L’oro di Milano: mostra sugli usi delle acque milanesi

L’oro di Milano: mostra sugli usi delle acque milanesi

Consigli per chi resta in città ad agosto: la mostra è aperta a tutti alla Centrale dell’Acqua di Milano

MILANO – «Per ogni città l’acqua è oro: acqua da bere e per trasportare cose e persone, per azionare mulini e smaltire rifiuti».

Per questo motivo le acque di fiumi, sorgenti, canali e fognature, motore della fioritura economica e sociale delle campagne milanesi sin dalle origini della città, sono ora l’oggetto di una mostra fotografica ospitata nei locali della Centrale dell’Acqua in via Cenisio, 39 fino al 28 dicembre 2018, aperta al pubblico a ingresso gratuito dal lunedì al venerdì dalle 10-18.

La mostra è stata curata da Maria Antonietta Breda, storica dell’architettura attiva presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DASTU) del Politecnico di Milano; Maurizio Brown, ingegnere laureato al Politecnico di Milano, membro della commissione Ambiente e Energia dell’Ordine degli Ingegneri di Milano, già direttore del Servizio Fognature e Corsi d’acqua del Comune di Milano e del Servizio Idrico Integrato di MM SpA e Pietro Redondi, professore ordinario di Storia della scienza all’Università di Milano Bicocca.

L’acqua per Milano

Se l’acqua è oro, lo è ancor più per Milano, il cui etimo deriva com’è noto dal latino Mediolanum, ossia medio amnium: “in mezzo ai fiumi” e allude proprio al sorgere della città nel cuore di un sistema di acque compreso tra il Ticino, l’Adda e una serie di acque risorgive naturali.

Tale collocazione strategica ha consentito al capoluogo lombardo di sviluppare una notevole produzione agraria, che ne ha favorito lungo i secoli la prosperità economica.

L’agricoltura intensiva ha infatti saputo sfruttare sapientemente tutte le acque, da quelle superficiali a quelle sotterranee, da quelle naturali e quelle deviate artificialmente.

Durante il Medioevo per un proficuo rimpiego delle acque reflue nelle marcite, ossia quei prati destinati alla produzione di foraggio, è stato decisivo il contributo dei monaci delle abbazie di Chiaravalle e di Viboldone che «si distinsero nel promuovere l’irrigazione e migliorarne il metodo» (D. Berra, Dei prati del Basso Milanese detti a marcita, Milano 1822).

La mostra

La mostra, che espone fotografie e documenti anche inediti d’archivio tratti in particolare dall’Archivio storico Fognature e Corsi d’acqua conservato presso MM Spa, «si propone di far conoscere l’uso a fini agricoli delle fognature di Milano come si faceva un tempo e come avviene ancora oggi grazie agli impianti di depurazione biologica, senza trascurare la grande ricchezza delle forme di fruizione sociale delle acque di una città come Milano».

Emblema dell’uso agricolo e sociale delle acque sono gli stessi navigli ovvero, per dirla con le parole dei curatori della mostra, «gli storici canali milanesi di origine medievale, che non servivano solo a trasportare merci pesanti e a irrigare campi, orti e risaie, ma ospitavano sulle loro sponde decine di lavatoi e nei giorni festivi facevano da scenario a feste popolari, gare di pesca e gite di gruppo in barca oppure in bicicletta lungo le strade alzaie usate per trainare controcorrente i barconi». 

di Fabio Piemonte

20 agosto 2018

credits: M.A. Breda, M. Brown, P. Redondi, Oro di Milano. Usi agricoli e sociali delle acque milanesi, Anthelios, Milano 2016.

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