MILANO – Spesso quando si parla di riciclo e raccolta differenziata viene subito in mente la raccolta della plastica. Esiste un altro materiale protagonista del riciclo che merita la stessa considerazione: il vetro. Il suo riciclo occupa un settore specifico del riciclaggio dei rifiuti e comprende una serie di specifiche operazioni. A parlarcene in questa intervista l’ingegnere Massimiliano Avella, Responsabile Sviluppo e Riciclo e Responsabile Comunicazione di Coreve, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero dei rifiuti di imballaggio in vetro prodotti sul territorio nazionale istituito dai principali gruppi vetrari italiani il 23 ottobre 1997.
Cosa rende unico un materiale come il vetro?
ll vetro è un solido amorfo, una sorta di liquido allo stato solido, con caratteristiche uniche: se rifuso, non ha infatti scadimenti qualitativi e non registra alcuna perdita di materia. Non c’è nessun altro materiale che si comporti allo stesso modo. Ha però un limite: da rottame di vetro colorato, non si produce vetro incolore. Per farlo, serve rottame selezionato per colore.
La longevità del vetro non teme rivali: rinasce infatti con forme e destinazioni d’uso identiche a quelle delle vite precedenti. Riciclabile al 100%, all’infinito, realizza alla perfezione, da sempre, il moderno concetto di Economia Circolare.
Come riciclare le bottiglie di vetro?
Da vetro rinasce vetro, sempre. Produrre e riciclare, per questo materiale, sono due sinonimi. Già i Romani per produrre nuovo vetro rifondevano quello vecchio. Soprattutto da quando, con la perdita delle colonie d’Oriente, iniziò a scarseggiare il natron, uno dei minerali allora indispensabili per la produzione di vetro. Recuperare e rifondere rottami di vetro è, da sempre, l’alternativa produttiva più sostenibile. In epoche più vicine, nel 1832, i Borboni intimavano ai napoletani di “ammonticchiare”, fuori dalle loro abitazioni, il vetro separandolo dagli altri scarti, pena l’arresto. Un aneddoto che colloca la raccolta differenziata “porta a porta” piuttosto indietro nel tempo, sfatando alcuni luoghi comuni.
Oggi, il 77,3% degli imballaggi in vetro consumati in Italia viene riciclato (oltre l’obiettivo al 2030 fissato dall’Europa) grazie al suo recupero, a valle dalla raccolta differenziata, in impianti di trattamento altamente specializzati, dove vengono eliminate le impurità presenti all’origine per ottenere una materia prima “seconda” (prodotta da rifiuti), utile per l’industria vetraria. Il riciclo nella produzione di nuovi imballaggi in vetro permette di contenere le emissioni di gas serra (CO2), di risparmiare molta energia ed evitare il ricorso alle materie prime di natura estrattiva. Però, tutto ciò è possibile solo se il rottame infornato in vetreria è privo di contaminanti: per questo è importante che i cittadini, il primo e principale anello nella catena del riciclo, separino il vetro correttamente e non lo mischino con materiali come ceramica, pirex e cristalli. Gli impianti di trattamento del vetro, sebbene siano dotati di tecnologie altamente sofisticate, per la cernita degli inquinanti, hanno limiti oltre i quali non sono in grado di operare in modo efficace. Inoltre, in generale: più impurità sono presenti nella raccolta, più vetro altrimenti riciclabile è fatalmente perso con gli scarti di selezione.
Le impurità presenti nel vetro raccolto non dipendono solo dagli errori dei cittadini, che dobbiamo sensibilizzare adeguatamente, ma anche dal sistema di raccolta adottato che è appannaggio dei singoli Comuni. Scegliere di raccogliere il vetro con altri materiali, per esempio, non ne aiuta il riciclo. La raccolta del vetro più efficiente, efficace ed economica, è considerata essere, in tutta Europa, quella svolta con le “campane” verdi che tutti conosciamo dedicate al solo vetro.
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Di Salvatore Galeone