Energia solare in cambio di acqua, l’accordo tra Israele e Giordania

Energia solare in cambio di acqua, l’accordo tra Israele e Giordania

Firmata all'Expo di Dubai una storica dichiarazione di intenti tra i due Paesi, un impegno congiunto in difesa dell'ambiente

MILANO - Due importanti progetti per promuovere la transizione energetica e costruire un futuro sostenibile. Israele e Giordania hanno firmato a Dubai una dichiarazione di intenti relativa ad una cooperazione di vasta portata nel campo dell'energia solare e delle risorse idriche. L’accordo è stato firmato all'Expo di Dubai dalla ministra dell'Energia israeliana Karin Elharrar, dal ministro giordano per l'Acqua e l'Irrigazione Mohammad Al-Najjar e dalla ministra per i Cambiamenti climatici degli Emirati Arabi Uniti Mariam Al Mheiri, con il patrocinio di John Kerry, l'inviato per il clima dell'amministrazione Biden. 

L’accordo tra le due nazioni 

Si tratta del primo accordo a lungo termine siglato da Israele e Giordania dopo la firma del trattato di pace tra i due Paesi nel 1994. Il patto prevede da una parte la realizzazione del “Prosperity Green”, ovvero la costruzione in Giordania di un impianto fotovoltaico da 600 megawatt, una grande centrale solare finanziata dagli Emirati e da dove una notevole quantità di energia pulita verrà esportata in Israele. In cambio, Israele applicherà il cosiddetto “Prosperity Blue” impegnandosi a fornire annualmente alla Giordania 200 milioni di metri cubici di acqua desalinizzata proveniente da un impianto da realizzare sulla propria costa. Gli studi di fattibilità per i progetti inizieranno con il nuovo anno.  

La crisi idrica in Giordania 

La Giordania sta affrontando negli ultimi anni una grave crisi idrica. Secondo i recenti dati dell'Unicef, il regno Hashemita è il secondo Paese al mondo per scarsità di risorse idriche: appena 80 metri cubi per persona, nettamente al di sotto della soglia dei 500 cubi metri pro capite che definisce una grave scarsità d'acqua. "I cambiamenti climatici e l'afflusso di rifugiati hanno ulteriormente esacerbato le sfide idriche della Giordania - ha dichiarato il ministro di Amman - La desalinizzazione dell'acqua è una componente importante della nostra strategia e siamo costantemente alla ricerca di modalità per aumentare il nostro approvvigionamento idrico". L'unico sbocco giordano sul mare, il Golfo di Aqaba sul Mar Rosso, rende l'utilizzo di questa tecnologia poco conveniente per via della lontananza dai grandi centri abitativi collocati nel centro del Paese, più velocemente raggiungibili con l'importazione, attraverso Israele, da impianti sul Mediterraneo.  

Il fabbisogno energetico in Israele 

Israele negli anni è diventata leader mondiale delle tecnologie di desalinizzazione, tramite cui ottiene l'80% dell'acqua impiegata per uso domestico e municipale e circa il 33% dell'acqua potabile. Lo Stato ebraico punta a produrre entro il 2030 il 30% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili, con l'ambizioso obiettivo dichiarato di zero emissioni di CO2 entro il 2050. Una delle maggiori sfide nel raggiungimento dell'obiettivo è la scarsità di spazi dove costruire grandi impianti solari, mentre la Giordania "ha territorio e sole in abbondanza, le condizioni perfette per la costruire grandi campi di pannelli solari e per soluzioni di stoccaggio dell'energia", ha affermato la ministra israeliana dell'energia Karine Elharrar. 

Di Salvatore Galeone 

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