Il cuore liquido d’Europa è in affanno

Le Alpi, con i loro ghiacciai, rappresentano il serbatoio d’acqua dolce più importante d’Europa. Dagli anni ’80 sono in forte riduzione

MILANO – Una collaborazione tra ISTAT e la Società Meteorologica Italiana ha permesso di produrre alcune analisi statistiche sullo stato dei ghiacciai alpini. Le Alpi, con i loro ghiacciai, rappresentano il serbatoio d’acqua dolce più importante d’Europa. Tuttavia, dalla fine degli anni ’80, i ghiacciai di tutte le catene montuose del mondo, Alpi incluse, sono in forte riduzione, salvo limitate e temporanee eccezioni. Il regresso dei ghiacciai va ricondotto in un più ampio contesto storico di deglaciazione, iniziata intorno al 1850 con la fine della Piccola Età Glaciale (1820-1850). La causa, più che in una riduzione delle nevicate ad alta quota, va ricercata nel drastico aumento delle temperature medie estive, sulle Alpi ormai prossimo a 2°C nell’ultimo secolo.

La riduzione alpina

Nel 1850 i ghiacciai ricoprivano circa 4.500 km2 della superficie dell’arco alpino, ridottasi a 2.900 km2 attorno al 1970 e a circa 1.800 km2 nel 2010, con una contrazione areale complessiva del 60% in poco più di un secolo e mezzo. In un contesto di generale arretramento, tra il 1925 e il 2014 spicca una fase segnata da avanzate, che ha preso avvio negli anni ’60 ed ha registrato il suo massimo intorno al 1980. Il picco negativo si è registrato invece nel 2007, con il 99% dei ghiacciai monitorati in ritiro, mentre nel 2014 l’arretramento ha interessato l’88% dei ghiacciai alpini.

Perdita e degalciazione

I bilanci di massa, condotti su almeno una trentina di ghiacciai alpini, evidenziano perdite di spessore equivalenti in media a oltre 1 metro di acqua/anno. Inoltre, si stima che i ghiacciai alpini perdano attualmente ogni anno 40-45 km2 di superficie e 2 km3 di volume.

Il tasso di perdita di massa glaciale sulle Alpi è pressoché raddoppiato negli ultimi 35 anni, passando da uno spessore medio di 85 cm di acqua equivalente persa ogni anno nel periodo 1983-2002 a 163 cm/anno nel periodo 2003-2013. Si tratta di una deglaciazione di intensità eccezionale che, come indicano numerose evidenze paleoambientali e archeologiche, ha portato lo stato attuale dei ghiacciai alpini ad eguagliare il minimo raggiunto circa 6.000-7.000 anni fa.

L’impegno di Levissima

Il problema dello scioglimento dei ghiacciai è da anni al centro dell’impegno di Levissima. Un team di ricercatori dell’Università di Milano è attualmente impegnato, in Alta Valtellina, nel progetto Levissima Spedizione Ghiacciai. L’obiettivo è studiare la fusione glaciale con le migliori attrezzature di rilevamento aereo: l’occhio tecnologico di un satellite NASA per acquisire immagini ad altissima risoluzione e  una stazione meteorologica all’avanguardia che acquisisce dati energetici.

di Salvatore Galeone

5 aprile 2017

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