Blue economy: cos’è e il suo ruolo nella sostenibilità ambientale

Blue economy: cos’è e il suo ruolo nella sostenibilità ambientale

Scopriamo cosa si indica con il termine “economia blu”, il suo rapporto con la green economy ed i diversi campi di applicazione

MILANO - Negli ultimi anni, anche grazie alla maggiore sensibilità per la salvaguardia del nostro pianeta e allo sviluppo di un'economia ecosostenibile si sente parlar sempre più spesso di blue economy. Ma in cosa consiste “l’economia blu”? Come nasce?

Cosa intende per Blue Economy 

L’economia blu, conosciuta anche come blue economy, è un modello di economia dedicato alla creazione di un sistema economico sostenibile realizzabile attraverso l’innovazione tecnologica. Essa è un ramo della green economy; come quest'ultima, anche la blue economy si prefissa un sistema di crescita economica che tenga conto dell’impatto ambientale dell’attività produttiva ed economica. Ma mentre la green economy prevede una riduzione di CO2 entro un limite accettabile, l'economia blu ha come obiettivo quello di arrivare ad emissioni zero di CO2.

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Il teorico della blue economy e come è nata l’economia blu

Il termine blue economy è stato introdotto per la prima volta nel 2010 dall'economista belga Gunter Pauli all’interno del suo libro “Blue economy: 10 anni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro”. In questo saggio, Pauli introduce una nuova forma di economia sostenibile, simile alla green economy, ma differente da essa. La blue economy indicata dall’autore si basa sull’imitazione dei sistemi naturali che riutilizzano continuamente le risorse e non producono né sprechi né rifiuti.

I principi della blue economy

L’economia blu si basa sull’innovazione tecnologica e il riuso delle risorse presenti attraverso lo sviluppo di principi fisici. Essa utilizza per esempio tecniche scientifiche come la biomimesi, un settore ancora poco conosciuto che si fonda sullo studio e sull’imitazione delle caratteristiche e delle soluzioni delle specie viventi per trovare nuove tecniche di produzione e migliorare quelle già esistenti. Un esempio arriva dal professor Jorge Reynolds, inventore di un nuovo pacemaker senza batterie, difficili da riciclare. Grazie alle conoscenze acquisite sul funzionamento degli organismi viventi in relazione all'ambiente, ha trovato il modo di far funzionare il pacemaker con la temperatura corporea e la pressione generata dalla voce.

Attraverso la blue economy si vuole ripensare a un nuovo modo di pensare il business: l’obiettivo non è di investire di più nella tutela dell’ambiente ma, grazie alle innovazioni in tutti i settori dell’economia che utilizzano sostanze già presenti in natura, di effettuare minori investimenti, creare più posti di lavoro e conseguire un ricavo maggiore.

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Proteggere gli oceani

Non è un caso la connotazione cromatica presente all’interno del termine “blue economy”: essa infatti si rivolge in particolare al mondo economico che gira intorno ai mari e gli oceani, i quali non hanno solo una forte rilevanza “ecologica”. Mari e oceani rivestono un ruolo importantissimo nel contrastare il cambiamento climatico, riuscendo ad assorbire il 93% del calore della terra e ad immagazzinare il 30% circa dell’anidride carbonica che si produce. Non solo, essi inoltre rappresentano un patrimonio straordinario: se si costituisse un paese con i mari e gli oceani del mondo, secondo le rilevazioni del WWF esso sarebbe l’8° economia del mondo.

Il WWF ha indicato che l’insieme di tutte le attività legate agli oceani ha un valore economico di 24 trilioni di dollari ed è in grado di generare ogni anno sino a 2,5 trilioni di dollari. Inoltre, in Europa, circa cinque milioni di posti di lavoro a tempo pieno dipendono proprio da essi. Per questo, la “blue economy” si occupa principalmente di salvaguardare la "purezza del mare" e di attuare un tipo di pesca sostenibile.

Di Salvatore Galeone

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