I falsi miti sul riciclo della plastica

I falsi miti sul riciclo della plastica

In occasione del traguardo raggiunto quest’anno da Levissima di avere per tutte le bottiglie d’acqua minerale almeno il 25% di plastica riciclata (R-PET), il brand condivide alcuni approfondimenti dei principali dubbi degli italiani

MILANO – Le buone pratiche legate al riciclo rappresentano la base di uno stile di vita sostenibile. Tuttavia, non vi è ancora una forte cosapevolezza su questo tema, sia dal punto di vista della formazione che delle corrette pratiche da adottare: dalla differenza tra riuso e riciclo, o tra plastica riciclata e riciclabile, fino al significato delle diciture PET e R-PET, alcuni concetti chiave dell’economia circolare non risultano ancora chiari per tutti.

I falsi miti legati al riciclo

In questo contesto Levissima, impegnata per educare alla cultura del riciclo, si fa ambasciatrice delle tematiche relative all’economia circolare, con l’obiettivo di divulgare e promuovere una cultura della sostenibilità che riconosce il valore di ogni bottiglia, che, se riciclata correttamente, può diventare una risorsa.

Ecco alcuni approfondimenti dei principali falsi miti e dubbi degli italiani:

Riciclo vs. Riuso

Riciclare significa “utilizzare nuovamente materiali di scarto o di rifiuto di precedenti processi produttivi”, ovvero trasformare materiali di scarto e rifiuti recuperati grazie alla raccolta differenziata in nuovi beni (le cosiddette materie prime seconde) dando loro una seconda vita. Con riuso, invece, ci si riferisce alla possibilità di riutilizzare oggetti che non sono ancora diventati scarti o rifiuti: riutilizzando qualcosa si ha la possibilità di non far terminare il suo ciclo di vita, evitando che finisca in discarica.

Riciclato vs. Riciclabile

Con il termine “riciclato” si fa riferimento alla “materia prima seconda” ricavata da un processo di riciclo, ovvero scarti di produzione o di materie derivanti da processi di riciclo che possono essere reimmesse nella produzione come nuove materie prime, così da realizzare nuovi prodotti utilizzando meno materie prime vergini. 

Con “riciclabile”, invece, si fa riferimento alla materia prima che, grazie ad un processo di riciclo, può essere reimmessa nella produzione per realizzare nuovi prodotti. In particolare, un imballaggio in plastica è considerato riciclabile (come il PET) se, fin dalla fase della progettazione, è pensato per esserlo e se, al tempo stesso, i suoi processi di raccolta e riciclo dimostrano di funzionare concretamente per la maggioranza dei contesti locali cui si fa riferimento*.

PET vs. R-PET

Esistono diversi tipi di plastica, ognuna con caratteristiche diverse. L’R-PET (Recycled polietilene tereftalato) indica un polimero ottenuto attraverso processi di recupero e riciclo del comune PET post consumo utilizzato per contenere alimenti. Si tratta di un materiale identico per qualità, sicurezza e resistenza al PET tradizionale, che è uno dei materiali migliori in grado di mantenere inalterate le caratteristiche uniche di purezza originaria dell’acqua minerale, garantendo che arrivi sulle tavole dei consumatori così come sgorga alla fonte. L’R-PET, inoltre, come il PET vergine, può essere riciclato innumerevoli volte.

Falsi miti vs buone pratiche del riciclo

Bottiglia a fisarmonica o sottiletta?

Quando si butta via una bottiglia d’acqua, è sempre meglio appiattirla per il lungo, come una “sottiletta”, invece che accartocciarla dall’alto verso il basso, tipo fisarmonica. Ciò è importante per facilitare il lavoro dei macchinari per selezionare e dividere i rifiuti di plastica. Un accorgimento che può sembrare banale, ma che se applicato ai miliardi di bottiglie che l’Italia consuma ogni anno, può fare la differenza nella quantità (e qualità) di plastica riciclata.

Tappi no o tappi sì?

Nel gettare una bottiglia, è corretto riciclare anche il tappo di plastica, insieme alla bottiglia. Si tratta infatti di una questione al centro di molti dibattiti negli ultimi anni, per il fatto che i tappi venivano realizzati con diversi tipi di plastica rispetto a quelli usati per la produzione delle bottiglie. Tuttavia, esistono apparecchiature adibite al trattamento di tappi e bottiglie, che li dividono in flussi separati all’interno degli impianti di smistamento.

Sporca o pulita?

Infine, è opportuno che le bottiglie – o eventuali contenitori da buttare – siano privi di residui di cibo grossolani per poter essere differenziati, ma è bene sapere che gli impianti di selezione e riciclo prevedono anche una fase depurativa dei rifiuti e sono perfettamente in grado di smaltire piccole tracce di sporco.

L’impegno di Levissima

Da sempre pioniera nell’uso della plastica riciclata, nel marzo 2021 Levissima ha lanciato la prima bottiglia in Italia realizzata con il 100% di PET riciclato (RPET), il formato 1L, seguito subito dal formato sport 75cl. Nel 2022 ha quindi allargato il portafoglio 100% R-PET con due nuove referenze, 50cl naturale e frizzante, dedicate al canale Horeca. Da quest’anno, invece, Levissima ha raggiunto un nuovo traguardo: tutte le bottiglie d’acqua minerale Levissima hanno almeno il 25% di plastica riciclata (R-PET).

Un risultato importante per l’azienda, che ha intrapreso da anni un percorso che abbraccia tutta la catena del valore dell’acqua, dal packaging alla logistica, fino alla prodizione e alla valorizzazione del capitale naturale, al fine di trovare soluzioni sempre più virtuose per aumentare ulteriormente l'utilizzo di materiali riciclati e ridurre la sua impronta di carbonio, ovvero le emissioni di gas serra generate lungo l'intero ciclo di vita dei prodotti, dei servizi, dell'organizzazione e degli individui.

Di Prisca Peroni

Bibliografia:

*MANUALE-RICICLO.pdf (scuolattiva.it)

**Riciclo delle bottiglie di plastica: ecco come farlo correttamente (levissima.it)

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