L’acqua come metafora del tempo e della memoria

L’acqua come metafora del tempo e della memoria

Scopri come l’oro blu sia stato utilizzato dagli artisti di ogni epoca come simbolo di ciclicità e transitorietà

MILANO - Da sempre l’acqua accompagna l’immaginario umano come simbolo di vita, rinascita, flusso e dissoluzione. Ma nell’arte moderna e contemporanea assume un ruolo ancora più complesso: diventa specchio del tempo, contenitore di memorie e testimonianza della ciclicità dell’esistenza. Scorrere e trattenere, evaporare e ritornare: l’acqua incarna al meglio l’idea che nulla resti immobile, ma che ogni cosa sia destinata a trasformarsi. Non sorprende quindi che molti artisti abbiano scelto di raccontare, attraverso l’acqua, le dinamiche profonde del vivere e del ricordare.

Monet e l’eterna superficie mutevole

Un esempio imprescindibile è Claude Monet con le celebri Water Lilies (1914-1926). Nelle sue immense tele, l’artista non rappresenta più il paesaggio esterno, ma una superficie acquatica senza orizzonte né tempo. Lo sguardo dello spettatore si perde in riflessi, vibrazioni e variazioni di luce che sembrano non finire mai. L’acqua diventa un luogo sospeso, dove la percezione del tempo si dilata e la memoria si intreccia al presente, come in un ricordo che riaffiora e subito svanisce.

David Hockney e la memoria del quotidiano

Negli anni Sessanta David Hockney trasforma l’acqua delle piscine californiane in un linguaggio iconico. Opere come A Bigger Splash (1967) fissano l’attimo effimero di un tuffo: lo spettatore non vede chi si è appena immerso, ma solo lo schiocco d’acqua cristallizzato. È un’immagine che parla di assenza e presenza, di memoria congelata nel suo istante più vivo. La superficie calma della piscina e il cielo limpido fanno da contrappunto all’idea di transitorietà: ciò che appare eterno è in realtà fragile e destinato a svanire.

Gerhard Richter e il mare come memoria infinita

Diverso è l’approccio di Gerhard Richter, che nelle sue celebri Seascapes (1969-1998) affronta il mare come immagine assoluta del tempo. I suoi dipinti, realizzati a partire da fotografie, restituiscono superfici liquide che sembrano sospese tra illusione e realtà. L’acqua qui una è vastità insondabile, un archivio di memorie collettive, ma anche simbolo della ciclicità naturale. Guardare un mare di Richter significa confrontarsi con l’eterno e con l’impossibilità di trattenere il fluire della vita.

Marina Abramović e il rito della purificazione

Nell’opera Cleaning the Mirror (1995), Marina Abramović introduce l’acqua come elemento rituale. L’artista pulisce con gesti ripetuti uno scheletro umano, in una performance che evoca la purificazione della memoria collettiva e personale. L’acqua diventa qui memoria stessa: lavare le ossa equivale a riattivare un legame con il passato, a rendere visibile ciò che resta e ciò che scompare. È un gesto che parla di ciclicità e di rinnovamento, ma anche di fragilità, ricordando che tutto è destinato a dissolversi.

Roni Horn e l’acqua come specchio della percezione

Con Roni Horn, l’acqua diventa un soggetto meditativo e poetico. Nella serie fotografica Still Water (The River Thames, for Example) (1999), l’artista ritrae le acque del Tamigi accompagnandole con note che rivelano pensieri, riflessioni e memorie legate al fiume. Le superfici liquide si trasformano così in specchi di tempo, interiorità e ricordi. Le sue installazioni in vetro, simili a vasche d’acqua solidificata, evocano l’idea di una sostanza mutevole cristallizzata nell’eterno, rendendo tangibile la tensione tra transitorietà e permanenza.

Acqua che scorre, fonte d’ispirazione artistica

L’acqua, dunque, non è soltanto un elemento naturale, ma una lente attraverso cui l’arte moderna riflette sull’essere umano e sul suo rapporto con il tempo. Che si tratti della quiete ipnotica delle ninfee di Monet, dell’irriverenza di Hockney, dell’esperienza immersiva di Richter, del rito purificatorio di Abramović o delle meditazioni fluide di Roni Horn, l’acqua diventa sempre racconto di ciclicità e transitorietà. Un invito a ricordare che nulla resta immobile, ma tutto, come l’acqua, scorre.

 

Fonti:

 

Di Fabiola Ceglie

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