La NASA avverte: il mondo a corto di acqua

La NASA avverte: il mondo a corto di acqua

Nuovi dati satellitari spiegano che 21 delle 37 più grandi falde acquifere del mondo hanno superato i loro punti critici di sostenibilità

MILANO – Le più grandi falde acquifere del mondo si stanno esaurendo a ritmi allarmanti. A spiegarlo sono i nuovi dati della NASA pubblicati dal Washington Post, che rivelano come 21 delle 37 falde più grandi a livello mondiale, in dieci anni, stiano scendendo sotto il livello di guardia. I luoghi più a rischio sono l’India, la Cina, gli Stati Uniti  e la Francia, e i ricercatori hanno affermato che si tratta di un problema di lungo termine destinato a peggiorare. “La situazione è molto critica”, ha commentato Jay Famiglietti, senior water scientist al NASA’s Jet Propulsion Laboratory in California.

L’importanza delle falde acquifere

Le falde acquifere sotterranee forniscono il 35% dell’acqua utilizzata dagli uomini in tutto il mondo. La domanda è ancora maggiore nei periodi di siccità e le falde più soggette a stress si trovano per altro in regioni densamente popolate dove le alternative per far fronte alla scarsità dell’acqua sono limitate. La salute delle falde acquifere del mondo varia ampiamente e dipende in gran parte da come sono state utilizzate. In Australia, ad esempio, il bacino Canning nella parte occidentale del Paese, è al terzo posto per quanto riguarda il più alto tasso di esaurimento nel mondo, ed  è probabilmente attribuibile alle attività di estrazione di oro e ferro ed esplorazione per la ricerca di petrolio e gas nelle zone limitrofe al bacino.

Cause e rimedi

Famiglietti ha affermato inoltre che i problemi delle acque sotterranee sono aggravati dal riscaldamento globale, che nelle regioni più vicine all'equatore porta a fenomeni estremi di siccità e piogge intense. Nelle latitudini intermedie, invece, il pompaggio dell’acqua segue criteri poco sostenibili. L’auspicio degli esperti è che, rendendo pubblici questi dati (che sono appaiono sulla rivista Water Resource Research), si stimoli la discussione e la produzione di nuove ricerche sullo stato di salute delle acque sotterranee. “Abbiamo bisogno di riflettere su come gestiamo la risorsa – ha affermato Famiglietti – perché ormai ci stiamo avvicinando al livello di guardia”.

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