MILANO- L’acqua è l’elemento che più di ogni altro sintetizza la condizione umana: fragile ma indispensabile, mutevole eppure costante, capace di unire latitudini e culture in un medesimo gesto di immersione, aspersione o semplice contemplazione.
Dai fiumi sacri dell’India alle sorgenti himalayane, dalle vasche rituali ebraiche ai bagni pubblici giapponesi, i popoli hanno trasformato l’atto quotidiano del contatto con l’acqua in un linguaggio universale di sacralità, purificazione e identità collettiva. Esplorare questi riti significa leggere, nella trasparenza di una goccia, la storia millenaria dell’uomo e le sfide che oggi ne minacciano la continuità.
L’acqua come asse del sacro
Fin dalle cosmologie più antiche, l’acqua compare come grembo originario e ponte con il divino.
- Mesopotamia, il Tigri e l’Eufrate: nei miti sumeri l’Abzu, l’oceano primordiale, è la materia da cui nacque la terra.
- Riti cristiani, il battesimo: dall’immersione completa nell’Oriente bizantino all’aspersione latina, l’acqua “ripristina” l’alleanza tra umano e trascendente.
- Islam, wudūʾ e ghusl: in assenza di purezza rituale la preghiera non può iniziare; l’acqua diventa “permesso d’accesso” alla presenza di Allah.
Purificazione e rigenerazione: quando il corpo diventa simbolo
Le cerimonie acquatiche parlano la lingua della rinascita fisica e morale.
- Kumbh Mela (India)
- Ogni 12 anni milioni di pellegrini si immergono nei fiumi sacri (Gange, Yamuna, Saraswati).
- Credenza chiave: un bagno durante l’allineamento astrale cancella i karma negativi di molte vite.
- Mikveh ebraica
- Vasca d’acqua “viva” (di fonte o piovana) in cui ci si immerge senza abiti.
- Segna passaggi cruciali: conversione, matrimonio, fine del ciclo mestruale.
- Onsen e sentō giapponesi
- Non solo relax: lo “yudō” (“Via dell’acqua calda”) pulisce impurità spirituali secondo lo Shintō.
- Gestualità codificata (lavaggio, immersione silenziosa) crea una forma di meditazione collettiva.
Identità e coesione sociale nella dimensione liquida
Ovunque, l’acqua diventa anche un modo per dire “noi”.
- Hamam ottomano: architettura a cupole, sale graduali di calore; era luogo di gossip, accordi politici, preparazione nuziale.
- Temizuya nei santuari Shintō: la piccola abluzione con il mestolo di legno ricorda al visitatore di entrare “pulito” nel recinto sacro del kami; un gesto quotidiano che definisce la cittadinanza spirituale giapponese.
Conclusione
Che sgorghi da una roccia mistica, scorra in un hammam avvolto di vapore o zampilli in una tinozza di legno, l’acqua è più di una sostanza: è memoria, promessa e specchio dell’anima collettiva. Custodire i suoi riti significa proteggere la nostra stessa identità fluida.
Di Alessandra Calella