Giulia Pisco: alla scoperta di una cucina vegana fantasiosa, ricca e sostenibile

Giulia Pisco: alla scoperta di una cucina vegana fantasiosa, ricca e sostenibile

L’influencer che racconta sui suoi canali il mondo della cucina vegetale, ci presenta com’è nata la sua passione e qual è il suo obiettivo

MILANO – Giulia Pisco – che sui social si definisce una “fatina vegana di fiducia” – è un’influencer che racconta sui suoi canali il mondo della cucina vegetale, attraverso le sue ricette e i suoi consigli. In questa intervista, Giulia ci racconta com’è nata la sua passione, e qual è il suo obiettivo: convincere i suoi lettori, con ironia e leggerezza, che il mondo vegano sia qualcosa di bello, cool e coinvolgente.

Ciao Giulia, parlaci un po’ di te e di com’è nata la tua passione per la cucina vegetale

Mi chiamo Giulia, ho 21 anni e sono nata e cresciuta Modena. Mi sono avvicinata alla cucina vegetale sin da giovanissima in quanto a 12 anni sono diventata vegetariana. Questo ha aperto le porte ad un mondo nuovo, fatto di colori, gioia, compassione e ingredienti magici nella loro semplicità. Da questo momento la mia curiosità e la voglia di sperimentare hanno trovato libero sfogo nella cucina vegetale, ancora di più diventando vegana dopo qualche anno. Amo cucinare in modo colorato e fantasioso perché è il modo con cui esprimo la felicità di coltivare una passione, quella della cucina, senza dover recare danni agli animali.

Da qualche mese ho aperto il mio profilo Instagram @giuliapisco, dove condivido ricette e consigli sull’alimentazione vegetale. Il mio obiettivo è quello di abbattere i pregiudizi sul mondo vegan e, anzi, farlo percepire da chi mi segue come qualcosa di “figo”, coinvolgente, colorato e d’ispirazione. Insomma, lo scopo è quello di invogliare le persone a prenderne parte e fare quindi questa scelta in modo consapevole ma naturale. Faccio questo portando i miei followers nella mia quotidianità con ironia e leggerezza, ma dando sempre centralità ai temi che mi stanno a cuore per sensibilizzare il più possibile il mio pubblico e invogliarlo al cambiamento.

Quali ostacoli incontri/hai incontrato nella tua quotidianità quando si parla di cucina vegana e alimentazione?

Sicuramente l’ostacolo maggiore ad oggi è l’immaginario comune associato alle persone vegane. In Italia si tende a stereotipare molto la figura del vegano: chi segue questa alimentazione è spesso visto come un hippie che fa parte di una strana setta esclusiva in cui ci si nutre solo di germogli e insalata, un po’ debole e malaticcio a causa delle carenze. Per questo mi capita di frequente di vedere facce stranite e giudicanti quando dico di seguire questa alimentazione: i luoghi comuni e i falsi miti sono ancora moltissimi, ed è questo che frena le persone ad avvicinarsi a questo stile di vita. Ma il mio obiettivo è proprio quello di sradicare queste credenze: essere vegan non è sinonimo di rinunce, carenze ed esclusione sociale, ma tutt’altro.

Qual è il tuo rapporto con la sostenibilità? Ci sono altri ambiti, oltre a quello del cibo, su cui ti consideri attenta?

Seguire un’alimentazione vegana per me è importante anche per quanto riguarda la sostenibilità ambientale. Infatti, il cambiamento più potente che si possa fare come singoli per ridurre il proprio impatto sulla terra è proprio quello di mangiare vegetale. La produzione di carne e latticini è associata a elevate emissioni di gas serra e richiede inoltre enormi quantità di acqua e terreno. Al contrario, l’alimentazione vegana porterebbe al dimezzamento delle emissioni di CO2 e alla riduzione del 76% delle risorse idriche e terrestri utilizzate per la produzione di cibo.

Per quanto riguarda il mondo della sostenibilità, bisogna tenere a mente che essere perfetti è impossibile, ma ognuno può fare la sua parte con piccoli cambiamenti quotidiani: una delle chiavi per essere più sostenibili è ridurre i consumi. Io, per esempio, evito il più possibile l'utilizzo di plastica monouso, preferendo prodotti riutilizzabili e cercando di riciclare correttamente i materiali. Ma soprattutto, ancora prima di acquistare qualcosa, cerco sempre di chiedermi: “ho veramente bisogno di questo oggetto?”. Insomma, mi sforzo a fare acquisti consapevoli e mirati, non impulsivi. Quando faccio shopping preferisco il second hand al fast fashion, frequentando mercatini e usando app che mi consentono di acquistare capi già usati ma in condizioni ancora ottime.

Qual è, secondo te, a livello generale, la percezione sul tema? Cosa potrebbe – e dovrebbe – essere migliorato?

Penso che nel nostro paese ci sia ancora una forte mancanza di sensibilità a questo tema. La disinformazione dilaga quando si parla di sostenibilità perché non esiste ancora un’educazione adeguata ad una questione così urgente. Viviamo in un mondo che promuove continuamente il consumismo, lo spreco e l’acquisto di prodotti non sostenibili. I governi ritardano azioni concrete dandoci la conferma di non star affrontando il problema del cambiamento climatico come dovrebbero. E per questo motivo la gente resta attaccata alle sue comodità e alle sue abitudini consolidate, perché apportare delle modifiche è scomodo se si è gli unici a doverlo fare: “se non lo fa nessuno, perché dovrei farlo proprio io?”

Penso quindi che sia fondamentarle introdurre la questione nelle scuole, integrando l’educazione ambientale e la sostenibilità nei programmi scolastici per formare le future generazioni. È importantissima anche la promozione di alternative sostenibili, accessibili a tutti soprattutto a livello economico. Ma soprattutto sono le istituzioni locali e nazionali a dover implementare politiche ambientali e leggi che promuovano la sostenibilità.

C’è una ricetta che ami particolarmente? Se sì, quale e perché?

Una delle ricette che amo di più in assoluto è quella della cheesecake vegana. Un dolce che in partenza è il meno vegano del mondo, dato che alla base della ricetta che tutti conosciamo ci sono quasi solo esclusivamente i formaggi. Da piccola era il mio dolce preferito in assoluto, e lo è tutt’ora: la soddisfazione di poter replicare certi sapori che riportano all’infanzia, ma con una consapevolezza che ti permette di non recare danni agli animali, è una delle cose che mi rende più felice ed orgogliosa in assoluto. E poi diciamocelo, il momento migliore è quando amici e parenti assaggiano la torta e chiedono “ma com’è possibile che sia vegana?”

Quale consiglio daresti ai nostri lettori? 

Spesso ciò che frena dall’approcciarsi ad un'alimentazione più vegetale è la paura che sia troppo impegnativo. Il mio consiglio è sempre quello di procedere in modo graduale, seguendo i propri ritmi e le esigenze del proprio corpo. All’inizio è del tutto normale sbagliarsi, ma è tutta questione di abitudine. I cosiddetti “vegan fail” (situazioni in cui chi segue una dieta vegan consuma per sbaglio prodotti con ingredienti di origine animale) possono capitare a tutti, anche al più vegano del mondo!

Informarsi su come costruire un’alimentazione vegana completa è importantissimo e credo che il modo più pratico per farlo sia affidarsi ad un professionista. Ma il consiglio più grande è quello di non aver paura di sperimentare: la cosa più bella è proprio esplorare nuovi alimenti e provare ricette a base vegetale, magari cercando alternative vegane ai propri piatti preferiti!

Di Stefano Morretta

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