Eliminare il sale dall’acqua, il costo per questo bene prezioso

Il processo di estrazione del sale dall’acqua marina è una possibile soluzione alla crescente mancanza di acqua dolce, ma ci sarebbero dei limiti energetici e finanziari

MILANO – L’acqua desalinizzata, proveniente dal Mar Rosso, è il punto di forza di tutta l’Arabia Saudita e, soprattutto, dell’Università della Scienza e Tecnologia “Re Abdala”, centro di investigazione internazionale situato all’interno di un deserto arido. Una volta superato uno strato di membrane che permettono il processo di separazione, l’acqua dissalata viene “spedita” agli edifici dei laboratori del Campus, ai negozi, ai ristoranti e alle case dei quartieri vicini. Inoltre, viene impiegata per idratare le palme lungo le strade deserte e il manto erboso di un impianto sportivo. Questo processo fornisce l’acqua dolce dell’università: quasi diciannove milioni di litri al giorno che, tuttavia, è solo una piccolissima parte della produzione dell’intera Arabia Saudita. L’acqua desalinizzata, infine, rappresenta circa la metà dell’approvvigionamento di acqua dolce di questo paese, uno fra quelli più carenti di risorse idriche su tutta la Terra, composto da 33 milioni di abitanti.

Il parere degli esperti sulla desalinizzazione dell’acqua

In tutto il mondo si ritiene sempre più che la desalinizzazione possa essere una possibile soluzione per i problemi riguardanti la quantità e la qualità dell’acqua, gli stessi che peggioreranno con l’incremento della popolazione globale, l’aumento del caldo e la prolungata siccità legata ai cambiamenti climatici.

“Questa – dichiara Manzoor Qadir, scienziato ambientale del “Programma sull’Acqua e sullo Sviluppo Umano” presso l’Università delle Nazioni Unite – potrebbe essere soltanto una soluzione parziale per la mancanza di risorse idriche. L’industria crescerà e, fra cinque o dieci anni, potremo vedere un numero sempre maggiore di impianti di dissalazione”. Le forniture di acqua rinnovabile nella maggior parte di questi Paesi, come ad esempio l’Arabia Saudita ed alcuni del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale, sono già ben al di sotto della definizione “carenza idrica assoluta” e, come riporta il nytimes.com, sono diverse le ragioni.

I costi sono la ragione principale, bisogna migliorare i processi

La separazione del sale dall’acqua è un processo ancora piuttosto costoso poiché richiede grandi quantitativi di energia. Per migliorarlo e renderlo più economico ed accessibile, gli studiosi di tutto il mondo stanno pensando ad una formula che possa, ad esempio, concepire delle membrane più efficaci e durature in grado di produrre più acqua per unità di energia. La desalinizzazione, inoltre, ha anche dei costi per l’ambiente; che scaturiscono dalle emissioni di gas serra provenienti dalla grande quantità di energia utilizzata e dall’eliminazione del cloruro di sodio dall’acqua che, oltre ad essere estremamente salata, spesso viene anche trattata con sostanze chimiche. È necessario, comunque, che questo progetto venga trasformato in qualcosa di più accessibile e sostenibile: nell’Università di Kaust, per esempio, i professionisti si sono posti questo obiettivo come primario. “Stiamo cercando di sviluppare nuovi processi con il fine di impiegare il minor quantitativo di energia ed essere più rispettosi nei confronti dell’ambiente” ha dichiarato Noreddine Ghaffour.

L’Arabia Saudita e altri Paesi, infine, dispongono di diversi impianti di dissalazione che utilizzano macchinari tecnici più vecchi che, per funzionare, devono impiegare combustibili fossili: la quantità di risorse erogate è enorme a tal punto che, nel 2009, il ministro arabo dell’Energia ha calcolato che ben un quarto del petrolio e dei gas prodotti dal Paese è stato usato per generare elettricità e produrre acqua dolce. Proprio per questo motivo, i ricercatori dell’Università di Kaust stanno lavorando per trovare un modo che permetta un minor dispendio di energia.

di Stefania Ghezzi

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