Installazioni site-specific, l'acqua e il loro impatto nell’arte e sul pubblico

Installazioni site-specific, l'acqua e il loro impatto nell’arte e sul pubblico

Scopri alcuni esempi di come l’arte e gli artisti abbiano usato l’acqua per dialogare con i luoghi

MILANO – L’acqua, elemento vitale ed evocativo, è da sempre al centro dell’immaginario umano. Nel linguaggio artistico contemporaneo diventa spesso non solo soggetto, ma vero e proprio medium, capace di trasformare lo spazio in esperienza. Le installazioni site-specific in ambienti acquatici portano l’opera d’arte oltre il museo e il classico white cube, immergendola in un contesto vivo e mutevole. 

In questo modo, l’acqua amplifica la forza estetica e concettuale delle opere, coinvolgendo il pubblico in un’esperienza sensoriale e collettiva che unisce la stessa arte, ma anche natura e riflessione. In questo contesto, il pubblico non è più un semplice osservatore, ma diventa parte integrante dell’opera: cammina sulla superficie dell’acqua, ne ascolta i suoni, percepisce e crea le sue variazioni.

5 installazioni site-specific con l’acqua protagonista

Si tratta di una forma d’arte non trasportabile: è figlia del luogo, del clima, del contesto. Spostata altrove, perderebbe significato. Ecco cinque esempi emblematici in cui l’elemento acquatico diventa medium e messaggio.

1. Christo e Jeanne-Claude – The Floating Piers (2016, Lago d’Iseo)

Christo e Jeanne-Claude hanno realizzato uno dei più celebri esempi di installazione site-specific in ambiente acquatico. The Floating Piers trasformò il Lago d’Iseo in un percorso pedonale galleggiante lungo 3 km, rivestito di un tessuto giallo-arancio cangiante. L’opera consentiva ai visitatori di “camminare sull’acqua”, generando un’esperienza collettiva di sospensione e libertà. Il significato stava nella temporaneità e nella possibilità di ridefinire la percezione di un paesaggio naturale attraverso un gesto effimero.

2. Pino Pascali – 32 mq di mare circa (1967, Galleria L’Attico, Roma)

Pascali, con la sua celebre installazione 32 mq di mare circa, realizzata con dodici vasche rettangolari riempite d’acqua, portò l’elemento naturale dentro lo spazio espositivo. Pur non collocata in un ambiente naturale, l’opera è considerata paradigmatica perché ricrea in modo artificiale il mare in un luogo chiuso. Il significato risiede nella tensione tra artificio e natura, tra realtà e simulazione: l’acqua diventa materia plastica e simbolo di libertà, ma al tempo stesso confinata in un’area geometrica.

3. Eliseo Mattiacci – Colpo di gong (1987, installazione in laguna di Venezia)

Mattiacci, artista legato all’Arte Povera e alla ricerca sulle forze cosmiche, ha più volte utilizzato l’acqua come scenario delle sue installazioni e performance. In Colpo di gong, presentata in laguna, un grande disco metallico interagiva con i riflessi e i movimenti dell’acqua, evocando energia, vibrazione e rapporto cosmico con l’ambiente. L’opera richiamava il tema del tempo e del suono, trasformando l’acqua in cassa di risonanza naturale.

4. SOS Mediterranee – La ferita del mediterraneo (2025, Lungomare Imperatore Augusto, Bari)

A luglio 2025, a Bari, è stata inaugurata un’imponente installazione artistica galleggiante, intitolata “La ferita del Mediterraneo”, consiste in un enorme cerotto di circa 90 m², formato da 360 blocchi galleggianti disposti in modo da essere visibili sia dalla costa che dall’alto. Questo simbolo visivo potente vuole ricordare che il Mediterraneo è una ferita aperta, testimone delle tragedie che si consumano nelle sue acque. L’installazione denuncia non solo la perdita di oltre 1.692 vite nel Mediterraneo centrale nel 2024, ma più in generale l’indifferenza collettiva verso queste tragedie umane.

5. Alberto Montorfano – Tidale (2023, MAGMA – Studio Drang, Roma)

Impiegando degli oggetti trovati in loco, tra cui due lavandini, Alberto Montorfano presenta l’opera Tidale, installazione ambientale che, partendo dal piano superiore, invade quello inferiore attraverso un sistema idraulico che connette i due ambienti. Due vasche riempite d’acqua e di inchiostro si scambiano liquidi mescolandosi a vicenda, in un progressivo e irreversibile annerimento delle acque dovute alla contaminazione reciproca, suggerendo così una riflessione sull’impatto repentino delle nostre azioni nel contesto in cui agiamo.

Conclusione

Queste cinque installazioni documentano le diverse modalità in cui l’acqua può diventare materia viva d’arte: da percorso da camminare, materiale concreto e specifico, elemento vibrante e sonoro, spazio (ri)evocativo o segno concreto di un agire. L’impatto sul pubblico non è solo visivo, ma induce riflessione, partecipazione sensoriale e presa di coscienza. Attraverso l’acqua, l’arte contemporanea riesce a farci sentire il nostro legame profondo con l’ambiente, spingendoci a percepire l’immateriale – il fluido, il tempo, il rischio – con rinnovata attenzione.

Di Fabiola Ceglie

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