MILANO - Quando l’arte incontra la scienza, i ruoli si ribaltano: non formule o dati, ma pennelli, colori e creatività. Accade grazie a Nutrire la Biodiversità, il progetto che dà l’opportunità ai più piccoli, in qualità di artisti per un giorno, di essere protagonisti di un nuovo modello di educazione e di sensibilità alimentare urbana, in cui l’arte si fa linguaggio universale anche a servizio della scienza.
Si tratta di un progetto importante, sostenuto dalla Prof.ssa Hellas Cena, Direttrice del Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia, nell’ambito del National Biodiversity Future Center (NBFC), finanziato dal PNRR con fondi NextGenerationEU.
Domande per il nostro futuro
Nutrire la Biodiversità mira a rispondere a interrogativi fondamentali per le prossime generazioni: avremo cibo di qualità? Per tutti? Avremo diversità nell’alimentazione?
Domande ancora più pressanti in un contesto urbano, dove le scelte alimentari quotidiane hanno un impatto diretto sulla salute delle persone e sul benessere del pianeta.
“La nutrizione può e deve sostenere nuovi stili di vita urbani, più consapevoli e rispettosi dell’interdipendenza tra la salute umana e quella ambientale. Formare nuove generazioni consapevoli del legame tra cibo, salute e ambiente è il primo passo per costruire comunità urbane più resilienti e attente al valore della biodiversità” – afferma la Prof.ssa Hellas Cena - Come ricercatori, siamo sempre più parte attiva nella comunicazione verso le giovani generazioni, che erediteranno le nostre città con tutte le loro complessità. Grazie a linguaggi universali come l’arte, vogliamo far emergere nei bambini una consapevolezza che li accompagnerà per tutta la vita: la varietà nel piatto è una ricchezza per noi e per l’ambiente.”
L’arte come sintesi: quando i bambini diventano “ambasciatori”
Al centro del progetto c’è un’idea potente: far comprendere ai bambini come le loro scelte alimentari quotidiane possano tutelare contemporaneamente la propria salute e il benessere del pianeta, trasformandoli in ambasciatori di questo messaggio nelle loro famiglie e nelle loro comunità.
Il metodo è rivoluzionario per la sua semplicità: i bambini lavorano con i colori primari, costruendo da sé tutte le altre tonalità, in un processo che riflette perfettamente il concetto di biodiversità.
Milano come primo laboratorio urbano
Nutrire la Biodiversità rappresenta un modello innovativo di educazione alimentare legato al contesto urbano, che parte dalla scuola primaria per sviluppare competenze di food literacy nelle giovani generazioni.
La Scuola Primaria di via Bergognone a Milano è stata scelta come primo spazio urbano di sperimentazione, con l’ambizione di diventare un modello replicabile. Nel cortile della scuola – un edificio storico, oggi esempio di rigenerazione urbana – i piccoli partecipanti lavoreranno su una tela di 8 metri disposta fra gli alberi, di fronte e in relazione a “Tracce”, un'opera di Cristina Ciusa, ideatrice e curatrice del progetto ed esperta di comunicazione etica e biodiversità presso il Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia. Non ci sono soglie tra l'arte e l'esperienza site-specific: il cortile diventa un bosco senza confini, con panche di legno e case degli insetti che integrano lo spazio con l'esperienza creativa.
Il progetto, che proseguirà nel 2026 con eventi in gallerie d’arte e poli museali e amplierà il dialogo tra ricerca, arte e società, si rivolge a classi multietniche per riflettere la realtà delle nostre città e valorizzare la ricchezza delle diverse tradizioni alimentari.
Di Salvatore Galeone