Hydria: la mostra sull’acqua di Cleo Fariselli – In aBottle

Acqua tra interiorità e contemporaneità nella mostra Hydria di Cleo Fariselli

L’esposizione è un omaggio alle diverse rappresentazioni dell’ “oro blu” attraverso dipinti e sculture in ceramica realizzate con la tecnica giapponese del Raku

MILANO - “Restituire all’acqua il suo aspetto mutevole, la sua capacità generativa, il suo lato affascinante, misterioso e conturbante.” E’ questa l’intenzione concettuale dell’artista Cleo Fariselli nella mostra Hydria, in programma sabato 6 aprile 2019 a Milano presso la Collezione Giuseppe Iannaccone.

Acqua e mondo interiore

 “Mi capita spesso di sognare l’acqua, a volte come un mare calmo, una pioggia imminente, un fiume impetuoso, un lago oscuro e così via - spiega Cleo Fariselli - negli anni ho imparato a interpretare il suo aspetto mutevole come spia dei movimenti più profondi del mio mondo interiore, ed è sempre stato per me oggetto di ispirazione, riflessione e di auto-analisi. L’immagine contemporanea dell’acqua è trasparente, cristallina; dall’estetica delle nuove interfacce tecnologiche che ne propongono seducenti rappresentazioni, all’acqua in bottiglia nelle réclame di uno stile di vita salutista e up-to-date, quest’acqua infallibilmente limpida, senza ombre,  incarnazione di una perfetta chiarezza, è domata, epurata di ogni mistero e, in ultima istanza, di ogni vitalità.”

Sculture e dipinti fuori dal tempo

Una serie di inedite sculture dialogheranno con dei dipinti che per la prima volta faranno il loro “debutto ufficiale” in una mostra di Cleo Fariselli. Questo medium infatti, utilizzato dall’artista per formare la sua vocazione artistica, era stato poi abbandonato, ma ora i dipinti prenderanno forma e si inseriranno tra le sculture in ceramica realizzate con la tecnica giapponese del Raku, una tecnica che ricalca parti anatomiche dell’artista che paiono “oggetti fuori dal tempo, in bilico tra l’umano e il naturale. Nascono dalla suggestione dei volumi del mio corpo immaginati come ambienti vuoti, nei quali aggirarmi, o strumenti di visione, nei quali perdersi con l’occhio”.

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