MILANO - L’acquacoltura è oggi uno dei settori alimentari in più rapida crescita, destinato a giocare un ruolo chiave nella sicurezza alimentare globale. In un contesto di sovrasfruttamento della pesca e pressione sugli ecosistemi terrestri, allevare in modo sostenibile pesci, molluschi e alghe può offrire una risposta concreta alla domanda alimentare del futuro. Questo articolo analizza lo stato dell’arte dell’acquacoltura sostenibile, con uno sguardo alle sue potenzialità ambientali e nutrizionali, alle innovazioni più promettenti e alle sfide che ancora deve affrontare.
Un settore in crescita, una necessità globale
Nel 2022 la FAO ha stimato che oltre il 50% del pesce consumato nel mondo proviene da allevamenti, una percentuale destinata ad aumentare nei prossimi decenni. Questo perché la pesca selvatica ha raggiunto i suoi limiti biologici: il 35% degli stock ittici mondiali è sovrasfruttato e molti ecosistemi marini sono in crisi. A ciò si aggiunge la crescente richiesta alimentare, che – secondo il World Resources Institute – dovrà aumentare del 50% entro il 2050 per nutrire una popolazione globale che supererà i 9,7 miliardi di persone (ONU, World Population Prospects, 2022). In questo scenario, l’acquacoltura sostenibile emerge come una delle risposte più concrete, grazie alla sua efficienza produttiva e alla possibilità di ridurre l’impatto su suolo e acqua dolce rispetto alla zootecnia tradizionale.
Acquacoltura sostenibile: oltre il pesce, verso un ecosistema virtuoso
Non si tratta più solo di allevare pesci. L’acquacoltura moderna comprende anche molluschi, crostacei e, soprattutto, alghe: organismi che possono essere coltivati in modo circolare, con un impatto ambientale ridotto e un elevato valore nutritivo. In particolare, le alghe stanno assumendo un ruolo sempre più centrale. Crescono rapidamente, non richiedono fertilizzanti né acqua dolce e assorbono grandi quantità di CO₂. Possono essere utilizzate in cucina, come integratori, nella cosmesi, nei fertilizzanti naturali e persino per produrre bioplastiche.
Secondo il report FAO The State of World Fisheries and Aquaculture (2022), la produzione globale di alghe ha superato i 35 milioni di tonnellate e continua a crescere. In Asia orientale, in particolare in Cina e Corea del Sud, sono già parte integrante dell’economia alimentare e rappresentano un potenziale ancora poco esplorato in Europa.
Tecnologie e buone pratiche per un acquacoltura a basso impatto
Il cuore dell’acquacoltura sostenibile sta nelle tecnologie adottate. Sistemi di ricircolo dell’acqua (RAS – Recirculating Aquaculture Systems), sensori per il monitoraggio ambientale, allevamenti offshore automatizzati e policoltura integrata sono solo alcune delle soluzioni oggi implementate per ridurre l’uso di antibiotici, gestire i reflui e garantire il benessere degli organismi allevati. In paesi come la Norvegia, l’acquacoltura avviene in impianti galleggianti ad alta tecnologia che sfruttano energie rinnovabili e riducono al minimo le interferenze con l’ambiente marino.
In Italia, realtà come quelle in Sardegna o in Alto Adriatico stanno sperimentando modelli virtuosi che coniugano qualità del prodotto, trasparenza nella filiera e impatto ambientale controllato, mostrando che anche nel Mediterraneo è possibile un’acquacoltura compatibile con la tutela della biodiversità.
Opportunità e sfide aperte
I vantaggi sono evidenti: l’acquacoltura consuma meno terra e acqua dolce rispetto all’allevamento terrestre e ha un’efficienza produttiva molto elevata. Per esempio, per ottenere 1 kg di pesce bastano poco più di 1 kg di mangime, contro i 6-10 kg necessari per la stessa quantità di carne bovina. Inoltre, permette di ridurre la pressione sulla pesca selvatica e offre alternative proteiche valide anche in chiave climatica.
Tuttavia, le criticità non mancano. Il rischio di inquinamento da rifiuti organici e farmaci, la diffusione di malattie in ambienti troppo affollati e la necessità di una regolamentazione più armonizzata a livello internazionale restano ostacoli da superare. Anche la percezione dei consumatori gioca un ruolo decisivo: trasparenza, tracciabilità e certificazioni etiche sono strumenti indispensabili per rafforzare la fiducia nel settore.
Pensare al cibo del futuro significa guardare all’acqua non solo come fonte di vita, ma anche come risorsa produttiva. L’acquacoltura sostenibile può essere una leva per costruire un sistema alimentare più resiliente, capace di rispettare gli equilibri ecologici e di garantire sicurezza nutrizionale a miliardi di persone. Investire in ricerca, innovazione e formazione è oggi la chiave per coltivare questo potenziale e trasformarlo in una realtà concreta, accessibile e duratura.
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Di Martina Invernizzi