MILANO - Giancarlo Pedote, tra i principali rappresentanti italiani della vela oceanica, racconta il suo percorso sportivo e umano. Dall’infanzia passata tra competizione e filosofia, fino ai giri del mondo in solitaria, Pedote ci svela il valore di resilienza, idratazione e rispetto dell’ambiente marino, insegnamenti che il mare gli ha donato e che porta con sé ogni giorno.
Ciao Giancarlo, puoi raccontarci chi sei e qual è stato il percorso che ti ha portato a diventare uno dei principali protagonisti italiani della navigazione oceanica?
Sono nato a Firenze 49 anni fa e fin da piccolo sono sempre stato un amante dello sport e della competizione. Ho sempre avuto nel DNA la voglia di superare i miei limiti, di mettermi in discussione e spingermi oltre. Prima di approdare alla vela, ho praticato molte discipline sportive, dando sempre il massimo. Parallelamente, mi sono appassionato alla filosofia, laureandomi con una tesi sulla filosofia indiana.
La passione per il mare è nata intorno ai dodici anni con il windsurf nel golfo di Follonica. Da lì in poi ho preso la patente nautica, ho iniziato a lavorare come skipper, ho cominciato a regatare e nel 2007 ho trovato il mio primo sponsor. Da allora ho partecipato a numerose competizioni, fino al mio primo giro del mondo nel 2020, concluso all’ottavo posto, e al secondo nel 2024. Una storia di sogni e di impegno costante per renderli realtà.
La vela oceanica è una disciplina che richiede grande preparazione fisica e mentale. Qual è il ruolo dell’idratazione a bordo e come gestisci il tuo rapporto con l’acqua durante le regate?
Bere è assolutamente fondamentale, non solo durante le regate ma in tutte le attività sportive. La disidratazione comporta perdita di riflessi e calo delle performance. Ricordo che durante il mio secondo giro del mondo, mentre ero in testa d’albero all’equatore, avevo con me una borraccia d’acqua: sapevo che per lavorare a 30 metri di altezza dovevo essere performante e l’idratazione era essenziale.
Bisogna imparare ad ascoltarsi, a fare una sorta di "scan" di sé stessi, per capire quando è il momento giusto di bere. Solo così si può restare sempre nella condizione ottimale per affrontare le difficoltà.
La vela oceanica è una disciplina che richiede grande preparazione fisica e mentale. Qual è il ruolo dell’idratazione a bordo e come gestisci il tuo rapporto con l’acqua durante le regate?
Sono molto sensibile alla salvaguardia dell’oceano e del pianeta Terra. Credo che appartenga a tutti noi e che ciascuno abbia il dovere di prendersene cura, come farebbe con ciò che ha più valore nella vita.
A questo proposito ho scritto un libro per bambini e ragazzi intitolato Proteggiamo l’oceano. Il pianeta ha bisogno di te, con l’obiettivo di spiegare l’importanza di ogni singolo gesto quotidiano. Basta prestare attenzione al nostro comportamento per contribuire concretamente a limitare i danni che, purtroppo, il nostro stile di vita sta causando al pianeta.
Il mare non perdona e mette spesso alla prova. Quali insegnamenti di resilienza, equilibrio e connessione con sé stessi hai tratto dalle tue traversate, e come li riporti nella vita di tutti i giorni?
Il mare è un grande maestro. Più tempo vi si trascorre, più si impara, e durante un giro del mondo queste lezioni diventano ancora più forti.
La più grande è sicuramente la resilienza: non mollare mai, non arrendersi, imparare a cavarsela sempre con le risorse a disposizione, lamentandosi il meno possibile. In mezzo al mare spesso non c’è nessuno ad aiutarti; quindi, bisogna pescare nel profondo di sé stessi per trovare la forza di andare avanti. C’è sempre una risorsa che magicamente appare e permette di superare le difficoltà. Questo, insieme a tanti altri insegnamenti, mi accompagna ogni giorno anche a terra.
Di Stefano Morretta