Attilio Barbieri di Etichettopoli.com, occorre conoscere meglio i prodotti del Made in Italy

Attilio Barbieri di Etichettopoli.com, occorre conoscere meglio i prodotti del Made in Italy

Il giornalista e blogger di Etichettopoli.com, racconta in che modo gli italiani abbiano poca consapevolezza su ciò che mangiano a tavola. Il giornalista ha scoperto molte contraddizioni sull'accezione Made in Italy, che può essere veicolato nel mondo solo nello stretto rapporto tra prodotto e territorio di origine...

Nel suo blog  ha indagato le criticità del Made in Italy

MILANO – Ha vestito i panni del “casalingo di Voghera” e ha cercato di indagare quello che le etichette non dicono. Attilio Barbieri giornalista e blogger di Etichettopoli.com, ha intrapreso un percorso alla scoperta del Made in Italy.

Partiamo dal blog Etichettopoli. Da dove nasce e cosa l’ha spinta ad aprirlo?

«Tutto è cominciato con un’inchiesta sui prodotti agricoli che ho pubblicato su Libero nell’estate del 2010. Ho scoperto un mondo, quello degli agricoltori, di cui ignoravo l’esistenza, alle prese con problemi di sopravvivenza, nonostante nei nostri campi si coltivino eccellenze alimentari. Poi un editore mi chiese di trasformare l’inchiesta in un libro... Ma quel libro non l’ho mai scritto...».

Come mai?

«Mi annoiavo mortalmente. E se accadeva a me figuriamoci ai lettori. Così decisi di aprire un blog. Il materiale che avevo per le mani era tanto e giornalisticamente interessante».

Quanta consapevolezza crede abbiano gli italiani in ciò che mangiano a tavola?

«Purtroppo poca. Ma non per colpa loro. Il modello di consumo imposto dalla grande industria in tutta Europa prevede proprio che i cibi non siano tracciabili. Tranne alcune eccezioni, come carne, latte fresco, passata di pomodoro, miele e pochi altri, il resto è totalmente opaco».

Il motivo?

«Immaginiamo di trovare sul bancone del supermercato un sugo di pomodoro che dichiari: origine Cina. Secondo lei in quanti lo compererebbero?».

L’Italia è conosciuta nel mondo per le sue eccellenze agro-alimentari. Stando al suo blog non è propriamente così. Perché?

«In effetti abbiamo centinaia di prodotti Dop di altissima qualità, confusi però nel mare di finti prodotti italiani che inondano i punti vendita. Ma è difficile distinguerli. Pensi che perfino sul prosciutto di Parma Dop non c’è scritto che si tratta di un prodotto tutto italiano, anche se dev’esserlo per legge in base al disciplinare del Consorzio..».

E come lo spiega?

«Se il prosciutto italiano fosse facilmente distinguibile da quello d’importazione nessuno compererebbe quest’ultimo, se non a prezzi molto bassi»

L’acqua minerale è un alimento soggetto all’egida Ministero della Salute: tra i prodotti è l’unico la cui etichetta “non mente”?

«Non è l’unico ma è uno dei pochi per i quali è obbligatorio indicare l’origine, in questo caso la fonte. Chi dovesse imbrogliare rischia di finire in galera».

In che modo la difesa del territorio può fare da traino al Made in Italy?

«In Italia abbiamo territori unici da un punto di vista storico, culturale, paesaggistico ed enogastronomico. Quando capiremo che il modello vincente è proporli come un tutt’uno potremo rilanciare davvero il Made in Italy. L’esempio è quello del Chiantishire in Toscana».

L’acqua minerale, per sua definizione, è strettamente collegata al territorio. Pensa che possa essere inclusa nel Made in Italy?

«Direi di sì. A condizione che riesca a raccontare qualcosa. A trasmettere un’emozione, una storia, vera naturalmente. Nel territorio dove abito, la Valle Staffora, l’estremo lembo sud della provincia di Pavia, ci sono delle fonti termali famosissime. Quelle di Salice Terme. Ma ce ne sono anche altre che danno un’acqua oligominerale purissima e leggerissima. Purtroppo in quantità tale da non poter essere sfruttata commercialmente. Secondo alcune fonti storiche si fermò proprio qui la decima Legione di Giulio Cesare di ritorno dalla Gallia. Concedendosi un meritato ristoro alle Terme che all’epoca erano grandi e frequentatissime, e bevendo l’acqua minerale di Locum Salis. So che parlare di acqua minerale nella terra dei grandi spumanti e della Bonarda, l’Oltrepò, può sembrare paradossale ma il territorio si valorizza anche così».

aggiornato il 23 marzo 2013