un importante obiettivo è quello di capire che cosa rende più scuro l'apparato glaciale: il ghiaccio se diventa più scuro assorbe maggiormente le radiazioni, accelerando il processo di fusione. Fra gli obiettivi di questa ricerca, infatti, c’è anche quello di creare mappe degli indici di scurimento del ghiaccio e indagare le cause di questo fenomeno: per questo motivo, sono stati quindi raccolti campioni di “crioconite”, un sedimento scuro che si forma sulla superficie del ghiacciaio, dove si accumulano polveri atmosferiche e microrganismi. Una delle cause dello scurimento è stata individuata nelle deposizioni di polveri di origini sahariane, ma le ricerche mirano a cercare di capire quanto le deposizioni di particelle di origine naturale e antropica influiscano sulla fusione dei ghiacciai

Lo studio di Levissima

Anche nel nostro Paese il problema dello scioglimento dei ghiacciai sta diventando sempre più importante. Un team di ricercatori dell’Università di Milano è attualmente impegnato, in Alta Valtellina, nel progetto Levissima Spedizione Ghiacciai. L’obiettivo è studiare la fusione glaciale con le migliori attrezzature di rilevamento aereo: l’occhio tecnologico di un satellite NASA per acquisire immagini ad altissima risoluzione e una stazione meteorologica all’avanguardia per acquisire dati energetici.

di Alessandro Michielli

10 novembre 2016