Acqua e nebbia, un rapporto avvolto nel mistero

Acqua e nebbia, un rapporto avvolto nel mistero

Che cos'è la nebbia? Qual è il suo rapporto con l'acqua? Come si forma? Per capire meglio uno dei fenomeni atmosferici più caratteristici dei mesi invernali, Claudio Cassardo, Professore del dipartimento di Fisica dell'Università di Torino, ci guida tra aspetti tecnici e miti da svelare...

Viaggio, sicuro, nella nebbia e nelle sue caratteristiche

MILANO – Torna l’inverno e con esso la nebbia. Poetica quando avvolge le vecchie strade in città e pericolosa quando la si incontra lungo la strada, la nebbia è la condizione meteorologica più tipica di questo periodo. Ma che cos’è la nebbia? Di cosa è fatta? Come si forma? Quali sono le zone più soggette alla nebbia? È vero che in Italia c’è più nebbia al nord che al sud? Per capire meglio questo fenomeno abbiamo parlato con Claudio Cassardo, Professore del dipartimento di Fisica dell’Università di Torino, che ci ha spiegato perché dire “c’è nebbia in Val Padana” è riduttivo.

Acqua e nebbia. Che rapporto esiste?
La nebbia è composta da minute goccioline di acqua (dette goccioline di nube). Si tratta, in pratica, di una nube a livello del suolo. Essa si forma per effetto della condensazione del vapore acqueo contenuto nell’atmosfera. Pertanto è evidente che è un fenomeno tanto più frequente quanto più l’atmosfera è ricca di vapore acqueo. Siccome la sorgente di vapore acqueo per l’atmosfera è la superficie terrestre, i luoghi caratterizzati da maggiore umidità (come le distese di acqua – laghi e fiumi –, i terreni bagnati, o quelli ricoperti da vegetazione con radici che pescano nelle falde idriche sotterranee) sono più favorevoli alla formazione di nebbie. Tuttavia l’acqua da sola non garantisce automaticamente la formazione delle nebbie, in quanto occorrono particolari condizioni meteorologiche che ne favoriscano la formazione.

Che ruolo ha l’acqua nella formazione della nebbia?
Per potersi formare, la nebbia necessita di un ambiente ricco di vapore acqueo, in modo che un raffreddamento dell’atmosfera favorisca la transizione di stato dalla fase gassosa (di vapore acqueo) a quella liquida (acqua). Si ha così la formazione di minute goccioline (di nube) di acqua sopra le impurità atmosferiche (in gergo tecnico, le impurità si chiamano nuclei di condensazione), il cui diametro è di frazioni di micron. Nelle nubi, le gocce gradualmente crescono e/o si scontrano tra loro, dando origine a gocce più grosse, di dimensioni pari ad almeno un decimo di millimetro, che poi danno origine alle idrometeore. Nella nebbia, invece, generalmente le goccioline rimangono piccole e, pur dando origine a pioviggini o anche debolissime nevicate, non producono generalmente quantitativi rilevanti di precipitazione.

Di cosa è composta la nebbia?
L’ingrediente fondamentale della nebbia è l’acqua. Tuttavia, dal momento che la presenza di impurità favorisce la condensazione del vapore acqueo in goccioline (di nube), è evidente che una maggiore presenza di impurità causa un maggior numero di goccioline. Con il termine “impurità” si intendono sia particelle solide (come minuscole pietrine, di diametri inferiori al decimo di millimetro, o anche più grosse – nell’ambito degli studi sulla qualità dell’aria, si parla di particolato) le quali, durante la condensazione, vengono avvolte da un velo di acqua, sia degli aerosol (molecole o ioni, come ad esempio il triossido di zolfo SO3) i quali, durante la condensazione, possono formare una soluzione o reagire chimicamente (nel caso precedente, acido solforico H2SO4).

Quali sono i luoghi più propensi ad “ospitare” la nebbia? Geograficamente la nebbia è più diffusa al nord o al sud d’Italia?
La nebbia più frequente in Italia è quella da irraggiamento, e si forma preferibilmente in pianura in assenza di vento, o in zone concave. In Italia, la pianura maggiore è la Pianura Padana, che è circondata da Alpi e Appennini. Le montagne riparano la pianura dalle correnti, favorendo una bassa ventosità. Pertanto la Pianura Padana è sicuramente la zona dove si registrano più di frequente le nebbie, favorite anche da una maggiore presenza di particolato generato da processi industriali e di combustione.

Tuttavia in Italia esistono diverse altre pianure, estese da Toscana e Marche fino a Puglia e Sicilia, inclusa la Sardegna, che sono più o meno soggette alla formazione di nebbie da irraggiamento durante le ore più fredde della giornata e, in generale, nella stagione fredda. Condizione essenziale, oltre che la presenza di pianura, o anche di una concavità che, di notte, raccolga l’aria fredda, è l’assenza di ventosità, favorita dalla presenza di orografia che circonda la regione (non solo montagne, ma anche colline). Per questo motivo, generalmente le zone costiere e quelle nei pressi delle montagne, in cui sono sempre presenti brezze (di mare o di monte), sono meno soggette alla formazione di nebbie da irraggiamento, anche se, specialmente lungo l’alto Adriatico, si possono formare nebbie da avvezione.

In determinate condizioni meteorologiche, come quelle di alta pressione, caratterizzate naturalmente da ventosità molto ridotta, se di notte le temperature diminuiscono al di sotto del punto di rugiada in atmosfera, le nebbie si possono formare praticamente dappertutto (escluse le aree costiere e montane) e in modo particolare laddove la presenza di “impurità” in atmosfera è maggiore.

aggiornato il 17 dicembre 2013