L’acqua come linguaggio: dalle materie alle esperienze nell’arte contemporanea

L’acqua come linguaggio: dalle materie alle esperienze nell’arte contemporanea

Come l’acqua, reale, digitalizzata o trasformata in nebbia, vortice, memoria, è diventata un “oggetto” artistico che costruisce spazi, percezioni e narrazioni.

MILANO - Nell’arte contemporanea l’acqua non è più soltanto simbolo o sfondo: è materia attiva che modella lo spazio e la percezione. Artisti e collettivi la fanno piovere al chiuso, la trasformano in nebbia, la mettono in rotazione, la campionano come archivio vivente. Il pubblico non guarda più “un quadro con l’acqua”, ma entra in esperienze dove gocce, vapore, rumori e riflessi sono parte dell’opera. 

L’acqua “fonte d’ispirazione” per l’arte conptemporanea: alcuni esempi

Di seguito, un itinerario tra installazioni che mostrano come il liquido diventi forma, dispositivo e racconto, dall’Italia al resto del mondo.

Pioggia che non bagna: Random International, Rain Room

Con Rain Room (2012) il collettivo britannico Random International porta un temporale in galleria: migliaia di ugelli creano un acquazzone continuo da attraversare senza bagnarsi, grazie a sistemi di tracciamento che “spengono” la pioggia attorno al corpo del visitatore. L’opera rende tangibile il rapporto tra natura e tecnologia: acqua reale, ma governata da software, suono e coreografia dei sensi. La versione permanente a Sharjah (2018) e le tappe a Barbican, MoMA e LACMA hanno fatto scuola nell’arte immersiva. 

Un fiume dentro il museo: Olafur Eliasson, Riverbed

Olafur Eliasson riempie l’ala sud del Louisiana Museum (Danimarca, 2014) con 180 tonnellate di pietra e un vero corso d’acqua: il paesaggio entra nel white cube e lo trasforma in un sentiero instabile, da camminare con lentezza. Riverbed è un ribaltamento di scala e di ruolo: l’acqua diventa architettura temporanea, la sala espositiva un territorio, con suono, umidità, vibrazione sotto i piedi. Non è scenografia: è un ambiente che interroga l’idea di “naturale” in uno spazio costruito. 

Il vortice senza fondo: Anish Kapoor, Descension

In Descension l’acqua ruota in un grande gorgo nero che sembra risucchiare lo sguardo: un disco liquido in perenne caduta, esposto in versioni diverse tra India, Italia, Francia e negli USA. Qui l’acqua non rappresenta nulla: è il fenomeno, potenziato fino a diventare vertigine percettiva e meditazione sul vuoto. La semplicità apparente (un vortice) è sostenuta da un sofisticato controllo fluidodinamico e cromatico. 

La piscina impossibile: Leandro Erlich, The Swimming Pool

Al 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa, The Swimming Pool inganna la percezione con una vasca “piena” in cui si può entrare: uno strato d’acqua sottile sopra un vetro crea l’illusione di un tuffo, mentre i visitatori sotto sembrano camminare immersi. L’acqua diventa un filtro ottico che interroga ciò che crediamo di vedere e come condividiamo lo spazio con gli altri. 

Memorie liquide: Roni Horn, Vatnasafn/Library of Water

A Stykkishólmur, in Islanda, Roni Horn raccoglie l’acqua di ghiacciai diversi dentro colonne trasparenti: un’installazione permanente che è insieme scultura, archivio e luogo civico. L’acqua come memoria geologica e culturale, da guardare, leggere, ascoltare, mentre la luce e il clima locale ne cambiano costantemente l’aspetto. Un’opera che lega ecologia, comunità e poesia del dato. 

Acqua: mezzo e messaggio dell’arte contemporanea

Che si tratti di pioggia governata da sensori, di un ruscello in museo, di nebbie che cancellano i confini, di vortici ipnotici, piscine paradossali, archivi di ghiaccio o onde elettroniche, l’acqua è il mezzo e il messaggio. Come materia instabile costringe a ripensare spazio, tempo e partecipazione del pubblico; come esperienza sensoriale, allena alla complessità del reale. In un’epoca segnata dalla crisi climatica e dalla fame di immersioni “autentiche”, l’acqua conferma la sua potenza: non illustrazione, ma linguaggio contemporaneo.

Fonti:

 

Di Fabiola Ceglie

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