Acqua e creatività: il design liquido che ispira moda e architettura

Acqua e creatività: il design liquido che ispira moda e architettura

Dalle onde solidificate di Iris van Herpen agli spazi fluidi di Carlo Scarpa e Zaha Hadid: come l’acqua modella nuove forme, materiali e immaginari contemporanei.

MILANO - L’acqua non è solo elemento naturale: è metafora, materia e motore narrativo. Chi lavora con la forma — designer, stilisti, architetti — la assume come modello fluido da cui apprendere trasformazioni, riflessi, continuità. In questo articolo esploriamo come l’acqua ispira creazioni italiane e internazionali: abiti che sembrano onde solidificate, architetture che dialogano con le maree, spazi sensibili in cui la soglia tra solido e liquido si dissolve.

Iris van Herpen: moda che cattura l’istante liquido

Una delle interpreti più radicali del rapporto tra acqua e moda è Iris van Herpen. La sua collezione Crystallization (2010) esplora il momento in cui un “getto” d’acqua si congela — l’abito sembra uno splash immortalato. In questa serie collabora con l’architetto Daniel Widrig per creare dettagli stampati in 3D che fissano la forma liquida. 

Nel corso degli anni, van Herpen ha continuato a tornare sul tema acquatico in molte varianti: dal “dress and neckpiece” in Capriole che evoca bolle e rifrazioni, alle collezioni più recenti che sperimentano trasparenze, strati che si sovrappongono come onde e componenti che reagiscono alla luce. Di fatto, l’approccio della stilista olandese non consiste nell’imitazione dell’acqua, ma nella trasposizione concettuale dei suoi stati — liquido, riflesso, tensione — in forma tessile. 

L’intervento di Carlo Scarpa a Venezia: acqua entra nell’architettura

In Italia, l’architettura ha storie emblematiche dove l’acqua non è ostacolo, bensì materia dialogante. È il caso dell’intervento di Carlo Scarpa nella Fondazione Querini Stampalia a Venezia (1959-1963). Scarpa affrontò il problema concreto dell’acqua alta, che spesso rendeva inutilizzabili gli spazi al piano terra. Invece di respingere il fenomeno, integrò meccanismi che consentissero all’acqua di entrare in alcuni casi, filtrarsi, ritirarsi. Realizzò cancellate ornate che fungono da “porte d’acqua” (in ferro e bronzo) per lasciare che il mare filtrasse gradualmente e sommergesse i gradini. Nel progetto, l’acqua modella soglie, pavimentazioni e dislivelli: il “livello zero” diventa variabile, la forma architettonica si adatta alla laguna. Lo spazio interna–esterna si fa fluido, e il visitatore percepisce una transizione permeabile tra città, edificio e acqua. 

Architetture liquide contemporanee: forme in movimento

Oltre ai classici, l’architettura contemporanea offre opere che “respirano acqua” grazie a superfici fluide, coperture a onda e continuità formale.

  • Il London Aquatics Centre progettato da Zaha Hadid per le Olimpiadi del 2012 è costituito da una grande copertura ondulata, evocativa di un’onda sollevata. Il profilo continua sopra le vasche e le tribune, conferendo al complesso un carattere dinamico che richiama la fluidità marina.
  • In Italia, la Stazione Marittima di Salerno (ancora di Hadid) può essere letta come “conchiglia” o guscio che si apre verso il mare: le sue forme sinuose costruiscono un collegamento formale tra porto e città, suggellando l’idea di un’architettura che affiora come un’onda.

In questi casi, l’acqua non è parte dell’edificio ma modello formale: la forma architettonica sembra derivare da superfici liquide, con geometrie curve, continuità, tensioni che evocano moto, energia, rifrazione.

La Stazione Toledo di Napoli: un viaggio sotterraneo dentro la luce del mare

Tra le più spettacolari “architetture sotterranee” d’Europa, la Stazione Toledo della metropolitana di Napoli — progettata dallo studio catalano Oscar Tusquets Blanca e inaugurata nel 2012 — rappresenta una delle più poetiche interpretazioni contemporanee dell’acqua come linguaggio spaziale.

L’intero progetto nasce dall’idea di immergere il passeggero in un’esperienza marina: un viaggio dalla superficie terrestre verso la profondità blu del mare. Le superfici ceramiche e i mosaici — realizzati con l’artista William Kentridge e la collaborazione della società italiana Bisazza — declinano i toni del blu, dell’azzurro e del turchese, con sfumature che si intensificano man mano che si scende nel ventre della città.

Il punto più iconico è il cosiddetto “Crater de Luz”, un grande cono di luce che attraversa i diversi livelli collegando cielo e sottosuolo. Qui l’acqua non è presente fisicamente, ma evocata attraverso rifrazioni luminose, superfici vetrate e materiali iridescenti che restituiscono la sensazione di trovarsi sotto la superficie del mare. L’esperienza è immersiva e simbolica: la stazione diventa una cattedrale liquida, un’architettura sensoriale che trasforma il percorso urbano quotidiano in un viaggio contemplativo.

Un immaginario liquido per il futuro

L’acqua è paradigma progettuale. Nella moda suggerisce metamorfosi, corpi ibridi, forme sensibili; in architettura impone di ripensare soglie, transizioni, relazione tra spazio e paesaggio; nel design quotidiano, stimola e ispira ibridazioni tra funzione e fenomeno naturale. L’immaginario liquido assume anche valore pratico: costruire tenendo conto del fluire, del cambiamento, della vulnerabilità. 

Di Fabiola Ceglie

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