I messaggi in bottiglia raccontano la vita

I messaggi in bottiglia raccontano la vita

Il mito del messaggio in bottiglia ha accompagnato e segnato la vita studiosi, marinai, scrittori ed artisti. Racconti di vita, rinchiusi in una bottiglia e lanciati in acqua con uno scopo ben preciso. Oggi ai "messages in a bottle" vengono dedicate sezioni all'interno dei musei, mentre alcune bottiglie arrivano a viaggiare attraverso il mare di Internet...

Nato nell’antica Grecia, il mito del messaggio nella bottiglia lanciato in mare vive e si rinnova ancora oggi

MILANO - Su di loro hanno scritto autori come Edgar Allan Poe (Il manoscritto trovato in una bottiglia - 1831) e Giulio Verme (I figli del capitano Grant – 1868). I “Police” gli dedicarono una canzone. Il film “Le parole che non ti ho detto” con Kevin Costner è incentrato su una love story nata da una lettera in una bottiglia ritrovata per caso su una spiaggia. Oggi “navigano” anche sul web. Stiamo parlando dei messaggi in bottiglia, diventati un mito che negli anni hanno oscillato sempre tra cronaca e fantasia, fornito informazioni, raccontato drammi ma anche comunicato emozioni. In poche parole, i messaggi lanciati in acqua hanno sempre raccontato la vita.

STUDI SCIENTIFICI ED INFORMAZIONI “REALI”- Il primo messaggio in bottiglia fu spedito dal filosofo greco Teofrasto intorno al 310 a.C. per provare che il mar Mediterraneo fosse formato dall’afflusso delle acque dell’Atlantico. Nel XVI secolo la flotta britannica comunicava alla Regina Elisabetta I informazioni segrete sulle posizioni nemiche attraverso messaggi “imbottigliati” e lanciati in mare. Per questo motivo in quel periodo la regina inglese nominò gli “Uncorker of Ocean Bottles", ufficiali addetti all’apertura delle bottiglie, mentre tutti gli altri che venivano sorpresi ad aprire le bottiglie ritrovate in mare rischiavano la pena capitale. Matthew Fontaine Maury, capo del Dipartimento di cartografia e strumentazione della Marina degli Stati Uniti, introdusse l’uso delle bottiglie galleggianti, rilasciate in acqua dai marinai e contenenti il giorno e il luogo dove veniva compiuto il lancio, per studiare le correnti superficiali. Ciò gli permise di pubblicare nel 1855 “La geografia fisica dei mari”, il primo testo di oceanografia moderna.

TESTIMONIANZE - Tra i messaggi lanciati in mare, molti riguardano marinai o passeggeri in situazioni drammatiche. Nel 1780 il capitano Chunosuke Matsuyama, naufragato col suo equipaggio su una piccola isola nel Pacifico meridionale, conscio del loro triste destino, ha scritto la loro storia su trucioli di legno e li ha gettati alla deriva in una bottiglia. La bottiglia 150 anni dopo è stato trovato sul litorale del Giappone. Messaggi tragici, come quello di un passeggero del piroscafo Lusitania, scritto mentre questo affondava nel maggio 1915.Mentre la nave affondava, l’uomo ha inserito in una bottiglia e lanciato in mare il seguente messaggio “Ancora sul ponte con poche persone. Le ultime imbarcazioni ci hanno lasciato. Stiamo affondando. Alcuni uomini vicino a me in preghiera con un sacerdote. Il fine è vicino. Forse questa nota sarà”. La brusca fine della lettera fa pensare che lo scrittore abbia frettolosamente messo il messaggio nella bottiglia.In mare è stato rilasciato anche un testamento. Nel 1956 Martin Douglas uscì a pescare nel mare di Miami per non tornare più; un anno dopo sulla costa australiana fu ritrovato un fiasco contenente un assegno in bianco dove aveva lasciato disposizioni ereditarie alla moglie.

CURIOSITÀ - Ma non tutte le bottiglie trovate contenevano messaggi tristi. Nel 1948 un pescatore russo ha trovato un messaggio scritto in norvegese e inglese. Il testo aveva poco senso: "Rimangono 5 cavalli e 150 cani. Desiderio di fieno, di pesce e 30 slitte. Deve tornare all’inizio di agosto. Baldwin". Si è scoperto che l'esploratore polare Evelyn Baldwin l’aveva inviata nel 1902, e che era tornato a casa vivo e vegeto. Tramite la “posta via mare” possono nascere anche amicizie; è questo il caso di Mia Levivelt, olandese, la quale aveva affidato al mare del Brasile i suoi pensieri. Due anni dopo le giunse una cartolina da M. Luisa Casalla, spagnola di Barbate. Le due donne si sono in seguito conosciute. Allo stesso modo, si può trovare l’amore; le cronache raccontano infatti di una ragazza siciliana che nel 1955 accettò la proposta di matrimonio “in bottiglia” di un marinaio svedese.

BOTTIGLIE AL MUSEO - Le bottiglie contenenti messaggi sono testimonianze di storia che oggi ritroviamo conservate in apposite strutture. All’interno del Museo Nazionale di Turks & Caicos, il cui nome deriva appunto dalle omonime isole atlantiche a sud della Florida, è possibile trovare collezioni di reperti archeologici che testimoniano la culturae la storia dell'isola, intimamente connessa al mare. Dentro la struttura è stata creata nel 2001 la sezione “Museo del messaggio in bottiglia”, in cui sono conservate le numerose bottiglie depositate sulle spiagge dell’isola di Gran Turk e raccolte nel corso degli anni dalla fondatrice del museo Grethe Seim.

MESSAGGI IN RETE - Per adeguarsi ai tempi moderni, c’è chi mette a disposizione il “mare di Internet” per far partire i messaggi in bottiglia. Basta andare al sito “Message in a Bottle Server”, decidere la spiaggia o il molo di partenza, quindi scrivere un messaggio ed esso verrà stampato, messo in una bottiglia e lanciato in acqua. C’ è anche chi usa internet per “raccogliere” le bottiglie ritrovate; è il caso di Roberto Regnoli, chirurgo ortopedico di Termoli, il quale pubblica sul sito "Messaggi del mare" i testi ritrovati all’interno delle bottiglie, catalogandoli per annate.

aggiornato il 26 settembre 2013