Martina Trevisan e l’importanza di una corretta idratazione per un tennista

Martina Trevisan e l’importanza di una corretta idratazione per un tennista

Dall’infanzia tra i campi da gioco agli allenamenti nel tour professionistico: la campionessa di tennis ci parla di crescita personale, preparazione mentale, idratazione quotidiana e obiettivi futuri.

MILANO - La tennista Martina Trevisan ripercorre le tappe più significative della sua vita sportiva, dalla precoce passione per il tennis coltivata sin da bambina grazie alla madre, fino alle esperienze internazionali che hanno trasformato un gioco in vocazione. Ma il suo racconto va oltre la performance atletica: con profonda lucidità, Martina riflette sull’importanza del benessere psicologico nello sport di alto livello, sull’equilibrio interiore costruito attraverso la meditazione, il supporto psicologico e l’ascolto di sé. Centrale anche il ruolo dell’idratazione quotidiana, elemento chiave per la salute fisica e la resa in campo. Infine, uno sguardo fiducioso al futuro: con ancora molta voglia di competere, Martina lascia aperta la porta a nuovi traguardi, dentro e fuori dal tennis. 

 

Ciao Martina, ci racconti com’è nata la tua passione per il tennis? Ricordi il momento in cui hai capito che non era solo un gioco, ma qualcosa che avrebbe segnato davvero il tuo percorso di vita?

La passione per il tennis è nata prestissimo, quando avevo appena 4 o 5 anni. Mia madre, che è tuttora maestra di tennis, ha avuto un ruolo fondamentale. Mi racconta spesso che, quando ero ancora nella sua pancia, lei ha continuato a giocare e a dare lezioni fino al settimo o ottavo mese di gravidanza. Poi, fin da piccolissima, la accompagnavo al circolo dove insegnava, il Circolo Tennis Perignano. Mentre lei teneva le sue lezioni, io ero lì, a gironzolare tra i campi con la mia prima racchettina e una pallina. 

Il momento in cui ho capito che il tennis non sarebbe stato solo un gioco, ma qualcosa di più importante per il mio futuro, è arrivato intorno ai 13-14 anni. È stato quando ho iniziato a fare le mie prime esperienze a livello internazionale nel circuito ITF Juniores: lì mi sono fatta un idea che forse il tennis poteva essere il mio lavoro. 

 

La tua è una storia di rinascita, fatta di forza interiore e consapevolezza. Cosa significa per te, oggi, il benessere psicologico? Lo sport ad alti livelli è anche una sfida interiore: come riesci a mantenere l’equilibrio mentale durante la stagione? Ci sono rituali, momenti o luoghi che ti aiutano a ritrovare te stessa? 

Per me, il benessere psicologico è la base non solo per la performance sportiva, ma per la vita stessa. Credo che prendersi cura della propria mente e del proprio spirito sia essenziale per essere in grado di alzarsi la mattina con una certa consapevolezza e energia per affrontare qualsiasi cosa la vita ti metta di fronte. Nello sport professionistico, questa cura è ancora più importante. Il tennis, come altri sport, ti spinge costantemente ad affrontare sfide intense, che nella vita quotidiana potrebbero essere percepite in maniera diversa. Questo credo ti possa portare a conoscere te stessa in maniera più profonda e vera. Per me, prendersi cura del proprio equilibrio mentale e interiore è la chiave per vivere bene, sia come persona che come atleta. 

Per mantenere questo equilibrio durante la stagione e sul tour provo a lavorare costantemente su me stessa. Questo include l’aiuto di uno psicologo, ma anche gli insegnamenti di esperienze personali, la meditazione e esercizi di respirazione. Tutto questo insieme sono molto importanti per me per mantenere questo equilibrio. 

 

Quanto influisce una corretta idratazione sulle performance di un tennista? Durante un match si perdono molti liquidi e sali minerali, e anche un piccolo calo di idratazione può incidere su reattività, concentrazione e resistenza fisica, hai delle abitudini particolari o consigli da condividere su come ti prendi cura del tuo corpo, anche nei momenti di recupero? 

L'idratazione per un tennista è semplicemente fondamentale. Se sei anche solo un po' disidratato, in campo ti cambia tutto: la reattività, la concentrazione, la resistenza... te ne accorgi eccome.

La cosa che penso è che non puoi sperare di fare miracoli bevendo solo durante la partita. Se non arrivi già ben idratato, è dura. Quindi per me la vera base è bere tanto e con costanza ogni singolo giorno, non solo quando hai sete o prima di giocare. 

Poi, certo, durante il match continuo a bere, e dopo è super importante per recuperare bene e in fretta. Ma quel che fa la differenza credo sia bere durante tutta la giornata in maniera costante. 

 

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro, dentro e fuori dal tennis? Guardando avanti, quali traguardi sogni di raggiungere? C’è qualcosa che ti piacerebbe esplorare o costruire oltre alla carriera sportiva? 

I miei obiettivi per il futuro sono ovviamente di ritornare in campo, perché ho ancora una gran voglia di giocare, di competere e di togliermi ancora delle soddisfazioni. Per il post carriera ancora non ci penso, perché la vedo ancora una cosa lontana e che ancora non ho ben chiaro cosa fare, probabilmente perché ci sono ancora anni di tennis prima del ritiro.

 

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Di Martina Invernizzi

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