Arriva il fungo che degrada la plastica

Arriva il fungo che degrada la plastica

Gli studenti del Department of Molecular Biophysucs and Biochemistry dell'Università di Yale hanno scoperto il fungo che degrada la plastica

MILANO – Può un fungo erodere la plastica? Sì, almeno secondo gli studenti del Department of Molecular Biophysics and Biochemistry della Università di Yale. Il gruppo di ragazzi, partiti qualche anno fa per una spedizione di studio nella foresta pluviale, non pensava di tornare a casa con una scoperta che potrebbe essere un valido aiuto nello smaltimento della plastica: un fungo che pare abbia la peculiarità di nutrirsi di poliuretano.

Il fungo

Il suo nome scientifico è pestalotiopsis microspora, della famiglia degli ascalomiceti che, in assenza di ossigeno è in grado di degradare quella plastica ritenuta non riciclabile. Questo lo renderebbe, non solo un ottimo alleato nelle discariche, ma anche un ottimo oggetto di studi per provare a risolvere il problema dei rifiuti plastici marini, nonché un alleato in più che completa quello che dovrebbe fare l’uomo, ovvero smaltire correttamente la plastica che può essere riciclata.

Sostenibilità ambientale

Com’è noto da anni, infatti, galleggia tra l’oceano Pacifico e l’Indiano un’isola di detriti (per lo più plastici), delle dimensioni della penisola iberica, che si chiama garbage patch, dovuta all’accumulo a partire dagli anni ’50 dei rifiuti plastici abbandonati nel mare, che si aggregano a formare un enorme “vortice” di spazzatura che galleggia sulla superficie oceanica. In molti hanno provato a sviluppare ipotesi e teorie, per lo più strutturali, sul come riuscire ad eliminare questa gigantesca massa di rifiuti, senza per questo trovare una soluzione accettabile o veramente funzionale.

La scoperta di Yale

Dal giorno della scoperta ad oggi i ricercatori di  Yale sono riusciti a sintetizzare l’enzima degradante, comprendendone a pieno il meccanismo ed ora stanno provando a modificarlo affinché funzioni anche in presenza di ossigeno così da utilizzarlo per avviare il processo di conversione di questa gigantesca isola di immondizia che mette ancora più a repentaglio la salute degli oceani. 

di Alessandro Michielli

16 marzo 2017

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