Terapia idropinica, come curarsi con l'acqua

Terapia idropinica, come curarsi con l'acqua

Il dottor Marco Andena, docente presso il Centro di ricerche in Bioclimatologia Medica, Biotecnologie e Medicine Naturali, spiega i vantaggi della terapia idropinica, il trattamento basato sull'assunzione di acqua minerale e che porta effetti favorevoli al corpo come il drenaggio di sostanze tossiche tramite la diuresi...

La terapia dell’acqua favorisce il drenaggio dell’organismo contribuendo al suo benessere olistico

MILANO - La terapia idropinica, dal greco idro (acqua) e pino (bere), rappresenta un particolare approccio terapeutico in grado di migliorare il funzionamento dell’organismo purificandolo grazie all’acqua. Marco Andena, docente presso il Centro di ricerche in Bioclimatologia Medica, Biotecnologie e Medicine Naturali spiega come bere una certa tipologia e una certa quantità di acqua porti un incremento della velocità con la quale il corpo umano espelle le tossine.

UNA TERAPIA EFFICACE - Già descritta da Erodoto nel II sec d.C., che fissò la cura idroponica in 21 giorni (periodo di trattamento ancora oggi consigliato), la terapia idropinica consiste nell’assunzione di acqua per via orale da effettuarsi dietro prescrizione medica, in cui vengono stabiliti sia la tipologia di acqua che gli orari e la temperatura di somministrazione. La cura può essere effettuata sia in sede termale che al proprio domicilio, “purché si disponga della tipologia di acqua prescritta”. Per il dottor Andena, qualificato in ambito idrologico con un Master Europeo di II° livello in Medicina Termale Talassoterapia e Climatologia Medica,  non esistono periodi specifici nell’arco dell’anno per sottoporsi a terapia idropinica, ma “è importante che i trattamenti non siano inferiori alle due settimane consecutive”.

DRENARE LE SOSTANZE TOSSICHE - Secondo il dottor Andena la regolazione del bilancio idrico è essenziale per il mantenimento della salute. “L’acqua funge da solvente, da reagente e da trasportatore di sostanze nutritive e prodotti di scarto pertanto una corretta idratazione è funzionale sia all’omeostasi cellulare, cioè al mantenimento della stabilità al suo interno, che all’eliminazione delle scorie”. Andena spiega che il drenaggio avviene in corrispondenza dei glomeruli renali, strutture in cui circola il sangue per essere filtrato. “Durante questa fase circa il 99% del filtrato viene riassorbito, permettendo quindi di recuperare l’acqua e le sostanze utilizzabili in essa contenute. Il materiale di scarto viene espulso sotto forma di urina: maggiore è l’acqua ingerita e maggiore sarà la quantità di urina prodotta aumentando così anche l’efficacia dell’eliminazione delle scorie”.

L’ACQUA AIUTA A COMBATTERE LO STRESS -  Il dottor Andena spiega come l’acqua può aiutare a rilassarsi ed a diminuire dello stress. “La risposta allo stress trova la sua origine a livello del nucleo ipotalamico, che rappresenta la base dell’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrenali, la cui attivazione determina la liberazione di diversi fattori”. Secondo Andena l’assunzione di acqua minerale potrebbe rappresentare un valido aiuto “grazie agli elementi in essa contenuti, in particolare zinco e magnesio, minerali consigliati per combattere i disturbi legati allo stress.

ACQUE E PATOLOGIE - I tempi, i dosaggi e la temperatura nella terapia idropinica sono stabiliti sulla base della tipologia di acqua che il paziente deve assumere. “Alcune acque sono da assumere a digiuno, altre come ad esempio le bicarbonato alcalino terrose o le bicarbonato solfate dopo i pasti. Altre ancora vanno riscaldate mentre le oligominerali sono da bere fredde e le arsenicali ferruginose vanno diluite”. Vi sono infine anche delle posizioni specifiche da mantenere durante l’assunzione visto che, secondo alcuni specialisti, la posizione supina favorisce la diuresi mentre la posizione eretta la rallenta. “Le indicazione dell’idropinoterapia sono relative alla cura delle problematiche a carico delle vie urinarie e di quelle a livello gastroenterico, con particolare attenzione a colecisti e vie biliari”.

aggiornato il 19 ottobre 2013