La creator Giorgia Celante e i consigli per chi vuole avvicinarsi alla montagna

La creator Giorgia Celante e i consigli per chi vuole avvicinarsi alla montagna

Tra sentieri, silenzi e scoperta di sé: un legame profondo con la natura che invita a camminare con rispetto e consapevolezza

MILANO - La montagna come compagna di vita, maestra e rifugio. Giorgia Celante, divulgatrice e appassionata di natura, ci accompagna nel racconto del suo legame profondo con l’ambiente alpino, nato da un incontro silenzioso e diventato un dialogo continuo. 

Nell’intervista ci parla di luoghi del cuore, approccio sostenibile al cammino, e dell’importanza di riscoprire la montagna come spazio autentico da vivere con rispetto, scoprendo anche percorsi meno battuti.

 

Ciao Giorgia, raccontaci qualcosa di te: come è nata la tua passione per la montagna e cosa rappresenta per te?

La mia passione per la montagna non è nata in un momento preciso, è un legame che non smette mai di evolversi: io e la montagna ci conosciamo da tempo, ma continuiamo a scoprirci, a volte vicinissime, altre distanti. È un processo continuo di reciproca conoscenza. La prima volta che l’ho incontrata davvero è stato 10 estati fa, durante una camminata in quota con la mia famiglia e altre persone, nel cuore dell’anfiteatro naturale delle Dolomiti di Brenta. In quel contesto, ho vissuto il primo litigio esistenziale, nessuno mi capiva. Tranne la montagna. Così, tornai da sola verso valle. In quelle ore trascorse tra le rocce, gli abeti e il silenzio del bosco, trovai un ascolto profondo. Un’intesa che nessuna parola poteva spiegare. Da allora, il mio rapporto con la montagna è diventato un cammino personale, un dialogo costante che ancora oggi continua a trasformarsi.

La montagna, per me, è molte cose: Madre che accoglie nelle cadute, Sorella nei momenti di gioco, saggia consigliatrice che non esita al giudizio. Sa essere specchio di tante mie condizioni e paure fino a diventare limite, ma sempre nutrimento. Un luogo esteriore che diventa spazio interiore.

 

C’è un luogo in montagna che per te ha un significato speciale? Ci racconti un’esperienza che ti è rimasta nel cuore?

Ho collezionato molti luoghi simbolici difficili da classificare e molto intimi. Sicuramente, nel mondo, le Dolomiti. Sono montagne viventi e comunicanti che raccontano dell’evoluzione della terra ma anche dei grandi personaggi che le hanno conosciute da vicino e, risalendone le pareti, hanno scritto la storia più romantica dell’alpinismo. In particolare, sono legata a cima Tosa senza un motivo vero. Essendo una delle cime più severe non l’ho mai raggiunta, ma ho trovato tutti i sentieri migliori nel versante opposto, per ammirarla nel suo lato più timido. Il mio luogo speciale è il Crozzon di cima Tosa ma ancora di più l’Adamello Brenta, catena a Ovest che mi accompagna ad ammirarla. 

 

Chi si avvicina per la prima volta alla montagna spesso non sa da dove iniziare. Quali consigli daresti per viverla in modo sano e consapevole? Inoltre, quanto è importante scegliere l’abbigliamento giusto e quali capi non dovrebbero mai mancare per affrontare al meglio una gita in montagna in questa stagione?

L’attività di noi persone in montagna è stata eroicizzata nel tempo creando una percezione di esclusività. Il mio consiglio è considerare il termine montagna come il macrosistema che è e trovare al suo interno una dimensione adatta a noi, inizialmente alle nostre competenze e poi ai nostri desideri. Imparare a misurare la distanza, il dislivello, i tipi di pendii, le stagioni e la meteorologia ti permette di trovare la tua dimensione. Ad oggi siamo iper serviti tramite mappe virtuali e blog informativi.

Aggiungo a questa lista di fattori anche il giusto atteggiamento, che include abbigliamento, attrezzatura e strumenti vari. È importante considerare il proprio stile prima di scegliere i capi che ti accompagneranno e con stile intendo come ti vuoi muovere in ambiente, senza mai delegare all’attrezzatura la precisione.

Avere delle scarpe adatte agevola la messa in sicurezza ma non basta a non cadere. La fiducia da riporre sull’abbigliamento adatto è direttamente proporzionale all’impresa e la sua difficoltà. Per un primo approccio ad attività semplici in terreni facili è sufficiente porre attenzione su delle scarpe che regolino la mobilità di piede e caviglia con suola che offra “grip” adatto alle superfici che vogliamo esplorare. 

 

Secondo te, come si può contribuire a promuovere un approccio più rispettoso dell’ambiente senza scoraggiare chi vuole scoprire la montagna?

È un equilibrio delicato. L’incontro con la montagna può avvenire in tanti modi diversi: c’è chi ci arriva grazie agli affetti, chi tramite un’amicizia, chi ispirato da una figura pubblica. In estate, avvicinarsi in modo consapevole è spesso più semplice: lo strumento più immediato sono le nostre gambe, capaci di portarci lontano se allenate con passione.

Ci sono però due aspetti che considero fondamentali per vivere la montagna estiva con consapevolezza. Il primo è riscoprire il significato del movimento in salita, l’ascensione, che è un gesto antico e profondamente connesso con l’esperienza autentica del cammino. Il secondo è l’invito a guardare oltre i luoghi più noti: la montagna non è un museo da visitare solo nei suoi luoghi iconici e turistici, ma un territorio vivo, ricco di angoli meno battuti che meritano attenzione.

Un consiglio pratico? Procuratevi le mappe cartacee di una zona vicina e partite all’esplorazione: così facendo limiterete gli spostamenti e contribuirete a distribuire meglio la presenza umana sul territorio.

In inverno valgono gli stessi principi, con l’aggiunta di una pratica che amo molto: lo scialpinismo, che unisce esplorazione, fatica e rispetto per l’ambiente.

A chi desidera avvicinarsi alla montagna ma si sente un po’ intimorito, direi semplicemente questo: prima di ogni esperienza, prima della tecnica o dell’attrezzatura, ci sono il movimento e la curiosità. Ed è da lì che tutto comincia.

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Di Martina Invernizzi

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