Come “Spostare le montagne” superando i propri limiti secondo Reinhold Messner

Come “Spostare le montagne” superando i propri limiti secondo Reinhold Messner

Il celebre alpinista racconta in un libro le proprie esperienze di alpinismo estremo come metafora per imparare ad affrontare le sfide della vita

MILANO - “Le montagne da spostare sono dentro di noi”: è questa convinzione che spinge Reinhold Messner, nel libro “Spostare le montagne”, a spiegare come attingere alla nostra energia creativa per affrontare e vincere le sfide della vita. Attraverso il racconto delle sue imprese dalla Groenlandia alle vette himalayane, dal deserto del Gobi all’Antartide, il celebre alpinista spiega l’importanza di strategia, pianificazione, tenacia, gioco di squadra, ma anche intuito, coraggio, flessibilità e capacità di improvvisazione, per raggiungere traguardi e obiettivi.

Come superare i propri limiti

Il volume unisce la straordinarietà delle avventure di uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi all’utilità di un percorso nei meccanismi della mente umana, per imparare a sfruttare al meglio le nostre potenzialità e risolvere efficacemente le situazioni difficili. “Spostare le montagne” nasce con l’obiettivo di estendere le esperienze dell’alpinismo estremo a un ambito più vasto. Ogni spedizione rappresenta infatti un ottimo esempio per imparare ad affrontare le sfide della vita, andando oltre i propri limiti.

Cercare la propria strada

Quando uno è solo, impara rapidamente a parlare con sé stesso: e improvvisamente ci si ritrova in due" dice Messner nel capitolo dedicato a “Rinascere”. E nella parte sulle “Mie regole del gioco” sottolinea: "Importante non è tanto imparare molto bene qualcosa, quanto trovare la propria strada. E questa strada non è già scritta nel certificato di nascita. Non la si può apprendere a scuola, né può essere indicata dai genitori. Ciascuno deve cercare da sé la sua strada".

L’alpinista Reinhold Messner

Reinhold Messner, nato a Bressanone nel 1944, è considerato fra i più grandi alpinisti di tutti i tempi. È stato il primo a conquistare l’Everest senza maschera di ossigeno e a scalare tutti i 14 ottomila, ha compiuto oltre cento spedizioni e più di 3.500 scalate. Tra le molte imprese, anche le traversate dell’Antartide e della Groenlandia – senza il supporto di mezzi a motore né cani da slitta – e quella del deserto del Gobi. Dal 1999 al 2004 è stato membro del Parlamento Europeo. Nel 2015 ha portato a termine la realizzazione del Messner Mountain Museum, un circuito museale dedicato a tutti gli aspetti della montagna che si articola nelle sedi di Castel Firmiano, Solda, Castel Juval (dove Messner abita dal 1983), Monte Rite e il Castello di Brunico. Nel corso delle sue imprese si è misurato sempre con i propri limiti e con quelli della natura, senza mezzi artificiali e in condizioni estreme. È autore di oltre cinquanta pubblicazioni tradotte in diverse lingue. Tra queste ricordiamo il fortunatissimo Nanga Parbat. La montagna del destino (2008), Avventura ai Poli e Dolomiti (2010), La vita secondo me (2014), L’assassinio dell’impossibile (2018), Everest solo (2020).

Altissima, Purissima, Levissima

Reinhold Messner è diventato un volto celebre per gli italiani anche grazie allo storico spot degli anni Novanta in cui tra le montagne scandiva la celebre frase “Altissima, Purissima, Levissima”, reinterpretato poi nuovamente nel 2007. Il celebre tormentone ben rappresenta ciò che accomuna il famoso alpinista con Levissima, l'acqua simbolo di purezza e leggerezza che sgorga dall’ambiente incontaminato della Valtellina. Come il celebre alpinista, Levissima ha a cuore per la salvaguardia degli ambienti montani e ha realizzato nel corso degli anni diverse attività e collaborazioni per prendersi cura della montagna da cui proviene e del territorio che la genera. Ne sono una dimostrazione il progetto “Levissima Spedizione Ghiacciai”, insieme all’Università di Milano per monitorare l’evoluzione dei ghiacciai della Lombardia, e la realizzazione del primo catasto di tutti i ghiacciai alpini aggiornato all’ultimo decennio, basato sui dati satellitari acquisiti nel periodo 2015-2017 dall’agenzia spaziale Europea (ESA), fondamentale per valutare il regresso dei ghiacciai nel tempo e sviluppare modelli previsionali.

Di Salvatore Galeone

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