Le attività dell'uomo incidono sul riscaldamento globale

Uno studio della Pennsylvania State University ha rilevato che le principali cause del riscaldamento globale sono legate all'attività umana

MILANO – Un team di ricercatori guidati dal professore Michael Mann, presso la Pennsylvania State University negli Stati Uniti, ha condotto uno studio relativo al riscaldamento globale, come riporta il quotidiano britannico The Guardian.

La ricerca rileva che, le cause principali del riscaldamento globale sono legate all'attività umana, da cui ne conseguono squilibri ambientali come anomale ondate di caldo, siccità e inondazioni in tutto il mondo.

La scoperta indica che l’impatto del riscaldamento globale è già evidente, per cui diventa necessario ridurre le emissioni di carbonio. Una conseguenza tangibile legata ai cambiamenti climatici è stata la fusione della calotta glaciale artica.

Le onde planetarie

Il nuovo studio ha analizzato un’estrema condizione climatica causata dai cambiamenti delle “onde planetarie” , come ad esempio la siccità record in California e le ondate di caldo recenti negli Stati Uniti e in Russia, così come le gravi inondazioni in Pakistan nel 2010.

Le onde planetarie sono un modello di venti, che circonda l'emisfero settentrionale, dai tropici ai poli. Normalmente, l'onda si muove verso est, ma in determinate condizioni di temperatura, può fermare il suo movimento.

Questo lascia intere regioni sotto le stesse condizioni climatiche  per lunghi periodi, che possono essere periodi di ondate calde o periodi di inondazioni.

Altre ricerche

Altri studiosi si focalizzano su questo tema, come Kai Kornhuber, dell'Istituto di Potsdam che ha dichiarato: “Abbiamo esaminato  dati osservazionali e decine di diversi modelli climatici, da cui emerge che la distribuzione della temperatura, che favorisce lo stallo planetario dell’onda, è incrementata quasi del 70% delle simulazioni.” Le recenti modifiche nell'Artico, in seguito al riscaldamento globale, sono particolarmente sorprendenti, con record di bassi livelli di copertura di ghiaccio e inusuali temperature elevate. “La situazione nell'Artico sta cambiando molto più velocemente di quanto ci aspettassimo”, ha detto il professore Stefan Rahmstorf, anche PIK.

di Valentina Izzo

14 luglio 2017

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