Simona Roveda (Lifegate): “Senza sostenibilità non c’è benessere”

Simona Roveda (Lifegate): “Senza sostenibilità non c’è benessere”

Abbiamo intervistato la direttrice editoriale e comunicazione di LifeGate per parlare di sostenibilità, ambiente e futuro

MILANO – La sostenibilità è un trend in crescita che non riguarda solo la sfera ambientale, ma anche quella economica e sociale. È questo il pensiero di Simona Roveda, direttrice editoriale e comunicazione di LifeGate, media network e advisor dedicato allo sviluppo sostenibile. Abbiamo intervistato Simona per parlare della sua passione per le tematiche ambientali e di come sia diventata per lei un perno fondamentale su cui si è fondata negli anni la sua attività.

Come nasce la tua passione per le tematiche ambientali?

La mia passione per l’ambiente nasce nel 1978: dopo aver lavorato nella moda mi sono trasferita in Svizzera in un piccolo paese e, per caso o per fortuna, ho conosciuto l’agricoltura biologica e un modo diverso di guardare il mondo. Resto lì per 4 anni e per me è stato come fare un tuffo nella coscienza: da quel momento per tutte le mie scelte di vita ho cercato di adottare una visione più olistica dove uomo, animale e ambiente sono legati tra loro, come una catena che non si può spezzare. Ogni azione, secondo me, deve essere in armonia con tutto il resto. Questo pensiero ha cambiato la mia vita e mi ha accompagnato sia nel privato sia nel lavoro. Così la sostenibilità è diventata per me una vera passione, una ragione di vita.

Tornata in Italia, nel 1986 ho co-fondato Fattoria Scaldasole: iniziata solo per vivere in campagna a contatto con la natura, questa attività poi è diventato un vero e proprio impegno imprenditoriale. Attraverso un prodotto di largo consumo come lo yogurt si è cercato di comunicare i valori qualitativi del biologico e trasmettere messaggi di consapevolezza e responsabilità sociale e ambientale. L’obiettivo era anche quello di dimostrare che è possibile creare un’azienda di successo e che al tempo stesso fosse rispettosa dell’ambiente. Abbiamo così realizzato un’azienda “a tre P”: People, Planet e Profit. Lo yogurt Scaldasole è stato il primo prodotto biologico ad entrare nella grande distribuzione, aprendo così il mercato biologico.

Dopo questa esperienza, arriva LifeGate. Quali sono state le tappe principali?

Nel 1998 finisce l’esperienza con Fattorie Scaldasole e nel 2000 inizia quella di LifeGate. Come fatto con i prodotti di largo consumo, volevamo proseguire questo percorso di promozione della sostenibilità a 360 gradi. Lifegate nasce il 28 aprile 2000 e oggi è tra le prime società benefit in Italia. Partendo all’inizio come sito d’informazione e radio, man mano ci siamo evoluti e oggi agiamo su due fronti: da un lato parliamo alle persone attraverso il network di comunicazione, dall’altro accompagniamo le aziende verso la sostenibilità attraverso percorsi di formazione e progetti ambientali specifici. Nuove aree sono nate da poco, anche grazie alla campagna di equity crowdfunding che ha permesso l’ingresso di 1400 nuovi soci. Le risorse hanno finanziato nuove aree dedicate alle start-up sostenibili e ai giovani, programmi di formazione a distanza ed una rete di tecnologie e servizi legati alla sostenibilità rivolte ad aziende e cittadini.

Cos’è per te la sostenibilità?

Il concetto di sostenibilità viene spesso legata all’ambiente, ma secondo me va oltre tutto questo: la sostenibilità abbraccia tutti gli stili di vita ed anche la sfera economica. Essa è composta da tre elementi: ambientale, sociale ed economico. Essi sono interconnessi tra loro, si completano e nessuno può fare a meno dell’altro. La sostenibilità è un trend in crescita, non solo per noi ma anche per gli altri.

Che cosa occorre fare per promuovere la sostenibilità?

Innanzi tutto bisogna essere consapevoli di dove ci troviamo adesso. L’uomo negli ultimi 50 anni ha fatto diversi danni: tra il 2020 e il 2021 sono stati distrutti 13mila km di foresta in Amazzonia, il 22% in più rispetto al periodo precedente; in Italia l’80% del fabbisogno energetico è ancora soddisfatto da gas, petrolio e carbone. Sono solo alcuni esempi, ma è evidente che il modello di vita e sviluppo che abbiamo seguito nell’ultimo secolo non è sostenibile: ha dato dei risultati, ma ha anche comportato disuguaglianze, cambiamenti climatici, ha avuto un impatto sociale ed economico negativo. Tutti i problemi del mondo non possono essere affrontati separatamente: essi sono interconnessi. Se non c’è sostenibilità, non c’è benessere per nessuno. Dal Capo di Stato al comune cittadino, occorre operare tutti insieme per adottare un vero cambiamento.

La speranza è posta nei giovani: essi sono sempre più sensibili alle tematiche ambientali. Resto comunque fiduciosa: questo periodo di pandemia così lungo ci ha aiutato a riflettere e ha portato ad un cambiamento nel nostro modo di pensare, quasi una rinascita. A volte dal caos e dalle cose brutte può partire anche un cambiamento positivo. Il periodo della pandemia ha risvegliato le coscienze, come un nuovo rinascimento che ha portato a cambiare abitudini, modi di fare e lavorare. La pandemia ha destato le coscienze delle persone ma anche delle aziende, molte delle quali hanno cambiato il loro approccio. Credo che la sostenibilità rappresenti il nuovo paradigma da seguire per persone e aziende, oltre a rappresentare, ne sono convinta, un volano per la crescita economica del Paese.

Di Salvatore Galeone

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