Daria Falconi: l’attivista green che promuove stili di vita sostenibili

Daria Falconi: l’attivista green che promuove stili di vita sostenibili

Dopo la visione di un video impattante, Daria ha deciso di utilizzare i social per divulgare i principi della sostenibilità

MILANO – La green influencer e youtuber Daria Falconi, conosciuta anche come DarialNaturale, condivide sui suoi canali social consigli su come condurre una vita più sostenibile, riducendo gli sprechi e gli acquisti superflui. Daria spazia dal fast fashion alla pulizia domestica, dai viaggi al cibo, raccontando anche il suo percorso. Abbiamo posto a Daria alcune domande per conoscerla meglio.

Ciao Daria, parlaci di te e di come è nata la tua passione per la sostenibilità.

Sono una ragazza di 30 anni, romana, laureata in lettere e con un profilo giornalistico. Ho lavorato per 4 anni come video editor in un’azienda che si occupa di sostenibilità. A marzo dell’anno scorso, mi sono licenziata per diventare una freelance: adesso lavoro come video producer e allo stesso tempo mi dedico ai miei canali.

Il mio percorso di sostenibilità è iniziato 5 anni fa. Ero già presente su YouTube con il mio canale DarialNaturale dal 2013, che trattava di argomenti molto diversi. Improvvisamente sono “cresciuta” e mi sono allontanata dai social. Un giorno però mi sono imbattuta per caso in un video della modella greca Kristen Leo, che trattava di fast fashion, un tema di cui non avevo mai sentito parlare. Ne sono rimasta folgorata. Ho pensato così che l’unico motivo valido per tornare sui social potesse essere quello di comunicare e divulgare sulla sostenibilità, un tema che fino a pochi anni fa non era così discusso in Italia. È iniziato per me un percorso di consapevolezza, che nel 2019 si è trasformato in DarialNaturale.

Qual è la tua missione nella vita e nella tua attività sui social?

Credo fortemente nel potere dei social, in quanto costituiscono un mezzo che permette a noi a green influencer, ai giornalisti e ai divulgatori di avere una voce ed una risonanza. DarialNaturale è lo specchio della mia vita, la trasposizione della mia quotidianità, non è un personaggio o un veicolo per raccontare qualcosa. Nella mia vita, cerco di non dare per scontato quello che mi si muove attorno e metto sempre in discussione tutto quello che so. Il mio scopo è quello ridare indietro al pianeta ciò che mi è stato regalato, riducendo la mia impronta ecologica, nella consapevolezza di vivere in una società che non mi permette di condurre una vita essenziale.

Su DarialNaturale non ho un intento educativo, perché non sono una figura professionale di questo settore. Il mio valore aggiunto l’ho scoperto grazie alla mia community: una delle mie rubriche più seguite è quella in cui racconto successi e insuccessi del mio percorso. Mi metto sempre in discussione e do agli altri gli strumenti per capire che il cambiamento è alla portata di chiunque, purché si acquisisca prima consapevolezza. Parlando di alcuni argomenti che scopro, come la fast fashion, cerco di stimolare la domanda nelle altre persone e di portarle a prendere delle decisioni.

Che ruolo pensi possano avere i giovani per il futuro dell’ambiente? E quale pensi sia il ruolo dei social nella diffusione di questo messaggio?

Ho estrema fiducia nei giovani, sono loro che possono davvero cambiare le cose. Le persone di altre generazioni difficilmente combatteranno questa battaglia, in quanto ne hanno affrontate altre in passato. Sicuramente le scelte delle generazioni precedenti hanno determinato quello che stiamo vivendo adesso, ma penso che non si possa più dare a loro questa responsabilità. Questa battaglia è dei giovani: per questo mi rattrista sentire che ad alcuni non interessa. È bello sentirsi consapevoli di poter modificare le cose. Anche se le scelte finali saranno sempre quelle dei potenti, sono i giovani i consumatori finali e sono loro che indirizzano le scelte di consumo. La responsabilità c’è da entrambe le parti. So che non tutti hanno la possibilità di farlo, però confido molto in questa generazione perché nasce nel cambiamento. Secondo Anne Sverdrup, autrice di Nelle mani della natura, siamo “smemorati ecologici” perché siamo nati in un mondo già alterato dai cambiamenti climatici e non realizziamo davvero quanto siano cambiate drasticamente le cose rispetto a 50 anni fa.

Grazie ai social i giovani possono prendere consapevolezza di ciò che sta accadendo, basta solo informarsi di più. Il problema dei social è la viralità. Rendere virale la sostenibilità è difficile, in quanto il viral si basa su ciò che corrisponde ai nostri valori attuali, molto fondati sul consumo. Tuttavia, i social aiutano a far emergere la voce di chi è fuori dai giornali e dall’informazione, che non sempre tratta correttamente il tema. Sui social non ci sono limiti di espressione e non sottostanno alle regole di nessuno: ritengo, per questo motivo, che i social hanno e avranno un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico.

Quali sono i 3 principali consigli che daresti ad una persona che vuole cambiare radicalmente stile di vita per iniziare a vivere in maniera più sostenibile?

Il primo consiglio è informati. Guarda documentari, leggi i libri, ascolta i podcast. Tra i documentari, consiglio ad esempio The True Cost sulla fast fashion o Seaspiracy sull’industria del pesce. Come libro direi Possiamo salvare il mondo prima di cena? di Jonathan Safran Foer e come podcast Bello Mondo di Coramedia. La regola fondamentale è imparare a capire dove informarsi e quali giornali leggere. Non si può entrare in questa battaglia se non la si comprende, non si può cercare di cambiare il mondo se non si capisce che questa battaglia è anche la propria.

Il secondo consiglio è presta più attenzione a ciò che metti nel piatto. Non si può portare avanti questa battaglia senza ristrutturare il proprio piano alimentare. È innegabile che nutrirci di animali o derivati animali abbia un impatto, ma capisco che per una questione di accessibilità non tutti possiamo diventare tutti vegani o vegetariani. Sarebbe opportuno prendere consapevolezza e limitare il consumo carne o derivati.

Il terzo consiglio è metti in discussione il tuo sistema di consumo generale. La R più importante dello zero waste è Reduce: non c’è cosa che impatta meno del non possedere e non comprare. Spesso confondiamo l’essere con il possedere, ma non è così. Non ci si identifica con quello che si acquista, ma con le proprie scelte. Ciò che voglio è far comprendere agli altri questa battaglia fino in fondo, senza puntare alla perfezione. Io stessa mi definisco “imperfetta attivista”, perché non deve passare il messaggio che gli attivisti siano perfetti, basta solo avere pensiero critico.

Manuela Fichera

READ MORE