Gli habitat biogenici, veri hot-spot della biodiversità dei nostri mari

Gli habitat biogenici, veri hot-spot della biodiversità dei nostri mari

In occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, il responsabile ISPRA Leonardo Tunesi spiega l’importanza di proteggere gli habitat biogenici marini

MILANO - L'oceano mondiale gioca un ruolo cruciale nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e per il sostentamento di miliardi di persone. L'oceano ricopre oltre il 70% della superficie del pianeta e forma il 95% della biosfera; è per questo che i suoi cambiamenti guidano i sistemi meteorologici ed influenzano il complesso degli ecosistemi terrestri e marini. L'oceano mondiale e i suoi ecosistemi forniscono benefici indispensabili per l’Umanità perché oltre il 50% dell’ossigeno presente nell’atmosfera è di origine marina (prodotto dal fitoplancton e dai vegetali che vivono sui fondali). Gli ecosistemi marini regolano il clima contrastando i cambiamenti climatici in atto, proteggono le coste, sono fonte di nutrimento grazie alla pesca e all’acquacoltura, e di occupazione, permettendo attività culturali e ricreative. In questo contesto, la biodiversità marina ha un ruolo chiave ed è necessario che sia adeguatamente salvaguardata.

Come interagire con gli oceani

A livello mondiale è ormai chiaro che l’Umanità deve cambiare il modo di interagire con gli oceani. Il 2021 è l’anno di inizio del nuovo Decennio delle Nazioni Unite dedicato alla “Scienza degli oceani per lo sviluppo sostenibile” e del Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino degli Ecosistemi, iniziative che, insieme, compongono un'opportunità unica per acquisire conoscenze sui mari, adeguate a contrastare efficacemente i danni sino ad oggi prodotti. È infatti chiaramente necessario adottare comportamenti nuovi, in grado di perseguire il buono stato dell’ambiente marino così come richiesto in Europa dalla Direttiva Quadro per la Strategia Marina.

La pressione dell’uomo

I principali driver delle pressioni che l’Umanità esercita sui mari e sulla loro biodiversità sono legati allo sviluppo sociale, demografico ed economico delle società, che ne implicano cambiamenti negli stili di vita e nei modelli di consumo e produzione. Le relazioni tra i driver e le pressioni (e quindi i loro impatti) sono complesse e dinamiche, con interconnessioni che implicano interazioni cumulative molto difficili da valutare, soprattutto se si cerca di considerare il complesso delle loro implicazioni. Proprio a questo proposito l’ultimo World Ocean Assessment delle Nazioni Unite, appena pubblicato, ha identificato cinque drivers come principali:

  • la crescita della popolazione e i cambiamenti demografici,  
  • le attività economiche
  • l’avanzamento tecnologico
  • il cambiamento delle strutture di governance e l’instabilità geopolitica
  • il cambiamento climatico provocato dalle emissioni di gas serra di origine antropica

La salvaguardia della biodiversità marina

L’importante studio pubblicato dalle Nazioni Unite, che propone come riferimento l’obiettivo identificato dal Decennio della Scienza degli Oceani, ovvero “Un oceano sano e resiliente dove gli ecosistemi marini sono compresi, protetti, recuperati e gestiti”, identifica due aspetti che devono essere necessariamente affrontati a scala planetaria. Il primo è relativo alla “pulizia dell'oceano”, impegnandosi a eliminare l’inquinamento da sostanze organiche, da sostanze nocive, dai rifiuti solidi e dalle fonti di rumore; il secondo, di pari importanza, è costituito dalla “protezione degli ecosistemi marini”. Infatti ancora oggi molte specie e habitat marini sono influenzati negativamente dalle crescenti pressioni delle attività umane. In questo contesto è necessario attuare misure di gestione che permettano la salvaguardia degli ambienti marini, ponendo inoltre, maggiore attenzione alle specie e agli habitat di interesse conservazionistico , soprattutto agli habitat biogenici.

Gli habitat biogenici marini

Gli habitat biogenici marini hanno infatti alcune peculiarità che li rendono estremamente importanti dal punto di vista conservazionistico. Si tratta infatti di “strutture consistenti”, create da esseri viventi su fondali originariamente mobili (sabbiosi o fangosi). Rientrano in questa categoria le barriere coralline, il coralligeno di piattaforma in Mediterraneo e, considerando questa categoria nella sua accezione più ampia, anche le praterie di posidonia, che generalmente si formano proprio su fondali sabbiosi. Questi habitat, la cui “consistenza” è creata da esseri viventi e dai loro resti (di frequente scheletri calcarei), costituiscono dei veri e propri hot-spot di biodiversità e sono di particolare importanza perché, con la loro struttura, - fatta di talli di alghe calcaree per il coralligeno, di scheletri di coralli nel caso delle barriere coralline e dei banchi di coralli profondi, e di rizomi nel caso della posidonia - intrappolano grandi quantità di anidride carbonica, costituendo così importanti sink di CO2.

Gli habitat biogenici anche nei nostri mari sono sotto pressione da parte di molteplici fattori di stress come: il cambiamento climatico e le mareggiate anomale che da alcuni anni ormai si presentano anche alle nostre latitudini, la gestione non corretta delle coste e delle risorse, gli inquinanti e i contaminanti. Gli habitat biogenici hanno infatti un ruolo chiave nell'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Gli habitat marini in Italia

Questi habitat marini, particolarmente meritevoli di tutela, sono presenti nelle acque di gran parte delle regioni italiane, da pochi metri di profondità, sino al Piano Batiale, al di là della piattaforma continentale. L’attuale stato degli oceani mondiali e dei mari europei in particolare, ha spinto l’Unione Europea a dotarsi di una strategia per il 2030 che richiede ai paesi europei, e quindi anche all’Italia, di tutelare almeno il 30% dei propri mari e il 10% degli stessi con misure di protezione rigorosa. L’Italia è già dotata di un’importante rete di aree marine protette nazionali e di numerosissime aree protette marine afferenti alla rete europea NATURA 2000, la maggioranza delle quali però è costiera. Uno dei principali target per i prossimi anni sarà, quindi, la creazione di numerose nuove aree di mare aperto o caratterizzate dalla presenza di habitat biogenici profondi per le quali prevedere specifiche misure di gestione delle attività umane, al fine di tutelare la biodiversità di queste realtà importantissime sia per l’ambiente marino che per l’Umanità.

Leonardo Tunesi

Bibliografia:

The Second World Ocean Assessment delle Nazioni Unite: https://www.un.org/regularprocess/woa2launch

Il portale degli habitat di tutti i mari d’Europa:

https://www.emodnet.eu/en/seabed-habitats 

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