Acqua e arte contemporanea, un binomio indissolubile

Acqua e arte contemporanea, un binomio indissolubile

Scopriamo come l’acqua abbia ridefinito l’immaginario artistico contemporaneo, da elemento di significato a strumento di esplorazione visiva.

MILANO – Il 15 aprile ricorre la “Giornata Mondiale dell’Arte”, proclamata dall’UNESCO per la prima volta nel 2019. Quando pensiamo al mondo dell’arte, ci vengono in mente artisti dei secoli scorsi  che hanno fatto la storia e segnato un’epoca, da Botticelli a Picasso; eppure, il movimento artistico oggi è più che mai attivo grazie all’opera degli artisti contemporanei.

Ieri come oggi, con la sua fluidità, la sua capacità di prendere forma degli oggetti che la contengono, e la sua forza vitale, l’acqua ha ispirato una serie di artisti del nostro tempo, tra cui Pino Pascali, Fabrizio Plessi, Bill Viola e Olafur Eliasson, che ne hanno fatto un elemento costituivo di una serie di opere, e ne hanno affidato nuovi significati. 

L’acqua nella storia dell’arte

Dagli studi sull’acqua di Leonardo da Vinci al mare della Nascita di Venere di Botticelli, dal Diluvio Universale di Michelangelo, dipinto sulla volta della Cappella Sistina, o da quello di Paolo Uccello, ai canali di Venezia di Canaletto, dalla Zattera della Medusa di Géricault, fino agli studi degli impressionisti e dell’espressionisti astratti, l’acqua ha sempre rappresentanto un elemento importante per il mondo dell’arte, sia come oggetto di esplorazione visiva che come portatrice di un significato simbolico latente (religioso, antropologico, archetipico e così via). 

Ma dal momento in cui la mimesi ha lasciato spazio alla pura interpretazione, o a quello che Danto chiama “mondo dell’arte”, in cui è il contesto a definire l’opera d’arte (“significato incarnato”) e non l’oggetto in sé, è possibile che l’acqua sia ancora usata in ambito artistico per il suo valore intrinseco? Vediamolo insieme. 

Artisti italiani contemporanei

Prendiamo ad esempio le opere di Pino Pascali, uno dei maggiori esponenti dell’Arte Povera. L’opera 32 mq di mare circa (Rai Radio3) presenta 30 vasche di alluminio zincato con dentro acqua colorata in diverse gradazioni d’azzurro, a rappresentare il mare Mediterraneo, sia come luogo di origine di Pascali stesso (nasce infatti a Polignano a Mare), sia come archetipo mitologico a cui è legata la cultura del Sud, ma anche come elemento primordiale dell’esistenza umana stessa. Attraverso questi molteplici livelli di significato che si reiterano in altre opere di Pascali (Campi arati, Canali d’irrigazione, Botole), l’elemento dell’acqua si rivela essere l’anello di congiunzione tra la vita privata dell’autore e quella universale dell’uomo. 

Fabrizio Plessi, invece, è un artista celebre proprio per la sua ricerca intorno a questo tema. Dagli anni Sessanta in poi ha creato diverse installazioni, video e perfomance sul concetto dell’acqua come portatrice di ricordi. Per Plessi, l’acqua è simbolo di temporalità ma anche metafora della vita in divenire, e a questa stessa interpretazione di Plessi si sono ispirati Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi di Studio Azzurro. La loro idea è che l’acqua sia l’unico elemento primordiale capace di conservare la forma degli oggetti con cui entra in contatto, quindi la loro memoria. A questo proposito i tre artisti hanno dedicato un’esposizione a Bari nel 2016, fatta di videoinstallazioni per immagini e suoni liquidi al Palazzo de Mari (Artemagazine). 

Artisti internazionali

Così anche fuori dall’Italia vi sono artisti contemporanei che hanno dedicato all’acqua diverse opere. Tra questi si prendono in considerazione Bill Viola, per il quale l’acqua ha diverse caratteristiche legate piuttosto a un fattore estetico e di ruolo, che non a un significato prettamente simbolico. Nelle opere di Viola, l’acqua sospende i corpi in una dimensione trascendentale, laddove hanno lo scopo di rigenerarsi, come nel corto Isolde’s Ascension(IMDb) o in Ascension(Mutual Art); fa da barriera tra il mondo dei vivi e quello dei morti, come in Ocean Without a Shore, presentato alla Biennale di Venezia nel 2007 (Peggy Guggenheim Collection); o è forza distruttrice e, allo stesso tempo, riparatrice, come nel caso di The Raft (American Federation of Arts).

Al contrario, per Olafur Eliasson l’acqua racchiude tutta una serie di significati che vanno al di là della forma dell’opera d’arte. L’artista danese-islandese, noto per i suoi progetti artistici performativi, come gli esperimenti sulla luce, ha dedicato molte opere anche all’elemento dell’acqua. Da una parte l’acqua è intesa come tramite tra lo spettatore, l’opera e il paesaggio circostante, ma dall’altra è anche elemento di riflessione su ciò che concerne l’attualità: nel primo caso, ricordiamo la riproduzione in larga scala di un fiume nelle sale del Louisiana Museum nel 2014, intitolata Riverved; nel secondo, il progetto Ice Watch dello stesso anno, con cui l’artista ha portato dodici blocchi di ghiaccio dall’Islanda a Copenaghen per sensibilizzare il pubblico sul cambiamento climatico (Rai Cultura).

Una lunga storia di rappresentazioni e significati 

Nonostante la mutazione estetica di metà Novecento e nonostante la perdita del mandato sociale dell’arte, alcuni concetti o semplici elementi, come in questo caso l’acqua, continuano a parlare agli artisti e al loro pubblico con una diversa pluralità di intenti e di significati. Nelle opere di autori come quelli sopracitati, o come Hans Haacke, John Cage, Luca Pancrazzi, Gino de Dominicis, Michael Craig-Martin, Michael Asher, e molti altri ancora, l’acqua continua ad assumere spesso e volentieri un ruolo da protagonista e da tramite con il resto del mondo. 

 

Di Valentina Toschi

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