MILANO – La sostenibilità risulta essere una priorità per il mondo di oggi, al fine di garantire un Pianeta dove le risorse siano disponibili sia per la società attuale, sia per le generazioni future. Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 occorre però prendere come riferimento modelli virtuosi e praticabili, che prendono in considerazione, nessuno escluso, quelli che sono i tre pilastri della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica.
L’importanza di un modello economico sostenibile
Se ci soffermiamo sul modello economico di riferimento per molte nazioni e aziende, quello tuttora ancora prevalente si basa su una crescita continua, spesso accompagnata da un utilizzo eccessivo delle risorse naturali e da una scarsa attenzione alle conseguenze ambientali e sociali. Ecco, perché, risulta fondamentale, sia per le aziende sia per la cittadinanza, conoscere i principali modelli economici orientati alla sostenibilità.
Economica circolare e rigenerativa: i modelli economici orientati alla sostenibilità
Come segnalato dagli esperti di Babbel, negli ultimi anni, fortunatamente, rispetto al modello economico tradizionale stanno emergendo modelli alternativi che provano a conciliare sviluppo economico e sostenibilità, cercando di ridurre l’impatto sull’ambiente e promuovere un uso più responsabile delle risorse. Scopriamoli di seguito:
- doughnut economics: sviluppata dall’economista Kate Raworth dell’Università di Oxford, l’“economia della ciambella” propone una visione alternativa, basata su una crescita economica che rispetta l’ambiente e la società. Il suo nome deriva dalla forma sferica del diagramma che lo rappresenta, formato da due cerchi: quello interno rappresenta i bisogni umani fondamentali di cui ogni persona ha bisogno (come acqua, cibo, salute, istruzione, reddito e lavoro); il cerchio esterno, invece, i limiti ecologici che l’umanità non deve superare per garantire la stabilità dell’ecosistema (tra cui, ad esempio, cambiamento climatico, uso del suolo, perdita di biodiversità, inquinamento atmosferico e riduzione dello strato di ozono).
- economia circolare: si tratta di un modello di produzione e consumo che prevede il prestito, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo di materiali e prodotti, con l’obiettivo di estenderne il più possibile il ciclo di vita. Anche una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono possibilmente reintrodotti nel ciclo produttivo; in questo modo si può rallentare l’uso delle risorse naturali, ridurre la produzione di rifiuti e diminuire l’emissione di gas serra. Si contrappone al modello economico tradizionale, che richiede un grande utilizzo di risorse, e alla strategia dell’obsolescenza programmata dei prodotti.
- economia rigenerativa: è una forma di economia circolare che, oltre a promuovere la riduzione degli sprechi e dell’impatto delle attività antropiche sull’ambiente, punta ad un effetto positivo sia a livello ambientale che sociale. Il suo scopo infatti è quello di rigenerare ecosistemi danneggiati, in modo da creare condizioni favorevoli per la vita delle persone. In questo ambito rientra anche il “capitalismo rigenerativo”, ovvero l’attuazione da parte delle imprese di pratiche aziendali che ripristinano le risorse piuttosto che sfruttarle.
- wellbeing economy: anziché porre al centro la crescita economica da raggiungere ad ogni costo, l’economia del benessere mette al primo posto la soddisfazione equa dei bisogni umani (come istruzione, salute e sicurezza), nel continuo rispetto dei limiti ecologici del Pianeta; di conseguenza, la definizione di successo si sposta dalla crescita del PIL alla promozione del benessere condiviso.
Di Salvatore Galeone