La mostra dell’artista Jan Fabre che celebra il rapporto uomo-acqua

La mostra dell’artista Jan Fabre che celebra il rapporto uomo-acqua

Le opere presenti in “Jan Fabre. Homo aquaticus and his planet” sono ispirate al legame tra l’uomo e i misteriosi abissi marini

MILANO – Celebrare l’acqua come fonte di vita e l’inscindibile e profondo legame che unisce questo prezioso elemento all’essere umano. È stata allestita con questo intento presso i locali della Certosa di San Giacomo a Capri, la mostra “Jan Fabre. Homo aquaticus and his planet”, un’exhibition di installazioni inedite create dall’artista visivo belga che dialogano con il suggestivo complesso seicentesco della Certosa di San Giacomo.

Jan Fabre. Homo aquaticus and his planet

Il progetto, a cura di Melania Rossi, consiste in 16 sculture in marmo di Carrara e marmo nero del Belgio a cui l’artista ha lavorato negli ultimi quattro anni. Le opere, installate nella chiesa del complesso trecentesco, sono ispirate al rapporto tra l’uomo e i misteriosi abissi marini, all’acqua come elemento vitale e originario.

Due figure in muta da sub alludono al desiderio di conoscenza dell’essere umano, alla propensione verso quel “tuffo nell’ignoto” che ci spinge da sempre ad esplorare mondi sconosciuti. In una sorta di immersione nella sua immaginazione, Jan Fabre fa emergere curiosi esseri ibridi con corpi da pesce e volti umani adagiati su dei cervelli, perfettamente dettagliati.

Protagonista di questa installazione è proprio l’organo sede del pensiero, che i due sub sembrano aver appena portato a galla dalle profondità del mare. Da oltre vent’anni Fabre riporta nel suo universo artistico – disegni, sculture e film-performance – la sua ricerca sul cervello umano, che svolge confrontandosi con scienziati esperti in biologia e neuroscienze.

Celebrare la vita sott’acqua

L’"Homo aquaticus" riprende la visione del grande oceanografo francese Jacques Cousteau, che aveva immaginato un’evoluzione volontaria dell’uomo verso la vita sott’acqua, in parte per adattamento naturale e in parte con l’intervento della tecnologia. Ispirato dagli studi sullo “Human fish”, Fabre cerca di immaginare l’anello mancante nell’evoluzione dell’uomo dal mare alla vita sulla terra, concependo nuove metamorfosi da uomo a pesce e viceversa.

Nel monastero più antico dell’isola, un luogo spirituale immerso in una natura di luce e acqua dal forte senso cosmico, questa installazione di Jan Fabre ci ricorda che, in fondo, una persona che nuota sott’acqua torna un po’ da dove è partita, dove è iniziata e continua a rigenerarsi la sorgente della vita.

L’artista visivo Jan Fabre

Jan Fabre (Anversa, 1958) è un artista visivo e autore teatrale, considerato una delle figure più innovative nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. È stato il primo artista contemporaneo a realizzare mostre personali presso il Museo Louvre di Parigi (2008) e l’Hermitage di San Pietroburgo (2017).

È rappresentato in Italia dallo Studio Trisorio che ha presentato le sue personali “My Only Nation is Imagination” (2017) e “Omaggio a Hieronymus Bosch in Congo” (2019) nell’ambito della grande mostra Oro Rosso realizzata con il Museo di Capodimonte, il Museo Madre e il Pio Monte della Misericordia. Nel dicembre 2019 Fabre ha sancito il forte legame con Napoli installando in permanenza nella Cappella del Pio Monte della Misericordia quattro grandi sculture in corallo, in dialogo con le opere seicentesche di Caravaggio, Bernardo Azzolino, Luca Giordano, Fabrizio Santafede.

Di Salvatore Galeone

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