Meno rifiuti più benessere in 10 mosse, Associazione Comuni Virtuosi

Meno rifiuti più benessere in 10 mosse, Associazione Comuni Virtuosi

E' ancora alto lo spreco di imballaggi che non vengono riusati e riciclati. Per un cambio di passo deciso occorre intervenire sul modello economico che genera i rifiuti. La commissione europea ha posto gli obiettivi...

Dal riciclo della plastica potrebbero nascere nuove opportunità professionali

MILANO – Per il terzo anno consecutivo torna la campagna “Meno rifiuti più benessere in 10 mosse” dell’Associazione Comuni Virtuosi. L’iniziativa sollecita il mondo della produzione e della distribuzione a compiere 10 mosse per ridurre l’impatto ambientale di imballaggi, promuovere soluzioni adatte all’uso multiplo (invece che usa e getta) ma soprattutto a innovare prodotti e processi produttivi riprogettandoli in un’ottica di economia circolare e di gestione sostenibile delle risorse.

L’ECONOMIA CIRCOLARE– La commissione Europea ha adottato lo scorso luglio alcune proposte intese a sviluppare un’economia più circolare in Europa e a promuovere il riciclo negli Stati membri. Il modello lineare di estrazione produzione e smaltimento non è più compatibile con l’urgenza di contenere il riscaldamento climatico entro i due gradi. Le misure proposte prevedono il riciclo del 70% dei rifiuti urbani e dell’80% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili.

OBIETTIVI E OPPORTUNITÀ– Per arrivare a raggiungere l’obiettivo di legge del 50% di riciclo al 2020 è prioritario intervenire sulla plastica che, in assenza di interventi incisivi difficilmente centrerà il primo obiettivo in vista e i successivi. In Europa si usano ogni anno circa 20.000.000  tonnellate di plastica per produrre imballaggi che costituiscono il 40% del totale in peso di tutta la plastica immessa sul mercato. L’Italia non si discosta troppo come percentuale di riciclo dal 26% della media europea. Questo significa che buttiamo circa il 75% delle plastiche tra discariche e inceneritori, per poi doverle acquistarle nuovamente all’estero, noncuranti del potenziale occupazionale del settore che più studi hanno evidenziato negli anni.

aggiornato il 3 dicembre 2014