“Se l’acqua ride”, il libro di Malaguti su acqua e cambiamento

“Se l’acqua ride”, il libro di Malaguti su acqua e cambiamento

Il romanzo, “Se l’acqua ride”, edito da Einaudi, narra la storia di un barcaro adolescente che grazie ai corsi d’acqua che attraversa scopre il senso della vita

MILANO – Tutto cambia come l’acqua dei fiumi, ma allo stesso tempo ci sono cose che resistono, come l’acqua, che rimane sempre lei facendo lo stesso giro. È questo il concetto principale, che vede l’acqua metafora di vita, su cui è incentrato il libro “Se l’acqua ride” di Paolo Malaguti.

Ganbeto, il protagonista del romanzo

Il romanzo racconta l’educazione al mondo di un adolescente, soprannominato Ganbeto, apprendista barcaiolo nel Veneto degli anni Sessanta. Navigando sui fiumi a bordo della Teresina, l’imbarcazione del nonno Caronte, il protagonista sperimenterà così gioie e fatiche, vivrà i primi turbamenti amorosi, e intanto si sentirà crescere dentro un sentimento amaro, l’avvertimento che il mondo intorno sta cambiando e che corre, come l’acqua del fiume appunto.

Tratto dal libro: “Forse sta lì il segreto: è vero che tutto cambia, come l’acqua dei fiumi, che un giorno ride chiara e trasparente, l’altro ringhia nera e vorticosa. Ma è anche vero che le cose, per altra via, resistono e sono dure a morire, di nuovo come l’acqua, che resta sempre lei, e fa sempre lo stesso giro”.

Il mestiere del barcaro

Il libro racchiude la ricostruzione storica di un'attività ora completamente dimenticata: battelli fluviali che giravano tutto il Veneto e l'Emilia Romagna, percorrendo lagune, fiumi e canali, carichi di pietre, grano, ghiaia. Sulla corrente dei fiumi nulla cambia mai davvero. Al timone degli affusolati burchi dal fondo piatto, da sempre i barcari trasportavano merci lungo la rete di acque che si snoda da Cremona a Trieste, da Ferrara a Treviso. Quello del barcaro è un mestiere antico, ma l’acqua non dà certezze. A bordo della Teresina, Ganbeto però si sente invincibile e vive una vita fatta di attracchi, osterie, burrasche, mare e laguna.

Come si legge sempre nel libro: “Poche cose restavano chiare, nella sua mente: che Pellestrina è un’isola magnifica. Che il mare ti entra dentro piú dei fiumi. Che, soprattutto, non avrebbe mai fatto altro nella vita: il barcaro era l’arte per la quale sentiva di essere nato”.

Di Rossella Digiacomo

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