DiMark: la rivoluzione digitale per salvare i laghi alpini

DiMark: la rivoluzione digitale per salvare i laghi alpini

Il ricercatore universitario Luca Bonacina racconta gli obiettivi del progetto DiMark, nato per monitorare e proteggere gli ecosistemi lacustri dell’arco alpino grazie all’integrazione tra osservazione satellitare, ricerca scientifica e impegno collettivo.

MILANO – I laghi alpini stanno affrontando trasformazioni profonde legate ai cambiamenti climatici e all’inquinamento. Il progetto DiMark (Digital Markers for Alpine Lakes), coordinato da istituti di ricerca tra cui quello del Professore Nico Salmaso e finanziato dal programma europeo Interreg Alpine Space, ha l’obiettivo di monitorare e tutelare queste preziose risorse idriche grazie a un approccio innovativo che unisce dati satellitari, analisi biologiche e tecnologie digitali.

In questa intervista, il ricercatore universitario specializzato in ecologia e ambiente Luca Bonacina approfondisce la missione del progetto, i vantaggi dell’integrazione tra osservazioni sul campo e dallo spazio, e il ruolo fondamentale della collaborazione tra ricerca, istituzioni e cittadini nella salvaguardia ambientale.

Buongiorno Dott. Bonacina, grazie per la disponibilità. In apertura, ci piacerebbe capire meglio di cosa si occupa il progetto DiMark: com’è nato, qual è la sua missione e quali risultati punta a raggiungere?

Il progetto DiMark è nato all’interno del programma Interreg Alpine Space, che riunisce partner provenienti dai Paesi dell'Area Alpina (Italia, Francia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia), con finanziamenti dell'Unione Europea. L’obiettivo del progetto è combinare tecniche di osservazione satellitare con marcatori ecologici delle acque dolci per proteggere i laghi alpini e i territori circostanti. In particolare, il progetto punta a gestire il rischio legato ad alcune alghe tossiche dannose per la salute pubblica e l’ambiente.

Negli ultimi anni i laghi alpini stanno affrontando diverse trasformazioni. Che tipo di cambiamenti avete osservato e perché è importante monitorarlida vicino?

Negli ultimi anni, abbiamo visto un aumento delle fioriture di cianobatteri e alghe, che rendono l’acqua dei laghi inadatta per il consumo umano, il turismo e l’uso industriale e agricolo in quanto queste fioriture producono tossine pericolose. Le cause principali di questi eventi sono l’eccesso di nutrienti e l’aumento della temperatura dell’acqua dovuto al riscaldamento globale. Le fioriture tossiche danneggiano pesci e fauna acquatica, rappresentando un rischio per la salute del lago e per la salute pubblica, visto che i laghi alpini sono utilizzati per l’approvvigionamento idrico, il turismo, la balneazione e anche per scopi agricoli. Monitorare questi fenomeni è cruciale per capire l'entità del problema, identificare le cause e sviluppare soluzioni per prevenire danni futuri. 

Il progetto unisce osservazioni dirette e tecnologie digitali come i dati satellitari. Come funziona concretamente questa integrazione e quali vantaggi offre nel monitoraggio della qualità delle acque?

Da anni, diversi enti pubblici, come università, centri di ricerca e agenzie di protezione ambientale, monitorano costantemente la qualità delle acque. Recentemente, grazie ai satelliti, è possibile raccogliere informazioni da remoto sullo stato superficiale dei laghi e sulla presenza di fioriture algali. Il progetto DiMark ha l’obiettivo di combinare le immagini satellitari con parametri rilevati direttamente sul campo, come temperatura, torbidità, nutrienti e clorofilla, insieme a dati molecolari provenienti da campioni di alghe, che consentono di studiare la crescita dei cianobatteri e la presenza di tossine. Quando dati di campo e dati satellitari vengono integrati, è possibile sviluppare modelli predittivi in grado di descrivere e anticipare i fenomeni di fioritura, permettendo di intervenire in anticipo per ridurre i rischi.

Oggi quanto è importante monitorare da vicino i territori di montagna come l’arco alpino? E quanto conta, in questo contesto, l’impegno congiunto di istituzioni, ricerca e cittadini nella salvaguardia dell’ambiente?

Il progetto coinvolge un territorio molto vasto che comprende sei Paesi europei. È fondamentale rafforzare la collaborazione tra il mondo accademico e i responsabili delle politiche pubbliche, poiché centri di ricerca e agenzie per la protezione ambientale, attraverso il monitoraggio dei laghi, sono in grado di fornire informazioni indispensabili sullo stato di salute degli ecosistemi e i rischi legati al depauperamento delle acque mentre gli enti pubblici hanno il compito di gestire il territorio e proteggere la popolazione e gli ecosistemi.

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Di Martina Invernizzi

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