MILANO - Una piantina artificiale che si illumina, suona e respira grazie ai dati generati sul fiume Adige. Un organismo fragile e sensibile, capace di vivere solo se la comunità lo alimenta con cura. È Udatinos – Sensibili all’acqua, l’installazione datapoietica e partecipativa dell’artista e ricercatrice Oriana Persico, da un anno in residenza artistica a Verona, i cui risultati sono stati presentati, in occasione di ArtVerona 2025, sabato 11 ottobre alle ore 10.30 nell’atrio del Museo di Storia Naturale di Verona. Qui l’opera realizzata a compimento del percorso di ricerca resterà esposta fino al 30 ottobre 2025 grazie alla collaborazione con i Musei Civici di Verona - Museo di Storia Naturale.
L’installazione “Udatinos – Sensibili all’acqua”
Udatinos, infatti, è frutto di un processo radicalmente collaborativo che ha coinvolto la città sin dalle fasi iniziali del progetto. Udatinos è un organismo cibernetico che assume le sembianze di specie vegetali del territorio - che l’artista definisce “agenti datapoietici” - capace di generare luci e suoni grazie ai dati correlati al benessere dell’acqua del fiume Adige e in grado di vivere solo se alimentata dalla comunità.
L’opera è stata sviluppata tra settembre 2024 e ottobre 2025, seguendo il ciclo naturale delle stagioni - dalla semina al raccolto - come metafora della crescita e della cura. In questo periodo studenti, docenti, associazioni ambientaliste e cittadini hanno partecipato a workshop, attività, esplorazioni e laboratori, con una particolare attenzione alle nuove generazioni attraverso percorsi formativi e PCTO. Muniti di sensori e tecnologie digitali, i partecipanti hanno raccolto dati sulla qualità dell’acqua dell’Adige, dando vita a una comunità di Custodi dell’Acqua, protagonisti di un processo che unisce arte, scienza e pensiero ecologico.
In particolar modo hanno giocato un ruolo fondamentale i giovani cittadini veronesi, a partire dalla classe quarta nell’a.s. 2024-2025 dell’indirizzo “Gestione acque e risanamento ambientale” dell’Istituto Professionale Ferraris Fermi di Verona, insieme ad alcune studentesse dell’Università degli Studi di Verona del dipartimento di Biotecnologie, Beni Culturali e Storia delle Arti. Grazie al coinvolgimento delle scuole e dell’università voluto dall’artista stessa, l’opera si nutre così dello sguardo delle nuove generazioni, chiamate a custodire e trasmettere saperi, intrecciando scienza, arte e comunità.
Le fasi del progetto
La prima fase è stata, dunque, la semina, ovvero la Datageneration, che ha previsto la registrazione delle informazioni da parte di tre Custodi dell’Acqua, attraverso web-app e un diario cartaceo, in due sessioni: una gita in gommone lungo l’Adige insieme all’ecologo di Legambiente Alessandro Pezzo e lo staff di Adige Rafting, e successivamente, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, con i giovani custodi impegnati nella loro prima esperienza di mediatori verso la cittadinanza, guidando gruppi alla scoperta della biodiversità fluviale di nuovo insieme ad Alessandro Pezzo.
Seconda fase del processo, poi, la piantumazione e la raccolta. Udatinos acquista un corpo, si illumina e suona per dare voce al fiume Adige. Da questo momento in poi la vita del giovane organismo cibernetico dipende dal territorio che lo ospita e dalle relazioni che con esso riuscirà a stabilire. La sua prima casa è il Museo di Storia Naturale di Verona, ma l’opera continuerà a vivere in città. Successivamente sarà, infatti, collocata al Dipartimento di Informatica dell’Università di Verona, dove studenti e docenti ne seguiranno l’evoluzione. Ad oggi Udatinos ha già ispirato due tesi di laurea.
Inoltre, durante ArtVerona 2025 sarà attivato un programma di visite guidate e laboratori, in cui cittadini e studenti potranno partecipare a nuove sessioni di datageneration sulle rive dell’Adige, raccogliendo le informazioni necessarie a mantenere in vita l’opera.
La mostra
L’allestimento di Udatinos – Sensibili all’acqua nell’atrio del Museo Civico di Storia Naturale si presenta come un vero e proprio orto botanico datapoietico. Al posto delle piante reali, tre fusti artificiali di Reynoutria Japonica di altezze diverse su basi in cemento, compongono il nucleo dell’opera, illuminandosi e generando suoni che permettono ai fruitori di comprendere lo stato di benessere dell’acqua grazie ai comportamenti espressivi dell’opera. Alla base un rizoma tecnologico custodito in un cilindro di vetro espone la scheda madre, cuore pulsante del sistema, insieme ai sensori che consentono la datageneration sul fiume, raccontando il processo che alimenta l’opera. Completa l’allestimento una fontana di dati digitale, che restituisce in tempo reale i flussi registrati dal fiume, e un’infografica stampata su telo nautico che descrive l’anatomia e la tassonomia dell’organismo cibernetico.
Di Salvatore Galeone