I musei sommersi da visitare in Italia

I musei sommersi da visitare in Italia

Tra Campania, Puglia e Calabria, scopriamo i parchi archeologici sommersi tutelati dal progetto Musas

MILANO – Tutelare e valorizzare il patrimonio archeologico subacqueo italiano, i cui tesori sono contenuti all’interno di veri e propri musei sommersi. Nasce con questa finalità il progetto Musas, la rete di Musei di Archeologia Subacquea voluta dal Ministero della Cultura. Finanziato dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale 2014-2020, il progetto vede protagonisti, tra Campania, Puglia e Calabria, i parchi archeologici sommersi di Baia, Egnazia, Kaulonia e Crotone. Scopriamoli più da vicino.

Parco Sommerso di Baia

Istituito il 7 agosto del 2002, il Parco Sommerso di Baia copre un’area di 177,7 ettari, compresa tra i limiti occidentali dell’antico lacus Baianus, alla base dell’altura su cui sorge il Castello Aragonese di Baia, sede del Museo Archeologico Nazionale dei Campi Flegrei, e l’ex area industriale del litorale puteolano, nel cuore dell’antico waterfront del porto commerciale di Puteoli. La villa dei Pisoni, la villa con ingresso a protiro, il Ninfeo di Punta Epitaffio, la via Herculanea, il Portus Julius, le pilae della Secca Fumosa e i tanti altri siti archeologici compresi nel Parco sono oggi protetti secondo un sistema di zonizzazione che prevede aree con differenti gradi di protezione. All’interno del parco sommerso sono possibili visite subacquee, in snorkeling e in canoa, escursioni in barca col fondo trasparente, attività nautiche e marittime.

Porto Sommerso di Egnazia

Vicino Fasano, sul litorale antistante l’acropoli della città antica, verso il mare, è possibile ammirare importanti presenze archeologiche, tra cui incassi rettangolari intagliati nella roccia attribuibili a sepolture e, sott’acqua, a imponenti strutture cementizie, interpretabili come un attracco portuale di epoca romana. Lo studio delle strutture subacquee ha evidenziato che si tratta di opere edilizie costruite direttamente in acqua. Ad Egnazia, sott’acqua, sono stati individuati distintamente due diversi modi di costruire, indicati da Vitruvio nel “De Aechitectura”: l’opera a piloni e l’opera a fondazione continua.

Parco Archeologico di Kaulonia

Al confine tra Reggio e Catanzaro, quaranta blocchi e due basi di colonne ioniche giacciono sui fondali. I primi avvistamenti di materiale archeologico sommerso nel mare antistante il tempio dorico di Kaulonìa risalgono addirittura al 1935. Tutta la zona litoranea è costituita da una formazione arenacea interessata da potenti fenomeni di ingressione marina e subsidenza, che provocano un costante arretramento della costa, la quale è letteralmente inghiottita dal mare a causa dell’attività incessante delle due placche tettoniche sottostanti. È quindi evidente che l’area un tempo doveva essere emersa.

Museo Archeologico di Crotone

In una frazione di Isola di Capo Rizzuto, Punta delle Castella, in provincia di Crotone, è possibile ammirare un percorso archeologico subacqueo che si estende a sud del castello aragonese, a circa 200 metri dalla costa e a 5 metri di profondità. La presenza di resti di una scalinata, due magazzini e vari tagli di cava e lavorazioni fanno pensare a un pezzo di costa scomparsa nel mare. Relitti e manufatti si trovano sui fondali; tra questi, un’insolita concentrazione di cannoni in ghisa e resti metallici a circa undici metri di profondità e non distanti dalla costa.

Valorizzare il patrimonio archeologico sommerso

Tutti questi tesori sott’acqua vengono tutelati grazie al progetto MUSAS, ideato e diretto dall’archeologa dell’ICR Barbara Davidde. Il progetto intende sperimentare su scala sovraregionale un modello integrato di monitoraggio e valorizzazione del patrimonio archeologico sommerso, nelle collezioni museali e in situ, in modo da costituire una buona pratica da estendere e replicare su altri siti. Il progetto mira anche alla messa in rete di aree archeologiche sommerse e Musei che conservano reperti di provenienza subacquea attraverso l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative.

Di Rossella Digiacomo

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