Un’acqua ricca di silicio aiuta a espellere le quantità di alluminio presenti nel corpo
LONDRA - Uno studio condotto dal professor Christopher Exley e alcuni ricercatori della Keele University ha dimostrato come bere un litro di acqua minerale al giorno può prevenire a ridurre il declino cognitivo nei pazienti affetti da Alzheimer. In particolare gli studiosi hanno osservato che un’acqua minerale ricca di silicio facilità l’organismo a espellere livelli considerevoli di alluminio, che nel nostro corpo diventa una neurotossina dannosa.
LO STUDIO - Lo staff del professor Exley ha condotto la ricerca su un campione di 15 soggetti per 13 settimane, facendo bere loro un litro di acqua minerale al giorno. Lo studio ha incluso anche alcune parti pratiche come la somministrazione di alcune domande per la memoria e l’elaborazione di semplici disegni grafici. Al termine delle 13 settimane, la maggior parte dei pazienti non ha mostrato ulteriori segni di declino cognitivo. Anzi: non solo la funzione cognitiva non era deteriorata ma, in realtà, in tre soggetti era sostanzialmente migliorata.
LA SCOPERTA - La ricerca ha dimostrato che il consumo nel lungo periodo di acqua minerale ricca di silicati può contribuire a ridurre sensibilmente l’esposizione della persona all’alluminio, una neurotossina dannosa per il corpo umano. Nel caso dei malati di Alzheimer si è appurato come una diminuzione del carico corporeo di alluminio incida sul miglioramento delle funzioni cognitive.
LA MALATTIA - La causa e l’avanzare dell’Alzheimer, noto anche come demenza senile, non sono ancora del tutto conosciuti. Il decorso della malattia causa la degenerazione delle facoltà cognitive la cui espressione più nota è la perdita parziale o totale e più in generale i disturbi legati alla memoria. La scoperta dei ricercatori della Keele University, pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease Volume 33, No. 2, ha stabilito un rapporto tra la presenza di alluminio nel nostro corpo e i progressi/regressi della malattia. Risultati che, come ha commentato il professor Exley, sono chiaramente preliminari ma indicativi di una nuova speranza nella lotta a questa grave patologia.
aggiornato il 31 maggio 2013